Questo post è apparso originariamente sul mio blog “Fumetti Etruschi” all’interno del ciclo Tarzan a fumetti, gemellato con il Ciclo Tarzan del mio blog “Il Zinefilo”.
Le storie di Edgar Rice Burroughs sono state più e più volte trasportate nel mondo dei fumetti, ma per fortuna case coraggiose hanno voluto provare ad inventare qualcosa di nuovo con il Signore della Giungla: la Dark Horse Comics nel gennaio del 1996 inizia una saga in quattro parti davvero sorprendente: Tarzan vs Predator: At the Earth’s Core.
La saga viene raccolta in volume cartonato TPB l’ottobre 1997.
Il compito di gestire questi due personaggi è affidato a Walter Simonson, che abbiamo già incontrato – ma in veste di disegnatore – per Robocop vs Terminator (1992): è curioso come la DHC abbia sempre usato Simonson come disegnatore per poi affidargli qui la sceneggiatura…
I disegni sono affidati invece a Lee Weeks, che ha lavorato abbondantemente per Marvel e DC.
Siamo nel 1912 e uno strano oggetto cade dal cielo nell’oceano.
Intanto nella giungla Lord Greystoke, per gli amici Tarzan, riceve per radio una richiesta di soccorso dal centro della terra. Ok, detta così fa un po’ ridere, ma ci viene ricordata l’avventura vissuta nel romanzo Tarzan at the Earth’s Core di Burroughs – apparso a puntate sul “The Blue Book Magazine” dal settembre 1929 al marzo 1930 e ancora inedito in Italia! – per spiegare come il nostro eroe abbia già conosciuto quelle lande selvagge, rimaste ferme ad un tempo preistorico, la cui “capitale” è Pellucidar.
Mentre Tarzan e Jane decidono se accorrere o meno, arriva in aereo l’ambasciatore Herrington Sneftly con una missione per conto del Presidente degli Stati Uniti: l’oggetto caduto dal cielo potrebbe essere un qualche prototipo tedesco, o bolscevico o di qualche altro nemico americano (cioè chiunque altro!). Visto che Tarzan è uomo di mondo, perché non fa da guida nell’oceano polare? (Ma non era Signore della Giungla?)
I coniugi Greystoke accettano… anche perché guarda caso nel polo artico c’è un “buco” che porta a Pellucidar…
Passato il “buco” con aerei ed esercito, si va tutti a Pellucidar per vedere che si dice di nuovo in città, e come capita sempre quando si parte in tanti… in due secondi netti il 90% dei soldati è bello che spazzato via.
Jane e Sneftly sono portati all’accampamento dei Predator, mentre Tarzan sembra attirare l’attenzione degli alieni: è il “giocatore” perfetto del consueto big game dei Predator. Ma, scopriranno a proprie spese, una preda particolarmente spinosa…
La storia è verbosa e arzigogolata, a un certo punto c’è un mare di gente in campo che non si riesce più a seguire: in pratica Tarzan convince gli abitanti di Pellucidar – uomini, scimmioni o dinosauri che siano! – a ribellarsi contro il re fantoccio messo dai Predator e poi contro i Predator stessi. Al di là degli intrighi e delle chiacchiere, i disegni sono spettacolari e vale la pena gustarsi la loro grande dinamicità.
Non sarà una storia da ricordare ma credo che Burroughs sarebbe stato contento dell’alta dose di avventura e soprattutto dell’inserimento di nemici eccezionali come i Predator.
Chiudo con la cover gallery:
L.
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