[2021-02] NECA Predator 2 – Ultimate Guardian

Continuano i festeggiamenti NECA per il trentesimo anniversario del film Predator 2 (1990), per cui ha deciso di presentare tutte le creature viste a fine film – che i fan chiamano Lost Tribe Predator – in versione “Ultimate”.

Questo febbraio 2021 è il turno dell’Ultimate Guardian Predator.

«Il Guardian Predator presenta un nuovo corpo dotato di articolazioni, un assortimento di mani interscambiabili e due teste, una delle quali presenta un volto senza maschera mai visto prima. Tra gli altri accessori c’è un nuovo cannone manuale estendibile, dischi aperti e chiusi, lance ed effetti esplosivi.»

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Aliens: Original Years – Anteprima

Postato da Tristan Jones

Il 3 ottobre 2020 ho scoperto sul profilo instagram di wallmeatjones, cioè il disegnatore Tristan Jones autore di grandiose copertine per pessime storie (e vittima della caduta di Brian Wood), un brutto segnale: la nuova gestione Marvel dell’universo alieno già parte molto male!

Il disegnatore accusa pubblicamente di plagio l’illustrazione di Greg Land per il primo volume della serie di antologie con cui la Marvel, dall’aprile 2021, ristamperà lo sterminato universo alieno della Dark Horse Comics: Aliens: The Original Years Omnibus Volume 1 (978-1-302-92816-2).
Stando a Jones, quell’illustrazione attinge pesantemente dal suo lavoro («is comprised largely of my work») e invita tutti i proprietari di fumetterie a non ordinarla, preferendo nel caso la variante con una storica copertina di Mark Nelson.


Al di là della questione artistica, l’idea di sfornare immensi volumoni tipo Enciclopedia della Nonna mi sembra un passo nella direzione sbagliata: spero di cuore che la Casa delle Idee stia preparando nuovo materiale, invece di riproporre roba vecchia di trent’anni e ampiamente reperibile a costi decisamente inferiori. (Tutte le storie ristampate sono disponibili in digitale su Amazon da anni.)

Facendo la media tra il comunicato Marvel e il sito giapponese ja.gameme.eu (entrambi con titoli sbagliati in modi diversi!), ho tirato fuori l’elenco delle storie contenute in questo primo volumone di mille pagine, dal prezzo non indifferente di 125 dollari. (Così da essere sicuri che nessuno lo comprerà.)

Niente di nuovo sotto il sole alieno: speriamo in iniziative migliori di casa Marvel.

L.

[2020-09] NECA Predator 2 – Ultimate Armored Lost

Continuano i festeggiamenti NECA per il trentesimo anniversario del film Predator 2 (1990), per cui ha deciso di presentare tutte le creature viste a fine film – che i fan chiamano Lost Tribe Predator – in versione “Ultimate”.

Trent’anni dopo la sua uscita, NECA festeggia l’anniversario di Predator 2 con il ritorno di ognuno degli appartenenti alla tribù perduta in versione definitiva. The Armored Lost Predator è stato aggiornato con un corpo tutto nuovo, dotato di articolazioni, mani intercambiabili, due teste – una delle quali dotata di maschera con tanto di LED rosso funzionante. Fra gli altri accessori ci sono una spada e uno shuriken.

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[2020-03] Aliens saldaPress 36

Cover di Tristan Jones

Trentaseiesimo numero (26 marzo 2020) della collana mensile della saldaPress, con le traduzioni di Andrea Toscani.

La quarantena ci ha fatto aspettare due mesi, ma finalmente nei primi giorni di maggio – grazie all’allentamento della serrata generale – ho potuto raggiungere l’edicola dove di solito compro le uscite saldaPress ed è stato un sollievo trovare “bello pieno” il reparto dedicato ad Aliens, Predator e Terminator. I relativi numeri di marzo sono dunque usciti a maggio, ma l’importante è che siano usciti.

