Cover di Roberto De La Torre
Finalmente è arrivato il 23 gennaio 2019 ed è uscito il primo numero di Aliens: Resistance, l’ennesimo tentativo della Dark Horse Comics di risollevare dal fango il franchise alieno, che dalla fine del ciclo Life and Death non è più riuscito a raggiungere neanche la sufficienza.
Il primo numero lo trovate anche in digitale su Amazon.
Ogni mese aggiornerò questo post con le nuove uscite del fumetto: tornate a leggermi!
Ai testi troviamo Brian Wood, autore di Aliens: Defiance (2016) ma anche chiamato a risollevare altri franchise morti: il suo ottimo Robocop: Citizens Arrest (2018) e il suo ancora incompleto Terminator: Sector War (2018) denotano una sua conoscenza degli universi narrativi tratti da film, mentre secondo me rende maluccio con le storie originali, come Mara (2013) e Sword Daughter (2018).
La particolarità dell’autore – anche nelle sue storie migliori come John Carter: The End (2017) – è che presenta primi numeri stupendi, spinge il lettore a credere di star assistendo a qualcosa di grande, poi si perde per strada e tutto finisce in un niente totale, fatto di noia e sbadigli.
Amanda Ripley secondo Robert Carey
I disegni sono di Robert Carey, che trasforma completamente entrambi i personaggi: ora sembrano due attricette di Hollywood…
Zula Hendricks secondo Robert Carey
Una scritta ci informa che dopo gli eventi di Alien: Isolation (2014) la protagonista Amanda Ripley è finita nella lista nera della Weyland-Yutani, mentre dopo Aliens: Defiance (2016) Zula Hendricks deve tenere un bassissimo profilo, tenendo però sempre d’occhio i movimenti della Compagnia.
A proposito di cronologia aliena, ricordo che Isolation si svolge dichiaratamente nel 2137 e Defiance racconta eventi sovrapponibili: questa storia si apre tre anni dopo, quindi siamo nel 2140.
Con grande velocità e particolare carenza di spiegazioni, le due vecchie amiche – che si erano viste in una vignetta ambientata sulla Luna del primo numero di Defiance – si ritrovano, fanno fuori dei sintetici e fuggono dal pianeta per andare… boh. Ma da quale pianeta fuggono? Da chi fuggono? Dove trovano la nave per scappare? Dove stanno andando? E a fare cosa? Magari due righe Wood le poteva pure sprecare per spiegarcelo, ma no, probabilmente ci sarà tempo più avanti per farlo…
The Celestial secondo Robert Carey
A bordo della nave Celestial – che va ad arricchire l’Enciclopedia delle Astronavi – Zula ed Amanda viaggiano insieme ad un computer al cui interno è conservata la coscienza del sintetico Davis, un po’ come il sintetico Ash si era “nascosto” nel computer di bordo della Narcissus nel romanzo Alien: Out of Shadows (2014) di Tim Lebbon.
Nave coloniale Gaspar
Intanto la nave coloniale Gaspar, con a bordo Alec Brand, viene aggredita dagli alieni, che entrano dai finestrini. Quindi ora gli xenomorfi volano? Se no da dove sono arrivati? E chi accidenti è Alec Brand? E perché Amanda e Zula parlano come se tutti noi sapessimo cos’è la Gaspar? E in quale colonia sono arrivate?
Di nuovo, nessuna risposta, a dimostrazione che Brian Wood non riesce più neanche ad iniziare bene i primi numeri: parte direttamente con il nulla…
Un luogo oscuro ancora non spiegato
Difficile per ora stabilire se Weyland-Yutani Blacksite sia il nome della stazione orbitante segreta dove vengono portati i prigionieri o se è il nome generico – scopro infatti che “black site” è l’espressione usata proprio per le basi segrete – comunque in questo luogo dei sintetici diversi da tutti quelli visti finora hanno portato degli umani chiaramente prigionieri, costringendoli a respirare. Perché? Non si sa.
Da quando Amanda ha un addestramento militare?
Intanto le due fotomodelle Zula e Amanda fanno cose, vanno qua e là, parlano con Davis e tutto il resto dell’albo è all’insegna di un’unica grande domanda: ma di che cazzo parla ’sta storia? C’è una trama?
Sappiamo che la Gaspar arriva, poi va, Zula e Amanda arrivano poi vanno, poi sparano, poi sono nello spazio ad inseguire la Gaspar… ma perché? Sempre senza spiegarci nulla, le due tizie si mettono in coda gravitazionale alla Gaspar che cade su un pianeta: perché cade? Non me lo chiedete…
Comincio seriamente a perdermi, in questa storia…
All’ultimo secondo le due ragazze azionano qualcosa e qualcosa esce dalle loro tute a proteggerle: ma cos’è? Non viene spiegato.
