Riporto le immagini di questo articolo senza firma apparso sulla rivista specialistica “PC Ultra” (PlayPress) n. 3 (aprile 1999).
PlayPress
[2000-09] Green Lantern vs Aliens
Nell’autunno 2001 partecipai per la prima volta ad una fiera del fumetto: il Romics, che si tenne negli spazi della Fiera di Roma (quella vecchia, non quella attuale). Mi accompagnava un caro amico, che non vedo né sento da almeno quindici anni ma considero ancora tra le persone a me più care. (In quell’occasione lo ammirai giocare a scacchi contro un maestro, perché è proprio lo stesso amico che mi ha ispirato il racconto La variante di Marlowe.)
Con mia grande delusione scoprii quello che ho riscoperto anche in seguito, cioè che alla Fiera del Fumetto c’è tutto TRANNE il fumetto: è pieno di giochi di ruolo, di volantini, di recriminazioni di case editrici in crisi, di mille chiacchiere e autori che autografano. Tutto… tranne fumetti.
Proprio prima dell’uscita della fiera riuscii a beccare un stand con della roba strana, dove tutti si fermavano a chiedere che roba fosse: erano fumetti. Chi mai vende fumetti ad una Fiera del Fumetto? Ma siamo pazzi?
Quel giorno Sant’Alien mi fu propizio e su quella bancarella trovai tre dei quattro numeri di Aliens vs Predator vs Terminator, ma anche l’edizione italiana – targata PlayPress agosto 2001, traduzione di Marco Farinelli – di Green Lantern vs Aliens, saga iniziata originariamente nel settembre del 2000.
Nel marzo del 2017 la storia viene raccolta nel secondo volume dedicato alle antologie di supereroi DC contro i mostri DHC, su Amazon a circa 14 euro.
La sceneggiatura è di quel Ron Marz già incontrato con Batman vs Aliens (1997) e che per la DHC scriverà chicche come Batman/Tarzan: Claws of the Cat-Woman (1999), Star Wars: Darth Maul (2000), Samurai: Heaven and Earth (2004) e Conan: Island of No Return (2011). I disegni sono firmati da Rick Leonardi, che ha lavorato per Marvel (The Amazing Spider-Man, Spider-Man 2099) e DC (Nightwing, Batgirl) ma ha anche curato molti numeri della saga Star Wars targata DHC.
Non avevo mai letto prima Lanterna Verde, il supereroe nato nel 1940, ma essendo io fortemente critico verso le supertutine già sapevo che non mi sarebbe piaciuto: non sapevo quanto non mi sarebbe piaciuto.
Potrei spendere molte parole a testimoniare quanto io consideri stupida l’idea di un supereroe che ha un anello che “fa cose”, ma sarebbe sterile: mi limito a raccontare il profondo scoramento che mi prese leggendo questo fumetto assolutamente dimenticabile…
Devo averlo letto almeno due volte, nel corso degli anni, odiandolo ogni volta e cancellando dalla mente ogni accenno di trama: non ho alcuna intenzione di rileggere questa porcata, con dei tizi strani – tra cui uno con la testa di pollo e un altro da calamaro – vestiti con una ridicola tutina verde.
Al ridicolo protagonista cade l’anello magico nel pozzo pieno di alieni e deve scendere a recuperarlo: la trama è tipo questa, una riproposizione “aliena” di temi che affondano le radici nelle saghe norrene tanto care ai romanzieri europei.
Non so cos’altro aggiungere per esprimere tutto il mio disprezzo per questo fumetto, ma va sottolineato che già è difficile portare in Italia le storie dall’universo di Aliens… se poi arriva solo la scolatura, allora siamo proprio fritti. Anzi, imbozzolati!
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Dwayne Turner
- Cover di Dwayne Turner
- Cover di Dwayne Turner
- Cover di Dwayne Turner
- Cover di Dwayne Turner
- Cover di Graham Nolan
L.
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[1994-12] Batman vs Predator II: Bloodmatch
Esattamente tre anni dopo il loro primo scontro, il pipistrello della DC Comics e il cacciatore alieno della Dark Horse Comics tornano a darsele di santa ragione.
Il 25 dicembre 1994 esce in fumetteria un regalo per tutti gli appassionati: Batman vs Predator II: Bloodmatch.
Purtroppo questa data che riporto è quella riportata dal sito ufficiale ma non sembra essere giusta: questa saga infatti patisce un gravissimo problema di datazione.
Se il primo numero è di dicembre 1994, il secondo sarà di gennaio 1995… invece il sito sembra sbagliare calcoli e secondo, terzo e quarto numero risultano usciti nei primi mesi del ’94, invece del ’95, così come il volume cartonato TPB riporta un misterioso gennaio 1995 come data, quando invece probabilmente sarà stato gennaio 1996.
Non aiuta affatto l’edizione italiana. Sì, perché a sorpresa anche questo scontro tra le case è arrivato nel nostro Paese, grazie alla PlayPress di Mario Ferri – che ha donato grandi soddisfazioni a tutti i lettori! – che lo porta in edicola a partire dal maggio 1995: il primo numero però afferma che il primo numero originale della serie è apparso nell’ottobre 1994…