I lettori italiani hanno corso il rischio di non poter leggere il finale del delirante  Aliens: Resistance (2019), la buffonata senza senso con cui Brian Wood ha dato i colpi finali l’universo alieno a fumetti. Ribattezzato in italiano Aliens: Resistenza, sarei curioso di sapere cosa ne pensino i lettori nostrani di questa storia.

L.

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[2020-08] NECA Predator 2 – Ultimate Scout

Tempi duri per il modellismo, soprattutto per le tante fiere americane che rischiano di andare deserte per motivi epidemici. Comunque la Neca prevede per agosto l’uscita di un nuovo modello di Predator, sperando in fiere estive più frequentate.

Con la storia degli “Ultimate” gli americani sono davvero ridicoli: che senso ha chiamare definitivo qualcosa che verrà sicuramente superata in seguito? Comunque è un vizio storico che non si sono mai tolti, e per festeggiare il trentesimo anniversario del film Predator 2 (1990) la Neca ha deciso di presentare tutte le creature viste a fine film – che i fan chiamano Lost Tribe Predator – in versione “Ultimate”.

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[2019-09] Colonial Marines: Rising Threat

Cover di Tristan Jones

Come già raccontato, il pessimo Brian Wood è stato allontanato dall’universo di Aliens che stava sistematicamente distruggendo e sebbene per i motivi sbagliati (cioè l’essere una persona sgradevole nella vita privata) la Dark Horse Comics ha cacciato a pedate uno dei suoi peggiori autori di sempre, almeno dal punto di vista alieno.

Il problema è che l’ha fatto proprio in quel settembre in cui era prevista l’uscita di Aliens Colonial Marines: Rising Threat, saga in quattro numeri già pronta ora soppressa. Magari quando l’eco dei pettegolezzi su Wood sarà sfumato la casa ce la presenterà – mi sembra strano butti via un lavoro che immagino già pagato – ma fino ad allora dobbiamo accontentarci di un curioso fenomeno.

Illustrazione di Werther Dell’Edera, dal suo profilo instagram

Prima di cancellare la serie – legata ad un videogioco spara-tutto multiplayer on line che la Cold Iron Studios (Fox) sta cercando di sviluppare dall’agosto del 2019 – la Dark Horse ha inviato al mensile per fumettari “Previews” tutte e quattro le schede delle relative uscite, con tanto di copertine e relative varianti: malgrado la soppressione della saga, il mensile ha continuato a presentare le schede ricevute, quindi abbiamo più informazioni su Rising Threat rispetto alle semplici copertine, visto poi che il sito della casa ha cancellato ogni pagina relativa alla serie.

Le date delle varie uscite sono, ovviamente, solamente supposte.

da “Previews” n. 370 (luglio 2019)

Primo numero (18 settembre 2019)

Legandosi agli eventi dell’imminente videogioco della Cold Iron Studios, questa serie è ambientata nei primi anni del neonato corpo dei Colonial Marines. Presenta Olivia Shipp, capo di un plotone di marine che trasgredisce gli ordini per andare in soccorso dei sopravvissuti di una raffineria tenuta d’assedio dagli alieni.

Secondo numero (23 ottobre 2019)

Olivia Shipp e i Colonial Marines della Typhoon si ritrovano a combattere per le proprie vite mentre si fanno strada verso un sopravvissuto intrappolato, in un’operazione di soccorso che inizia a sembrare più come una missione suicida.

Terzo numero (20 novembre 2019)

Olivia e i Colonial Marines continuano a farsi strada attraverso la raffineria Katanga, dov’è impiantato un nido di xenomorfi. Per quanto ancora potranno contare sulla fortuna, sotto gli attacchi delle perfette macchine di morte?

Quarto numero (18 dicembre 2019)

Tirato fuori il sabotatore Wilkins dal suo rifugio, Olivia Shipp e la sua squadra di Colonial Marines comincia a dargli la caccia. Ma ormai il nido alieno si è risvegliato e gli xenomorfi sovrastano gli umani di cento a uno. A questo si aggiunga la forza sconosciuta che sbarra loro l’unica via di uscita verso la salvezza.