Atterrate sul pianeta… Ma come hanno fatto? Andavano a duemila all’ora, si saranno spiaccicate: non fate domande. Atterrate, si avvicinano alla Gaspar caduta armate di pistola. Dove avevano infilate le pistole, mentre cadevano dallo spazio? Un’idea ce l’avrei… Comunque non è spiegato.
La vignetta dopo sono vestite di tutto punto ed armate stavolta di pulse rifle: ma dove l’hanno presa ’sta roba? Ah, ma ancora fate domande?
Ma cos’ha fumato Brian Wood per scrivere ’sta roba?
Sembra di capire che la Gasper sia solo una delle tante navi che sono state mandate volutamente ad atterrare su pianeti infestati da alieni, così che la Weyland-Yutani possa dar da mangiare ai suoi “cuccioli”, ma vediamo poi degli esseri mezzo invisibili che non si sa chi siano, e nel dubbio Zula spara loro: chiamarli, prima, no? E perché sono mezzo invisibili? Non ci viene spiegato.
Nel dubbio, Zula spara!
Dalla Celestial dov’è installato, il software dell’ex sintetico Davis1 dice alle due ragazze che hanno appena trovato la prova dei crimini della Weyland-Yutani – quindi era questa la trama del fumetto? – e ora possono tornare a bordo così lui poi nuclearizza il pianeta. E come tornano a bordo, se sono cadute dallo spazio? Allora non ci siamo capiti: questa cagata di fumetto non ammette domande!
Nel quarto ed ultimo numero arriva pure la “novità”. Sul pianeta dove la Weiland-Yutani sta usando vittime umane per fare esperimenti sugli alieni assistiamo per la prima volta ad un parto pluri-gemellare: tre chestburster escono dallo stesso corpo umano, e ne approfittano per aggredirsi a vicenda. Si sentiva davvero il bisogno di novità, nel vasto universo alieno, soprattutto da sceneggiatori che sembrano sparare a casaccio.
Si vede proprio che Brian Wood non sa più cosa inventarsi
Intanto Amanda e Zula vanno non si sa dove, completamente perse nel nulla da tre numeri.
Due personaggi allo sbando
Finalmente arrivano al punto di estrazione dove la Celestial, con montata a bordo l’intelligenza artificiale di Davis1, deve estrarre le due donne e il giovane superstite Alec Brand che hanno trovato sul pianeta: finalmente capiamo a cosa serviva citare questo personaggio tre numeri prima, dimostrando una volta di più che Wood ha avuto un tracollo totale nella sua capacità di sceneggiatura.
Comunque gli xenomorfi attaccano in massa come fossero Vietcong in Rambo 2 (1985) e infatti la scena sembrerebbe proprio quella del salvataggio in extremis dei soldati in territorio nemico. Senza però avere la benché minima carica emotiva.
Le eroine tra elicotteri e Vietcong…
Proprio nel tentativo disperato di creare un minimo di pathos in questa ridicola storia raccontata malissimo, Wood cala la facile carta delle due eroine che si sacrificano per salvare la prova degli esperimenti illegali della Weyland-Yutani: bella idea, ma non si capisce perché quando la Celestial è atterrata e Alec è salito… non siano salite pure loro. Che senso ha? L’inspiegabile mossa quindi distrugge ogni possibile emotività nella fintissima scena in cui vorrebbero farci credere che Amanda e Zula sono arrivate alla fine della loro corsa.
Un trucchetto indegno di un bravo sceneggiatore
Scoppia la bomba nucleare e teoricamente tutta la parte di pianeta usata per gli esperimenti si volatilizza: alieni ed umani compresi. Quindi ora dovremmo essere in pensiero per Amanda e Zula? Ma per favore: semmai spero siano morte così finisce questa sequela di storie da schifo!
L’imminente uscita della nuova saga di Wood, Aliens: Rescue, mi sembra già una risposta chiara al destino delle due donne.
È sconfortante l’abisso di fastidiosa cialtronaggine in cui è caduta la Dark Horse e un autore come Brian Wood, altrove decisamente migliore. Una saga odiosa in ogni vignetta, con una trama che non basterebbe per una sola pagina – figurarsi per quattro numeri – e un allungare il brodo con roba strana e incomprensibile che mette addosso solo tanta rabbia.
Prego la Disney di togliere i diritti alieni alla Dark Horse ed affidarli a una casa a fumetti più serie, cioè ad una qualunque.
Chiudo con la cover gallery:
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Cover di Roberto De La Torre
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L.
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