ALIENS versus BOYKA 3: Dead Or Alive (fan fiction) 3

Terza puntata della nuova fan fiction per omaggiare l’uscita (eternamente posticipata) del terzo prodotto Millennium Films con protagonista il lottatore interpretato da Scott Adkins.
Per evitare di “bruciare” i colpi di scena, l’elenco di tutte le fonti che cito lo stilerò solo alla fine della storia.

ALIENS versus BOYKA 3:
Dead Or Alive

3

Tre mesi prima

«Forever? Che razza di nome è?»

Lucas era ancora in convalescenza, le ustioni causate dall’esplosione della sua auto non erano gravi ma necessitavano comunque di cure particolari. Cure costose. In altre circostanze sarebbe rimasto sfregiato a vita, quand’anche fosse sopravvissuto all’esplosione, ma la donna misteriosa che l’aveva “salvato” lo aveva poi affidato ai medici di alto profilo che lavoravano per la Yutani, i quali l’avevano curato e gli avevano ricreato la parte ustionata del volto.

«Per questo mi faccio chiamare Eve», rispose la donna. «Così non devo rispondere a stupide domande come la tua.»

La donna si era presentata in tenuta da combattimento, armata fino ai denti, e quando gli si era seduta al fianco del letto Lucas non sapeva cosa pensare: chi è che si presenta in un ospedale con un fucile a tracolla e due pistole ai fianchi? E quelle erano solo le armi che si vedevano…

«Perché mi hai salvato?» chiese l’uomo. Aveva il corpo pieno di tubi che entravano ed uscivano ma in fondo non stava male. Probabilmente gli stavano dando qualche tranquillante.

«Ecco, questa è una domanda a cui mi piace rispondere», rispose lei strizzandogli l’occhio. «Ti ho salvato perché mi serve un pilota, uno bravo. E tu mi sei sembrato bravo.»

Lucas la fissava allibito. «C’è stata un’epidemia e sono morti tutti quelli infinitamente più bravi di me?»

La donna rise. «Noto che ti esprimi solo a domande, ma per fortuna non mi servi per la tua arte retorica.» Cambiò posizione sulla sedia, avvicinandosi all’interlocutore. «Ora te la faccio io una domanda: sai cos’è il DOA?»

Lucas annuì leggermente, per quanto gli fosse concesso dalle bende che gli avvolgevano il volto. «Il Dead Or Alive, il torneo dove i ricconi si vanno a spaccare le corna. Lo guardo sempre, in TV: è l’unico momento in cui i potenti vengono presi a calci.»

Eve rise. «Proprio quello. Immagino allora che avrai seguito il DOA Race, la parte in cui si gareggia in auto.» L’uomo annuì. «I piloti Yutani sono sempre stati i migliori, per questo le altre Casate si sono messe insieme e hanno convinto la Weyland a modificare le regole.» Alzò le dita a formare ideali virgolette in aria. «“Per una competizione più leale”. Come se essere più bravi fosse un segno di slealtà.»

«Avere le macchine più potenti e costose non vuol dire necessariamente essere più bravi.»

La donna non si aspettava quell’intervento sarcastico. Era una mancanza di rispetto nei confronti della Casata, ma invece di seccarla la divertì. «È proprio quello che vanno dicendo i nostri avversari, che non viaggiano certo su vecchi macinini: le gare del DOA Race sono disputate solo da automobili super-potenziate. O almeno era così fino a ieri, perché l’imminente prossima edizione si dovrà svolgere con le nuove regole. Da un circuito asfaltato si passerà ad una strada sterrata, e al posto delle auto potenziate ogni Casata dovrà mettere in campo…» Eve agitò un dito in aria, come se non le venisse la parola. «Non so come chiamavi quel cesso che guidavi: auto d’epoca?»

«Dovete gareggiare con auto normali?» chiese stupito Lucas, abbozzando un sorriso che però non era molto visibile sotto le bende. «Incredibile…»

«Esatto, è incredibile, eppure è così. Questo significa che tutti i piloti Yutani sono inutili: sono cresciuti guidando auto di altissimo livello, ogni anno più potenti e più veloci, con computer di bordo e la tecnologia sempre più sofisticata. Sono ingegneri di altissimo livello che non si limitano a progettare computer: li guidano. Proprio per questo però non saprebbero neanche entrare in quel catorcio che tu invece hai guidato così bene nel bosco.»

D’un tratto Lucas si irrigidì. «Era una prova?» bisbigliò.