Questo brutto intoppo ha spinto il disegnatore Tristan Jones – che quest’anno ha curato molte copertine della testata “Aliens” – a prendere una decisione importante: si è stufato di essere sommerso di lavoro su commissione che oltre a fruttargli poco gli porta via un sacco di tempo dai progetti a cui invece tiene.
Così in una lettera aperta, pubblicata sul suo profilo instagram e su quello twitter, ha dichiarato che concluso quest’anno non accetterà più lavori su commissione e curerà solo progetti che sente più personali, dove può scrivere oltre che disegnare.

Cita espressamente “Aliens” come «corporate stuff», lavori che a quanto pare non ha considerato fruttuosi. Afferma che ogni copertina aliena disegnata in questo 2019 gli ha fruttato mille dollari ($1K), che a quanto pare non è una gran cifra, visto che lavori molto meno gravosi fatti per il mondo dei videogiochi hanno fruttato molto di più.
L’ultima cosa buona rimasta dell’universo alieno della Dark Horse Comics erano le copertine di Tristan Jones… e abbiamo perso anche quelle…

Cosa resterà dell’universo alieno?

Variant Cover di Kyle Lambert

Variant Cover di Caspar Wijngaard
dal suo profilo instagram

L.

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Tristan Jones sempre a lavoro (2019)

Il disegnatore Tristan Jones, che la Dark Horse Comics tiene fisso sull’universo alieno, sul suo profilo twitter regala piccoli spiragli sul suo lavoro.

Il 17 giugno ci regala il particolare di una “nascita”:

Il 6 giugno 2019 scrive: «THEY’RE COMING OUTTA THE GODDAMN WALLS!!»

Per capire la passione aliena di Tristan, ecco come disegna:

Tristan Jones e le sue Reebok!

L.

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Tristan Jones a lavoro (2019)

Lo scorso 7 maggio 2019 il bravissimo disegnatore Tristan Jones ha anticipato sul suo profilo twitter una foto del suo “tavolo da lavoro alieno”.

L.

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Anteprima di Tristan Jones (2019)

Lo scorso 21 marzo 2019 il bravissimo disegnatore Tristan Jones ha anticipato sul suo profilo twitter la tavola aliena a cui sta lavorando, probabilmente per l’inutile saga Resistance.

L.

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[2019-01] Aliens: Resistance

Cover di Roberto De La Torre

Finalmente è arrivato il 23 gennaio 2019 ed è uscito il primo numero di Aliens: Resistance, l’ennesimo tentativo della Dark Horse Comics di risollevare dal fango il franchise alieno, che dalla fine del ciclo Life and Death non è più riuscito a raggiungere neanche la sufficienza.
Il primo numero lo trovate anche in digitale su Amazon.

Ogni mese aggiornerò questo post con le nuove uscite del fumetto: tornate a leggermi!

Ai testi troviamo Brian Wood, autore di Aliens: Defiance (2016) ma anche chiamato a risollevare altri franchise morti: il suo ottimo Robocop: Citizens Arrest (2018) e il suo ancora incompleto Terminator: Sector War (2018) denotano una sua conoscenza degli universi narrativi tratti da film, mentre secondo me rende maluccio con le storie originali, come Mara (2013) e Sword Daughter (2018).
La particolarità dell’autore – anche nelle sue storie migliori come John Carter: The End (2017) – è che presenta primi numeri stupendi, spinge il lettore a credere di star assistendo a qualcosa di grande, poi si perde per strada e tutto finisce in un niente totale, fatto di noia e sbadigli.