Insomma, ‘sta saga non si sa bene quando accidenti sia uscita…
Doug Moench (nome ben noto ai lettori di Batman) manda a Gotham un altro Predator a vendicare la triste fine del precedente, ma stavolta il nostro pipistrello non è solo: a riempire le pagine di inutili chiacchiere in pieno stile DC c’è anche la Cacciatrice (Huntress), personaggio che mi fa arrossire dall’imbarazzo. Ma come fanno a tirar fuori robaccia del genere?
Quello che viene scambiato per un meteorite è invece ovviamente un’astronave Predator che arriva sulla Terra, e subito l’occupante comincia a collezionare teste umane per adornare la propria cintura. Quando stacca uno dei grandi segnalatori per avvertire Batman, il messaggio è chiaro: sta cercando la lite.
Inizia un logorante e sfiancante bla bla bla di una noia mortale e ogni tanto qualche sganassone disegnato da Paul Gulacy, arista che non amo ma di cui ho recensito alcuni lavori per la Dark Horse, come Terminator: Obiettivi secondari (1991) e James Bond: Serpent’s Tooth (1992).
Nessun Predator sarebbe così crudele da torturare un lettore con assurde chiacchiere, come fa la DC, quindi archivio immediatamente questa saga insieme agli altri “scontri” con personaggi di quella casa: facciamo finta che non siano mai esistiti…
La storia viene ristampata nel giugno 2017 nel pregiato volumone “DC Comics / Dark Horse Comics: Crossovers“.
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Simon Bisley
- Cover di Mike Mignola
- Cover di Paul Gulacy
L.
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[1993-12] Predator: Bad Blood
Mi è davvero difficile parlare di Bad Blood – saga iniziata nel dicembre del 1993 ma anticipata già ad agosto – perché so che è molto amata dai fan del Predator, essendo anche uno dei rarissimi fumetti del personaggio giunti in Italia.
Il problema è che come sceneggiatore la Dark Horse Comics sceglie Evan Dorkin, che era il disegnatore di Big Game (1991): non è che sia facile eccellere in entrambi i ruoli…
Quel che peggio però è che chiama ai disegni un inguardabile Derek Thompson, che disegna quattro albi che onestamente mi fanno male agli occhi, con i loro corpi distorti e le inquadrature grandangolari.
Dulcis in fundo, quando la PlayPress porta il fumetto in Italia nel dicembre del 1994 – raccogliendo in due uscite le quattro originali – la traduzione del fidato Michele Camarda subisce un lettering da denuncia: il testo italiano è scritto in una fonte orripilante del tutto illeggibile… ma allora ditelo che non volete proprio che i fumetti alieni “sfondino” in Italia!
La trama è semplice: un guerriero Bad Blood finisce sulla Terra e comincia ad ammazzare tutti. Arriva un Blooded Warrior per fermarlo e mentre i due si prendono a mazzate spaziali ci sono degli umani che fanno e dicono cose banali.
Nell’agosto del 1993, sul numero 12 del mensile “Dark Horse Comics“, la saga viene anticipata da un prologo in tre puntate (scritto nel 1992, stando alla firma sulla copertina) che racconta la caduta sulla Terra del Bad Blood e il massacro di uomini che nella saga vediamo già compiuto.
La vera particolarità della saga è che fra i tanti inutili personaggi umani che vengono spazzati via dal Predator ce n’è uno che rimane in vita: Mandy Graves, che proprio questo giugno 2017 riappare nel mondo Dark Horse proprio fra i sopravvissuti agli attacchi alieni della splendida saga Predator: Hunters.
La donna viene ferita ad una mano e quando vede atterrare una navetta Predator è convinta che sia spacciata: si punta una pistola alla tempia e…
La ritroviamo qualche vignetta più avanti con una protesi alla mano… con su il simbolo del clan del Predator buono! Per ringraziarla del suo aiuto, a quanto pare le è stata rimpiazzata la mano stritolata dal Bad Blood.
Non è chiaro se sia solo una fasciatura o una mano robotica: nella saga Hunters ha una mano “normale”, ma magari più avanti verrà spiegata la questione.
Trovata fortunosamente su bancarella una decina d’anni fa, questa saga onestamente non l’ho mai amata: è bella l’idea di fondo ma la sceneggiatura la trovo fiacca e i disegni offensivi: dalla Dark Horse mi aspetto molto di più…
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Derek Thompson
- Spot pubblicitario del 1993
- Cover di Derek Thompson
- Cover di Derek Thompson
- Cover di Derek Thompson
- Cover di Derek Thompson
- Cover di Derek Thompson
- Cover di Derek Thompson
L.
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[1991-12] Batman vs Predator