Eve sbuffò. «Continui a parlare solo per domande, stai diventando seccante. Comunque sì, da mesi stiamo mettendo alla prova i contrabbandieri di tutte le zone portuali. Aspettiamo che compiano i loro piccoli furti e poi li inseguiamo, così da testare la loro bravura alla guida in situazioni di forte stress.» La donna incrociò le braccia al petto e guardò Lucas con uno sguardo seccato ma inequivocabilmente sorridente. «Sei l’unico che sia sopravvissuto. Non so spiegarmelo, ma l’evidenza è che sei un ottimo pilota di auto vecchie.»

«Tutti quei morti nelle famiglie della valle…»

«Almeno non hai fatto una domanda. Di nuovo sì, sono tutti morti perché li ho messi alla prova. Non c’è stato neanche bisogno di far uscire i motociclisti: appena hanno visto il drone in cielo molti sono andati a sbattere contro un albero. Tecnicamente sono tutti morti di incidenti stradali, perché non sono stati in grado di gestire lo stress e hanno cominciato a guidare malissimo.»

«Maledetta…»

Eve arricciò un labbro, divertita dall’offesa. «Hai finito i punti interrogativi?»

«Mi hai salvato per farmi correre al DOA? E ti regalo un altro punto interrogativo: come riuscirai a farmi passare per uno della Casata?»

«Che spreco di domande», sbuffò la donna. «Sai già che dovrai correre per la Yutani, e secondo te per la Casata sarebbe un problema spacciarti per un qualche cugino? Piuttosto parliamo di cose serie. Se ti metto a disposizione un garage, fondi illimitati e tutto quanto ti possa servire, ce la fai in un mese a creare un’auto non potenziata che però sia in grado di affrontare una gara? Scusa, ho sbagliato verbo: in grado di vincere una gara?»

Lucas la fissò a lungo. «Che succede se mi rifiuto?»

Eve fece cadere la testa all’indietro, sbuffando rumorosamente. «Che strazio, e pensare che mi eri simpatico, prima.» Tornò a guardarlo con aria annoiata. «Sai benissimo cosa ti succederà se ti rifiuti. Pensa all’ipotesi peggiore e moltiplica per dieci. Ora basta con le stupidaggini e rispondi alla mia domanda.»

«Sì.»

La risposta lapidaria rimase nell’aria e, visto che non arrivavano altre precisazioni, Eve riprese la parola. «Immagino che quel tuo singolo “sì” stia ad indicare che ce la puoi fare in un mese a costruire un’auto vecchia che sappia vincere. Quindi organizzerò tutto e appena l’ospedale ti dimetterà ti scorterò fino al tuo “regno”: il garage di cui sarai signore assoluto.» Lo guardò senza espressione e poi riprese. «Spero si capisca il sarcasmo della mia affermazione: è vero che avrai massima libertà sulle scelte inerenti la costruzione dell’auto, ma ovviamente sarai controllato a vista da qualche mia persona di fiducia.»

Lucas si limitava a fissare immobile la donna, la quale si era aspettata un dialogo più particolareggiato, mentre la discussione in merito sembrava finita. Avrebbe voluto parlare di marche d’auto, di pianificazione, di pezzi di ricambio, di scorte di benzina, ma si rendeva conto che in quel momento era tutto inutile. Doveva aspettare che l’uomo digerisse quelle novità, che accettasse il suo destino e la smettesse di ribellarsi. Eve poteva avvertire i pensieri che si ammassavano nella mente di Lucas in quel momento: tutti pensieri che sarebbero finiti con la morte di qualcuno. Non che questo fosse un problema, ma c’era il rischio che l’unico pilota buono trovato in mesi di ricerca alla fine si facesse ammazzare per stupide questioni di puntiglio. Forse Eve doveva cambiare strategia.

«Mi rendo conto che non ti ho parlato del dopo-gara», disse con il tono più amichevole di cui fosse capace. Non un grande risultato. «Visto che seguivi l’evento in TV conosci già gli onori e i privilegi che spettano al vincitore del DOA Race, ma visto che il tuo caso è particolare è prevista anche l’adozione da parte della Casata. Capisci? Diventerai uno Yutani, e questo significa che la tua vita cambierà completamente: non dovrai più preoccuparti di nulla, se non di auto e corse. Che se non sbaglio sono già la tua passione.»

«Grazie.»