Amanda Ripley secondo Robert Carey

I disegni sono di Robert Carey, che trasforma completamente entrambi i personaggi: ora sembrano due attricette di Hollywood…

Zula Hendricks secondo Robert Carey

Una scritta ci informa che dopo gli eventi di Alien: Isolation (2014) la protagonista Amanda Ripley è finita nella lista nera della Weyland-Yutani, mentre dopo Aliens: Defiance (2016) Zula Hendricks deve tenere un bassissimo profilo, tenendo però sempre d’occhio i movimenti della Compagnia.
A proposito di cronologia aliena, ricordo che Isolation si svolge dichiaratamente nel 2137 e Defiance racconta eventi sovrapponibili: questa storia si apre tre anni dopo, quindi siamo nel 2140.

Con grande velocità e particolare carenza di spiegazioni, le due vecchie amiche – che si erano viste in una vignetta ambientata sulla Luna del primo numero di Defiance – si ritrovano, fanno fuori dei sintetici e fuggono dal pianeta per andare… boh. Ma da quale pianeta fuggono? Da chi fuggono? Dove trovano la nave per scappare? Dove stanno andando? E a fare cosa? Magari due righe Wood le poteva pure sprecare per spiegarcelo, ma no, probabilmente ci sarà tempo più avanti per farlo…

The Celestial secondo Robert Carey

A bordo della nave Celestial – che va ad arricchire l’Enciclopedia delle Astronavi – Zula ed Amanda viaggiano insieme ad un computer al cui interno è conservata la coscienza del sintetico Davis, un po’ come il sintetico Ash si era “nascosto” nel computer di bordo della Narcissus nel romanzo Alien: Out of Shadows (2014) di Tim Lebbon.

Nave coloniale Gaspar

Intanto la nave coloniale Gaspar, con a bordo Alec Brand, viene aggredita dagli alieni, che entrano dai finestrini. Quindi ora gli xenomorfi volano? Se no da dove sono arrivati? E chi accidenti è Alec Brand? E perché Amanda e Zula parlano come se tutti noi sapessimo cos’è la Gaspar? E in quale colonia sono arrivate?
Di nuovo, nessuna risposta, a dimostrazione che Brian Wood non riesce più neanche ad iniziare bene i primi numeri: parte direttamente con il nulla…

Un luogo oscuro ancora non spiegato

Difficile per ora stabilire se Weyland-Yutani Blacksite sia il nome della stazione orbitante segreta dove vengono portati i prigionieri o se è il nome generico – scopro infatti che “black site” è l’espressione usata proprio per le basi segrete – comunque in questo luogo dei sintetici diversi da tutti quelli visti finora hanno portato degli umani chiaramente prigionieri, costringendoli a respirare. Perché? Non si sa.

Da quando Amanda ha un addestramento militare?

Intanto le due fotomodelle Zula e Amanda fanno cose, vanno qua e là, parlano con Davis e tutto il resto dell’albo è all’insegna di un’unica grande domanda: ma di che cazzo parla ’sta storia? C’è una trama?
Sappiamo che la Gaspar arriva, poi va, Zula e Amanda arrivano poi vanno, poi sparano, poi sono nello spazio ad inseguire la Gaspar… ma perché? Sempre senza spiegarci nulla, le due tizie si mettono in coda gravitazionale alla Gaspar che cade su un pianeta: perché cade? Non me lo chiedete…

Comincio seriamente a perdermi, in questa storia…

All’ultimo secondo le due ragazze azionano qualcosa e qualcosa esce dalle loro tute a proteggerle: ma cos’è? Non viene spiegato.
Atterrate sul pianeta… Ma come hanno fatto? Andavano a duemila all’ora, si saranno spiaccicate: non fate domande. Atterrate, si avvicinano alla Gaspar caduta armate di pistola. Dove avevano infilate le pistole, mentre cadevano dallo spazio? Un’idea ce l’avrei… Comunque non è spiegato.
La vignetta dopo sono vestite di tutto punto ed armate stavolta di pulse rifle: ma dove l’hanno presa ’sta roba? Ah, ma ancora fate domande?