Cover di Chris Warner
In un numero esiguo di anni il Predator è diventato un personaggio a fumetti di statura immensa: a neanche due anni dalla nascita, già un mostro sacro come Batman lo vuole affrontare!

Cover di Arthur Suydam
È difficile spiegare l’incredibile collaborazione tra DC Comics e Dark Horse Comics, che mettono in campo due personaggi di levatura infinitamente diversa: il più antico e blasonato eroe della prima casa che affronta… l’ultimo arrivato della nuova casa!
Con una Prestige Variant Cover da antologia (firmata da Arthur Suydam), il 1° dicembre 1991 esce l’inimmaginabile: Batman versus Predator, una saga che in soli tre numeri scrive la storia della collaborazione fra le due case fumettistiche.
I testi sono affidati a Dave Gibbons, autore che viene lanciato dalla DC negli anni Ottanta e che per la DHC firmerà Aliens: Salvation (1993), mentre dei disegni se ne occupa Andy Kubert, figlio del maestro Joe Kubert e anche lui di casa DC.

Cover di Dave Gibbons
Nell’aprile del 1993 mi reco alla consueta fumetteria d’importazione del mio quartiere – un negozietto minuscolo ma sciabordante di tesori inestimabili – e dalla scatola magica del gestore esce fuori il Volumbe TPB di questa saga, con illustrazione di copertina firmata da Dave Gibbons! (Da autore a disegnatore in un lampo…)
Il cuore mi esplode e in quei giorni mi gusto ogni singola vignetta di questo piccolo capolavoro artistico: Andy non sarà suo padre ma ha del fottuto talento.

Il mito classico incontra il mito moderno
Per le “cose della vita” (come dice Eros) non ho più quel volume TPB – e un giorno capirò come ho fatto a perderlo – ma al suo posto mi ritrovo l’edizione italiana: una specie di Dio del Fumetto deve avermi sostituito la saga di nascosto…
Batman contro Predator appare nelle edicole italiane in un singolo numero speciale della mitica Edizioni PlayPress di Mario Ferri nel giugno del 1994, con la traduzione di Andrea Parigi.

Disco volante e rampini ci sono
Nel 1989 la stagione di caccia si è aperta a New York (Heat), nel 1990 in Siberia (Cold War), e nel 1991 è il caso di tornare nella New York rielaborata e trasformata in Gotham City: con tutti i criminali che ci sono, sarà un piatto ricco.
Però stavolta il Predator che atterra non è affatto un “gentiluomo”, non ha alcun codice morale come quelli visti finora ed anticipa i cattivoni di Predators (2010). (Nel commento audio di quel film Robert Rodriguez ha detto espressamente che ha tolto il “codice etico” dal comportamento dell’alieno cacciatore…)

La stagione della caccia è aperta
Appena iniziato il big game, il Predator ammazza qualsiasi forma vivente gli capiti a tiro, senza alcun motivo né onore: un super alieno pieno d’armi che ammazza un cane non è un guerriero onorevole…
Batman ovviamente scende in campo ed affronta il cacciatore sleale… e ci prende tante di quelle botte che deve rifarsi la carta d’identità!