La situazione era più drammatica del previsto. Eve fissò l’uomo negli occhi: era palese che aveva scelto una strategia di passività fasulla, in attesa della situazione giusta per ribellarsi. Era una dannata bomba ad orologeria.

Eve si alzò di scatto. Il peso del fallimento le era caduto addosso. «Tanta fatica per ritrovarmi tra le mani uno stronzetto piagnucoloso», sibilò fra i denti. Con un potente calcio fece volare via una delle apparecchiature accanto al letto che monitoravano lo stato di salute di Lucas. Un allarme scattò ma soprattutto la macchina volando strappò via dei cavi che erano piantati nel corpo dell’uomo, che iniziò a gridare dal dolore.

«Tutti questi mesi e ora devo ricominciare da zero», gridò Eve sopra la voce squillante di Lucas. Estrasse una pistola e la caricò lentamente, per farla vedere all’uomo. «Sapessi quanto ti ho lodato con la Casata, mostrando il video della tua corsa nel bosco. Ecco il nuovo campione, ho detto, questo si berrà qualsiasi autista-ingegnere. Che spreco…» Si sporse sul letto e con un ginocchio immobilizzò il corpo mentre posava la pistola sulla fronte.

«Ho detto che lo faccio! Corro per voi!» cominciò a gridare Lucas.

«No, stai facendo lo stronzo», gridò più forte Eve. «Stai solo aspettando l’occasione giusta per fuggire: ti farai ammazzare come un coglione ma non è certo questo il problema. Non posso permettermi di perdere del tempo con te, se devo cercare un altro pilota: ti ammazzo subito così ci evitiamo altri problemi.»

«Lo faccio, per Dio: lo faccio!» continuò a gridare Lucas mentre con il collo cercava di liberarsi la testa dalla pressione della pistola.

«Non lo devi fare per Dio: lo devi fare per te! Non mi hai chiesto niente per te, non mi hai chiesto una ricompensa, un premio, una cazzo di medaglia: voglio sapere cos’è che ti convincerebbe a correre sul serio per la Yutani, perché sono disposto a dartelo. Vuoi soldi, donne, uomini? Vuoi sgozzare vergini o inchiappettarti ragazzini? Tu chiedi e io te lo faccio avere. Ma no, tu sei troppo orgoglioso, tieni il broncio e aspetti la prima occasione per…»

«Voglio il tuo culo!» gridò Lucas.

Eve lo fissò, meravigliata e allibita. «Vuoi… cosa

Lucas ansimava sempre più forte. «Voglio ammazzarti, voglio vedere il tuo maledetto culo spiaccicarsi fra le lamiere di un’auto. Voglio vedere un parabrezza che ti sega in due mentre la marmitta ti si infila su per il culo. Ecco cosa voglio: puoi darmi questo

La donna lo fissò a lungo, poi improvvisamente rinfoderò la pistola e scese dal letto. Si sedette di nuovo e fissò l’uomo per qualche secondo, prima di allargare le labbra in un sorriso. «Sì, posso dartelo. Perché non l’hai detto prima?»

Lucas era ancora in preda al dolore e non riusciva a capire se la donna stesse scherzando.

«Tu costruisci la tua auto in un mese», disse con pacatezza Eve, «mentre io ne faccio costruire una agli ingegneri della Casata, seguendo le stesse idee a cui penseranno anche i concorrenti. Poi ti sfido ad una gara con me. Io ho lo stesso allenamento dei piloti Yutani: se batti me allora sarai in grado di vincere il DOA Race.» Lo fissò, sorridendo. «E durante la gara puoi cercare di farmi il culo quanto vuoi, avrai carta bianca: gli altri concorrenti non giocheranno certo in modo leale, quindi più trucchi userai per farmi fuori meglio sarà. Se riesci ad ammazzarmi non sarai passibile legalmente. Lascerò tutti i documenti del caso, e se ti farà piacere specificherò che avrai diritto ad avere il mio culo impagliato sul caminetto. Contento?»

«Non puoi parlare sul serio…» riuscì a balbettare Lucas, scosso dai dolori e con il sangue che fuoriusciva dalle ferite lasciate dai tubi strappati.

Eve si alzò, perché finalmente erano arrivati gli infermieri che avrebbero dovuto sistemare il disastro che aveva provocato. «Tu pensa a guarire. Nei prossimi giorni ti porto i documenti da firmare.» Si diresse verso l’uscita, ma prima di sparire lanciò un altro sorriso al pilota. «Sarà un piacere vedere come proverai ad ammazzarmi…»

(continua)

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