Il 25 ottobre 2022 è arrivato sul mio lettore, avendolo acquistato in prevendita già da giugno, il nuovo romanzo di Titan Books: Aliens: Vasquez, firmato da V. Castro.
Ormai purtroppo la Titan Books sforna romanzi così brutti e illeggibili che non ho più la forza di completarli, dopo i primi capitoli ho la nausea per il troppo “politicamente corretto” e le “pari opportunità”, tutta roba posticcia che fa dimenticare agli autori che teoricamente ci sarebbe bisogno di una trama e di una narrazione. Quindi mi limito a schedare il romanzo: magari un giorno lo finirò e aggiornerò la pagina.
Indice:
«El riesgo siempre vive. Il coraggio di rischiare è il sogno,
anche se il tuo corazón deve diventare di fuoco come una granata.»
La trama ufficiale
Un rivoluzionario romanzo “latinx Aliens” di un’autrice latina in ascesa, con il personaggio preferito dai fan, la Colonial Marine Jenette Vasquez del film di successo “Aliens”, con la famiglia che è costretta a lasciarsi alle spalle.
Prima della fatale missione ad “Hadley’s Hope”, Jenette Vasquez ha dovuto combattere per sopravvivere. Nata da una famiglia di immigrati con una lunga tradizione militare, guardava le stelle ma la vita l’aveva inchiodata sulla Terra, prima in una banda di strada, poi in prigione. I Colonial Marines si sono rivelati la via d’uscita per lei, un qualcosa che l’ha costretta a rinunciare ai suoi figli gemelli.
Cresciuti dalla sorella di Jenette, Roseanna, quei bambini, Leticia e Ramón, sono stati costretti a scoprire i propri modi per sopravvivere. Leticia seguendo il percorso di sua madre nell’esercito, Ramón abbracciando la gerarchia aziendale della Weyland-Yutani. I loro percorsi convergono in un mondo senza nome, che alcuni vedono come una potenziale utopia, mentre altri lo userebbero per ricerche altamente riservate.
Indipendentemente da ciò che gli umani potrebbero aver pianificato, tuttavia, gli xenomorfi trasformeranno il pianeta in un inferno vivente. Sarcastica, sexy e pronta all’azione, Vasquez porta il patrimonio generazionale nell’universo di Alien in modo esplosivo.
L’incipit in traduzione esclusiva
2171
«VAS-KEZ, idiota del cazzo!»
Jenette non rispose.
«Comunque», continuò, «qui, il tuo nome è Recluta. Se sei abbastanza brava. Adesso muoviti!»
L’uomo che pensava di essere il superiore di Jenette fece scorrere gli occhi dai suoi seni alle sue braccia scolpite, poi al suo viso, dandole il tipo di sguardo che lei aveva ricevuto per tutta la vita.
«Non ce la farai.»
«Chi credi d’essere?»
Lo sguardo condiscendente la investì con la pressione di un rover spaziale da due tonnellate. Entrò nell’elevatore che l’avrebbe portata alla fossa di addestramento. Le porte di metallo si chiusero, lasciandola in un vuoto silenzioso con solo il suo riflesso a fissarla. La sua pelle marrone luccicava per il sudore che riusciva a sfuggire alla bandana rossa sulla fronte.
Aveva faticato per essere lì, aveva camminato ogni giorno per cinque ore ed era rimasta alzata a scrivere un documento per il tribunale, sostenendo di meritare una possibilità nello spazio.
Prendi tutte quelle pulsioni autodistruttive e prendi la mira, donna, si disse. La lacrima tatuata accanto al suo occhio sembrava scivolare nella penombra. Tutto ciò che aveva in questa vita era la donna che la fissava. Le parole di Neto echeggiarono nella sua mente.
«Noi contro la bruttezza del mondo. Pensi che vogliano che qualcuno di noi ce la faccia? Se lo volessero, lo sapremmo. No, cazzo, ci fregano in ogni modo possibile», aveva detto. «Proteggono il loro territorio come se fossero gangster.»
Poi pensò Leticia e Ramón.
Era tanto per loro quanto per lei, anche se li aveva tenuti con sé giusto il tempo necessario per dare loro dei nomi. Quella era stata la battaglia più difficile che avrebbe mai immaginato di dover affrontare. I suoi antenati meso-americani credevano che se muori di parto, ti sarebbe stato dato il benvenuto di un guerriero nell’Aldilà. Non era morta, nonostante l’agonia vissuta da sola, appoggiandosi con i talloni sulle staffe e strappando le lenzuola dell’ospedale con le mani. I due bambini le strapparono la carne mentre si facevano largo nel mondo. Così tante battaglie che aveva già combattuto Sola. Il viaggio verso quella prova era stato degno del leggendario mondo sotterraneo Mictlan.
Jenette si chiedeva quali divinità o demoni fossero rimasti da incontrare nella sua vita. Aveva creduto che sarebbe morta in prigione, ma era stata rilasciata al servizio dell’USCM, i Colonial Marines. Solo nel suo primo trimestre, era stata terribilmente dura rinunciare a tutti i diritti sui suoi bambini non ancora nati. C’era stato solo il tempo per un ultimo bacio e un’occhiata, prima che fossero portati via. Poi era arrivato il processo di sterilizzazione forzata.
Jenette era una guerriera, aveva percorso la via della guerriera, anche se a volte inciampava. Ora, in questa prova finale per il Corpo dei Marines, doveva radunare tutti i ganas di ogni soldato della sua famiglia che aveva prestato servizio prima di lei. In quel momento le sue ossa non erano fatte di calcio e midollo, bensì di acciaio. Sarebbero state d’acciaio per tutto il tempo necessario per ottenere ciò che voleva.
Una seconda opportunità.
La storia
La vicenda si apre con un prologo nel 2171, quando Vasquez sostiene una prova per “diplomarsi” Colonial Marine. Superata, le tornano alla mente le parole di abuelo Seraphin, «Non mostrare il tuo dolore, non lasciare che il sudore ti accechi gli occhi, perché è così che ti vogliono: cieca. ¡El riesgo siempre vive!». Visto che gli autori della Titan Books non sanno nulla dell’universo alieno, immagino che la Castro si sia limitata ad utilizzare la celebre frase scritta sul corpetto militare del personaggio, temo ignorando che l’attrice ha dichiarato trattarsi del verso di una poesia chicana, purtroppo introvabile: facciamo invece che è una frase detta da nonno Serafino e tagliamo la testa al toro.
Torniamo poi indietro al 2166, per la non-storia.
Curiosità varie
Va ricordato che “Jenette” è un nome che hanno inventato i fan, visto che al massimo James Cameron nel film mostra solo l’iniziale J. (ovvio richiamo al nome dell’attrice).
Conclusione
Come detto all’inizio, è un romanzo illeggibile e quindi mi fermo dopo i primi capitoli: se un giorno lo riprenderò in mano aggiornerò la scheda.
L.
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