«Rifatti la foto, Batman, che sei peggiorato!» (cit.)
Bruce Wayne è costretto ad una lunga convalescenza, in cui i cittadini di Gotham City si chiedono che fine abbia fatto il proprio protettore: ora infatti… c’è un nuovo re in città.

«All hail new king in town» (Prince per il Batman del 1989)
Batman non passa certo il tempo a letto guardando reality in TV, così si disegna e costruisce – non si sa come – un nuovo costume, anche qui anticipando tematiche future: si costruisce infatti un’armatura corazzata per affrontare il Predator.

«Bring it on if you ready to fight» (Nathaniel Dawkins)
Botte e sganassoni non mancano e Kubert li disegna coi controfiocchi. Dire che Batman vince è un parolone, visto che alla fine affronta il Predator con un bastone di legno… Ma sei scemo?

Scontro di titani
Per fortuna gli viene data la vittoria a tavolino dai Predator anziani che scendono a recuperare il loro guerriero che ha fallito: ora d’un tratto esiste un codice morale ed esce fuori che non prevede pareggio. Il violento e disonesto guerriero deve porre fine alla propria vita non perché si è comportato come un animale, ma solo perché non è riuscito a sconfiggere Batman…

Solo alla fine ci ricordiamo del codice morale…
Storia veloce e divertente, disegnata splendidamente, che dimostra quanto la figura del Predator in pochi attimi abbia conquistato quello che Alien invece ha bisogno di più tempo per raggiungere: nel 1995 uscirà infatti Superman vs Aliens e nel 1997 Batman vs Aliens, ma non saranno storie d’impatto come questa. (Solo nel 1999 sarà la volta di un altro scontro con un personaggio di casa Dark Horse: Superman vs Terminator.)
Mi piace tradurvi un brano dall’introduzione di Dennis O’Neil all’edizione in volume TPB del 1993:
Adoro apparire bene senza sforzarmi troppo. Così la serie “Batman versus Predator” è stato un ottimo progetto per me. Fu un successo sia di critica che di pubblico e da allora fui considerato un co-editor, perché tutti diedero per scontato che ci fossi io dietro. Non era falso, ma neanche esattamente vero. Ciò che io feci fu: parlare qualche volta al telefono con il “vero” editore, Diana Schutz, guardare le bozze dei testi e dei disegni che faxava al nostro ufficio e forse – ribadisco forse – fare qualche piccola correzione ogni tanto. Quando lavori con persone come Gibbons, Kubert e Schutz, sai già che il lavoro andrà bene.
Ah, feci anche un’altra cosa: mangiai. Due agosti fa mi ritrovai in un caffè del San Diego’s Horton Plaza e gustarmi il sole della California con Dave Gibbons. Dave e Diana avevano già pianificato tutto, da editor professionisti, lasciando a me solamente la parte divertente: discutere soggetti e personaggi. Dovevamo rispondere a domande come: 1) Batman e Predator possono stare nella stessa storia? 2) Se sì, la storia dev’essere parte dell’universo di Batman; e 3) se non così non è, a quale universo?
Cancellate l’ultima domanda, perché la risposta alle prime due è sì e sì.
L’unico test che ho mai avuto per giudicare la credibilità artistica nell’usare un personaggio di un universo narrativo in un altro è questo: se il personaggio viene presentato come nuovo, sarebbe accettabile? Così, se uno scrittore suggerisce un extraterrestre con armi avanzate ed un’etica da cacciatore come cattivo della serie di Batman, comprerei quella saga? Be’… probabilmente sì.
La storia viene ristampata nel giugno 2017 nel pregiato volumone “DC Comics / Dark Horse Comics: Crossovers“.
Chiudo con la Cover Gallery:
- Cover di Chris Warner
- Cover di Chris Warner
- Cover di Chris Warner
- Cover di Arthur Suydam
- Cover di Arthur Suydam
- Cover di Arthur Suydam
- Cover di Chris Warner
- Cover di Mike Mignola
- Cover di Paul Gulacy
- Cover di Dave Gibbons
L.
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[1997-03] Batman vs Aliens

