A sorpresa la Graywolf Press lo scorso settembre 2022 ha presentato un libro molto particolare, che racconta l’ossessione del suo autore per un film del 1987 che ha visto più di cento volte, analizzandolo fotogramma per fotogramma: il risultato è Predator: A Memoir, a Movie, an Obsession di Ander Monson.
La trama
in traduzione esclusiva:
Nel suo primo libro di memorie, Ander Monson guida i lettori attraverso un’esplorazione scena per scena del film Predator del 1987, che ha visto 146 volte. Alcuni combattenti potrebbero non avere il tempo di sanguinare, ma Monson ha la pazienza di considerare la loro avventura, un fotogramma alla volta.
Trasforma la sua ossessione in una lente attraverso la quale esamina intensamente la propria vita, formata dalla cultura americana maschile, bianca e mainstream. Tra una scena e l’altra, Monson approfondisce la sua adolescenza nell’Upper Peninsula del Michigan e Riyadh, il suo ruolo di padre e la perdita di sua madre, e le sue amicizie con uomini legati dal travagliato cameratismo rappresentato nei film d’azione e di fantascienza. Insieme alle escursioni nei piaceri conflittuali del cosplay e degli spara-tutto in prima persona, si immagina accanto al poeta e scrittore di memorie Paul Monette, che ha scritto il romanzo del film mentre il suo compagno stava morendo di AIDS.
Un libro sincero e giocoso che analizza amorevolmente il film, Predator offre anche domande e critiche alla mascolinità, al fandom e alla loro interrelazione con atti di violenza di massa. In un’emozionante inversione, un capitolo espone Monson attraverso la visione di ricerca del calore del Predatore, chiedendogli: “Cosa sai del funzionamento del mondo nascosto?” Mentre Monson ci porta nelle brillanti profondità del film e del suo universo, inizia la caccia.
L’incipit
in traduzione esclusiva:
Mi dimentico sempre questo preambolo, in cui iniziamo viaggio dallo spazio nella giungla e attraverso l’azione nell’orrore. Ma eccoci qui, a vedere le stelle. Un intero campo selvaggio di loro. Poi “Schwarzenegger”, poi “PREDATOR”, il mio smart-watch mi dice, “Grassi bruciati!”, e il mio polso sta già accelerando. La telecamera si sposta lentamente verso uno spazio maggiore. Zooma su un’astronave che sembra un po’ traballante, ma non male per gli anni ’80, presumibilmente fatta con modellini. Questo è tra i peggiori effetti che il film avrà da offrire. C’è un pianeta: la Terra, supponiamo. L’astronave genera qualcosa che sembra uno spermatozoo spaziale e si dirige verso il pianeta. Lo vediamo entrare nell’atmosfera in un tocco di arancione.
Ho visto Predator 146 volte, e questa parte mi sorprende sempre quando la rivedo, perché è così strana e disconnessa dal resto del film. Fornisce una cornice, immagino, all’azione che verrà, ma sicuramente non sembra essenziale. Vuole davvero farci sapere che c’è un ALIENO in questo film, che si tratta di SPAZIO, non solo di tizi fighi nella giungla. È un modo bizzarro per aprire uno dei film d’azione più influenti, iconici e interessanti di tutti i tempi.
Anche John McTiernan, il regista del film, se ne è dimenticato, come ci racconta nel commento per il DVD del quindicesimo anniversario. L’intero pezzo è stato aggiunto dopo le riprese, ci dice, ed è possibile che non l’abbia mai visto, dice. Ecco quanto poco lo ricorda. Prima, però, si lamenta del logo della 20th Century Fox: è distorto, vuole farci sapere, perché non gli è stato permesso di girare il film in widescreen anamorfico, a causa di qualche aspetto tecnico degli effetti visivi. Non mi importa abbastanza di cosa significhi esattamente per rintracciarlo, ma sembra ancora amareggiato per questo, quindici anni dopo. Ha avuto molti conflitti con lo studio che ha realizzato questo film. Questo è stato il primo grande film in studio che ha diretto dopo il suo primo film, un film horror ambizioso ma a basso budget chiamato Nomads (interpretato da un futuro James Bond spesso senza maglietta, Pierce Brosnan, nel suo primo ruolo cinematografico). Realizzare Predator, ci dice McTiernan con una voce che può essere descritta solo come soporifera, gli ha permesso di realizzare tutti i suoi altri film, incluso Die Hard, l’altro suo classico d’azione, e un’intera serie di film che potreste riconoscere: Caccia a Ottobre Rosso, Last Action Hero, The Thomas Crown Affair, tra gli altri. Sto guardando di nuovo Predator con lui per il quindicesimo anniversario. E sto guardando il film con te perché devi guardarlo. Voglio dire, lo stiamo già guardando. Il mondo in cui viviamo lo guardava e lo consumava, e ora lo vedo ovunque io vada.
Vorrei non doverlo vedere. Mi sembra di aver visto abbastanza uomini armati negli anni ’80 e ’90 per tutta la vita. O meglio, vorrei poter guardare quei tizi solo sullo schermo, dove possono solo fare danni finti, ma quei tizi ora sono sempre più sullo schermo ogni volta che guardo non film ma telegiornali. Rappresentano una minaccia: era ovvio allora (questo è il punto centrale di questo film che stiamo guardando, dopotutto), ma guardali riversarsi nel Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021, a Washington, DC, e dimmi che è solo un film.
L.
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Sembra un libro davvero interessante, spero qualcuno decida di tradurlo e portarlo in Italia
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Eh, la vedo difficile, la quasi totalità dei romanzi di Alien e Predator sono inediti in Italia da sempre, dubito che si muoveranno per un memoriale così folle 😛
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peccato
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146 volte? Be’, se consideriamo che le attuali leve di autori/produttori/scrittori ecc. coinvolti nell’universo predatorio il film molto probabilmente non l’han visto nemmeno UNA volta, a Monson andrebbe come minimo dedicata una statua 😉
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Dovrebbero chiedergli soggetti per nuovi film, ma sicuramente sarebbero troppo costosi per gli standard attuali 😛
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Intanto ti segnalo un soggetto “sintetico” per le citazioni aliene sul blog: vai in seconda di copertina nel numero 395 di Martin Mystère, “Attenti alla testa”… In effetti, è una citazione proprio di testa (nel vero senso della parola) 😉
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Grazie della dritta e pregusto già, con bava aliena alla bocca 😛
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