Ma cos’ha fumato Brian Wood per scrivere ’sta roba?

Sembra di capire che la Gasper sia solo una delle tante navi che sono state mandate volutamente ad atterrare su pianeti infestati da alieni, così che la Weyland-Yutani possa dar da mangiare ai suoi “cuccioli”, ma vediamo poi degli esseri mezzo invisibili che non si sa chi siano, e nel dubbio Zula spara loro: chiamarli, prima, no? E perché sono mezzo invisibili? Non ci viene spiegato.

Nel dubbio, Zula spara!

Dalla Celestial dov’è installato, il software dell’ex sintetico Davis1 dice alle due ragazze che hanno appena trovato la prova dei crimini della Weyland-Yutani – quindi era questa la trama del fumetto? – e ora possono tornare a bordo così lui poi nuclearizza il pianeta. E come tornano a bordo, se sono cadute dallo spazio? Allora non ci siamo capiti: questa cagata di fumetto non ammette domande!

Nel quarto ed ultimo numero arriva pure la “novità”. Sul pianeta dove la Weiland-Yutani sta usando vittime umane per fare esperimenti sugli alieni assistiamo per la prima volta ad un parto pluri-gemellare: tre chestburster escono dallo stesso corpo umano, e ne approfittano per aggredirsi a vicenda. Si sentiva davvero il bisogno di novità, nel vasto universo alieno, soprattutto da sceneggiatori che sembrano sparare a casaccio.

Si vede proprio che Brian Wood non sa più cosa inventarsi

Intanto Amanda e Zula vanno non si sa dove, completamente perse nel nulla da tre numeri.

Due personaggi allo sbando

Finalmente arrivano al punto di estrazione dove la Celestial, con montata a bordo l’intelligenza artificiale di Davis1, deve estrarre le due donne e il giovane superstite Alec Brand che hanno trovato sul pianeta: finalmente capiamo a cosa serviva citare questo personaggio tre numeri prima, dimostrando una volta di più che Wood ha avuto un tracollo totale nella sua capacità di sceneggiatura.
Comunque gli xenomorfi attaccano in massa come fossero Vietcong in Rambo 2 (1985) e infatti la scena sembrerebbe proprio quella del salvataggio in extremis dei soldati in territorio nemico. Senza però avere la benché minima carica emotiva.

Le eroine tra elicotteri e Vietcong…

Proprio nel tentativo disperato di creare un minimo di pathos in questa ridicola storia raccontata malissimo, Wood cala la facile carta delle due eroine che si sacrificano per salvare la prova degli esperimenti illegali della Weyland-Yutani: bella idea, ma non si capisce perché quando la Celestial è atterrata e Alec è salito… non siano salite pure loro. Che senso ha? L’inspiegabile mossa quindi distrugge ogni possibile emotività nella fintissima scena in cui vorrebbero farci credere che Amanda e Zula sono arrivate alla fine della loro corsa.

Un trucchetto indegno di un bravo sceneggiatore

Scoppia la bomba nucleare e teoricamente tutta la parte di pianeta usata per gli esperimenti si volatilizza: alieni ed umani compresi. Quindi ora dovremmo essere in pensiero per Amanda e Zula? Ma per favore: semmai spero siano morte così finisce questa sequela di storie da schifo!
L’imminente uscita della nuova saga di Wood, Aliens: Rescue, mi sembra già una risposta chiara al destino delle due donne.

È sconfortante l’abisso di fastidiosa cialtronaggine in cui è caduta la Dark Horse e un autore come Brian Wood, altrove decisamente migliore. Una saga odiosa in ogni vignetta, con una trama che non basterebbe per una sola pagina – figurarsi per quattro numeri – e un allungare il brodo con roba strana e incomprensibile che mette addosso solo tanta rabbia.
Prego la Disney di togliere i diritti alieni alla Dark Horse ed affidarli a una casa a fumetti più serie, cioè ad una qualunque.

Chiudo con la cover gallery:

L.

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