Cover di Bernie Wrightson
La collaborazione tra DC Comics e Dark Horse Comics è sempre esplosiva, come si può vedere da questo scontro tra il più celebre dei pipistrelli e il più celebre degli xenomorfi: nel marzo del 1997 inizia Batman vs Aliens, ristampata nell’aprile 2016 all’interno della collana DC/DHC Crossovers dedicata ad Aliens.
La breve miniserie (solo due numeri) è curata dal duo Ron Marz e Bernie Wrightson, che già nel settembre 1995 avevano gettato le basi per questa storia sul mensile “Dark Horse Presents“.

Cover di Bernie Wrightson
Prima di passare a costruire buona fetta dell’universo Star Wars per la Dark Horse, Ron Marz scriverà pure Tarzan vs Predator (1996).
Come abbiamo visto in Aliens: Incubation (1995), un’astronave “infetta” cade nella giungla equatoriale, proprio a un passo da un tempio Maya: guarda a volte la coincidenza…
Ai nostri giorni sul posto arriva Batman e una squadra di mercenari, per motivi che non vale la pena discutere. Prima che la vicenda diventi troppo uguale al film Predator, gli Aliens attaccano e dopo uno scontro violento i superstiti cercano riparo nel tempio Maya.
Mi sembra ovvio che Batman sappia tradurre i geroglifici Maya ed esce fuori in pratica quello che verrà raccontato dalla sceneggiatura di Paul W.S. Anderson per il film Alien vs Predator (2004).

Meno male che la bat-tuta resiste a tutto…
Dopo un numero impressionante di vignette in cui ci viene ripetuto il ciclo vitale degli alieni – qualcuno al mondo ancora non lo conosce? – l’azione è simpatica e Batman prende a calci gli alieni come se fossero degli sgherri di Gotham City. Perché, è bene specificarlo, il mantello di Batman è immune al sangue acido degli alieni. (E se obbiettaste «ma quello è acido», io vi risponderei «e quello è Batman!»)
Tradimenti, tanto bla bla bla e faccette imbronciate per l’uomo-pipistrello: qualche bella sequenza d’azione ma poco più.

Tranquilli, è solo un incubo!
La trovata ghiotta è che un facehugger infetta un coccodrillo, e l’alieno che ne nasce è un enorme xenomorfo coccodrilloso: un vero Croc Alien degno del Crocosaurus della Asylum!
Nel delirante calderone delle sceneggiature per Alien 3 (1992) è nata la curiosa idea che il feto alieno acquisisca alcune caratteristiche della specie che lo “cova” nel proprio petto: di solito è un’idea balzana che si preferisce ignorare, ma quando serve per buttare in scena un Croc Alien… si perdona tutto!

Non sarà scientificamente accurato, ma il Croc Alien è mitico!
Il fumetto arriva in Italia nel n. 5 della collana “PlayPress Presenta” (aprile 1998) curata da Mario Ferri. E devo spendere due parole sulla traduzione.
– How much farther, captain?
– I look like a map to you?
Questo scambio di battute tra due personaggi minori ha generato nella traduzione di Andrea Voglino il dialogo più divertente dell’intero albo: «Quanto manca, capitano?» «Mi hai preso per un vigile?» Oh, a me ha fatto ridere, la prima volta che l’ho letto…
L’ispirata sostituzione della “mappa” originale con “vigile”, che ritengo azzeccatissima, crolla miseramente quando Batman vs Aliens viene ripresentato da Planeta DeAgostini nel 2009: «Quanto manca, capitano?» «Mi hai preso per una guida?»
La traduzione è ancora accreditata a Voglino, ma tutto l’albo è palesemente ritradotto in modo da peggiorarlo visibilmente: “guida” non fa ridere, “vigile” sì, almeno per me.
Ma il dramma arriva più avanti.
– Who am I? Dr. Spock?
– Mister.
– What?
– You mean Mister Spock, he was the guy on “Star Trek”.
Altro scambio di battute tra gli stessi due personaggi, che Voglino rende alla perfezione: «Per chi mi hai preso, per il dottor Spock?» «Signor.» «Cosa?» «È il signor Spock, il tizio di “Star Trek”.»
La ritraduzione del 2009 è terrificante: «Per chi mi hai preso, per Spock?» «Spock?» «Cosa?» «Spock, il tizio di “Star Trek”.» Hanno totalmente stravolto la battuta e sballato l’ordine dei personaggi che parlano: perché? Perché ritradurre da capo, e male, il lavoro di Andrea Voglino e poi lasciare il suo nome? Mistero dell’editoria italiana…

Riecco il Croc Alien, il vero protagonista!
La prima volta che ho letto la storia ricordo che mi è piaciuta: le successive letture hanno incrinato il giudizio.
Non è malaccio, è un remix di cose già viste che non è necessariamente un male: non è la migliore storia aliena, ma neanche la peggiore.
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Bernie Wrightson
- Cover di Bernie Wrightson
- Cover di Bernie Wrightson
- Planeta DeAgostini 2009
- Aliens Crossovers 2016
L.
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[1991-03] Predator: Big Game

Cover di Chris Warner
Sdoganato a fumetti con Heat (giugno 1989), storia che sarà la base del film Predator 2 e relativa novelization, dopo il clamoroso successo del capolavoro Aliens vs Predator (1990) il Predator è pronto a dimostrare di reggere da solo una testata, come da anni sta facendo “Aliens”.
Nel marzo del 1991 il grande John Arcudi – che ha già conquistato i lettori della Dark Horse con Terminator: Obiettivi secondari (agosto 1990) – scrive la storia che all’epoca ha regalato enorme consenso per il personaggio: Predator: Big Game, che si presenta con le perfette copertine disegnate da Chris Warner (e scusate se è poco).
I disegni rapidi ma efficaci di Evan Dorkin (che ritroveremo l’anno successivo in Predator: Bad Blood) ci portano nel New Mexico in una data imprecisata, nella base militare dove presta servizio il soldato Enoch Nakai, di discendenza Navajo. Un uomo taciturno all’apparenza sottomesso, che i superiori di solito tendono a sottovalutare.
L’esercito trova nel suo territorio una navetta spaziale ma arriva secondo: il primo incontro tocca a Nakai e al suo commilitone, i quale però si ritrova fulminato da un cannone al plasma: il Predator è arrivato per il big game, la caccia grossa.

Il riposo del guerriero…
L’esercito tenta di mettere tutto a tacere e trascina l’astronave nel proprio hangar, scoprendo così che non è mai una buona idea andare a smanacciare la tecnologia dei Predator: un’esplosione fa scomparire sia la prova dell’alieno che l’intera base. Per fortuna Nakai era in licenza.
Sconvolto dall’avvenimento, si rende conto che i problemi patiti dagli allevatori locali – che si lamentano che uno strano essere sta massacrando le loro mandrie – non possono essere risolti dall’esercito, impotente di fronte alle strane armi usate dal Predator… e qui incontriamo delle bolas elettrificate che credo non verranno mai più utilizzate dal cacciatore…

Le bolas elettrificate del Predator!
Al contrario del “samurai alieno” a cui siamo abituati qui c’è un Predator molto sanguigno, poco controllato ed anzi propenso a massacrare tutto ciò che di vivo incontra, senza alcuna regola morale né fair play venatorio.
Visto che siamo in un periodo in cui gli animalisti non sono ancora così violenti e pericolosi, ci si può permettere di mostrare il Predator lottare con un puma.

Puma vs Predator
Ogni operazione militare volta a fermare l’essere finisce in un massacro, anche se ognuna ferisce un po’ di più il cacciatore: malgrado sembri imbattibile, regola vuole che se può sanguinare… può morire!

«If it bleeds, we can kill it»
Questo poi è un Predator curioso, così prova ad utilizzare l’arma che gli umani gli rivolgono contro con più frequenza: un M16. Vederglielo usare è veramente un’immagine inedita.

Una tecnologia arcaica, per il Predator
Alla fine lo scontro è obbligatorio: l’unico modo per affrontare un Predator è a viso aperto, e Nakai raccoglierà ogni goccia di sangue indiano per iniziare la caccia che occuperà l’intero quarto albo: di nuovo Predator e uomo… di nuovo una vittoria inaspettata.

Novello Giasone con la testa di Medusa…
La saga viene ristampata nell’agosto del 1992 in volume TPB con una splendida copertina firmata da Den Beauvais (che mostro qui sotto).
Purtroppo l’edizione italiana di questo fumetto non ha data se non un vago 1992, ma dai ricordi sono abbastanza sicuro fosse giugno quando lo comprai in edicola.
La scuola volgeva al termine e stava arrivando quel caldo tanto caro ai Predator. Quel giorno non c’era lezione ma un incontro studentesco o qualche altra stupidata del genere: questo voleva dire che non avevo il mio consueto zaino, sempre sciabordante di fumetti e riviste. Questo voleva dire che non avevo modo di proteggere questo gioiello prezioso…
Per fortuna avevo un giacchetto leggero – ricordo che all’epoca il riscaldamento globale non aveva ancora fottuto le stagioni e quindi a giugno si girava con giacchetti! – e grazie alle sue ampie tasche potei proteggere questa bella edizione della PlayPress, che contiene i quattro numeri di Big Game e la novelization del secondo film con la traduzione di Claudio Di Giambattista.
L.
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[1991-02] Predator 2 (Novelization)
Nel giro di pochissimi anni Predator è diventato un personaggio che “spacca” dovunque appaia. Nasce solamente nel giugno 1987, nel giugno 1989 fa il record di consensi sbarcando nel mondo a fumetti – con Predator: Heat – e nel giugno 1990 vince tutto partecipando alla storia definitiva che da sola scrive un canone ancora oggi in vigore: Aliens vs Predator.

Il tenente Mike Harrigan in azione
Quando nel novembre 1990 esce al cinema Predator 2 di Stephen Hopkins dovrebbe essere la consacrazione del personaggio… ma in realtà non è andata proprio così. Già all’epoca risultò chiaro che il mondo del cinema non ce la faceva a stare al passo con l’altissima qualità dei fumetti – come scoprimmo noi fan un paio d’anni dopo, quando la Fox uccise Newt ed Hicks fregandosene del capolavoro a fumetti di cui erano protagonisti e infilando Ripley in un guazzabuglio apocrifo di sceneggiature rigettate.

Art by Dan Barry
Gli sceneggiatori Jim e John Thomas – gli stessi che avevano scritto Predator (1987) – sicuramente devono aver letto Heat di Mark Verheiden, o magari quest’ultimo ha avuto indiscrezioni dalla Fox, ma la sceneggiatura dei Thomas non viene registrata se non nel 1990, cioè un anno dopo il fumetto.
Qualunque sia stato il retroscena, di sicuro il fumetto Predator: Heat e il film Predator 2 sono in pratica due interpretazioni dello stesso soggetto: dalla giungla si va in città ma le “bestie” sono ugualmente feroci. Semmai di più.
Nel dicembre del 1990 esce la novelization romanzata di Simon Hawke – chicca rara che spero un giorno di riuscire a trovare – e nel febbraio 1991 tocca alla Dark Horse Comics presentare la propria novelization, stavolta a fumetti. Visto che il suo Heat è in fondo il film prima del film, presentiamo anche il film dopo il film!

Jerry Lambert vs Predator
Con Predator 2 (saga a fumetti di due numeri) l’autore Franz Henkel cerca di ricreare lo stile schizofrenico e schizzato di Hopkins, con l’aiuto dei disegni di Dan Barry – che per la casa ha curato la saga Indiana Jones: Thunder in the Orient (1993) – che cercano di dare un ordine al rutilare continuo di immagini del film.

RIP Jerry Lambert
Il risultato è sicuramente un fumetto “troppo veloce”, nel senso che è costretto a racchiudere molti eventi in poche pagine e quindi non c’è una sola vignetta da sprecare. Si corre sempre e questo non è sempre un bene: non ha i tempi di un fumetto perché cerca di ricreare quelli del film. Non la definirei un’operazione riuscitissima…

Sala dei trofei
Al contrario del solito questa novelization è uscita anche in Italia: me la ritrovai a sorpresa in appendice al volume Predator: Big Game, PlayBook n. 25 della mitica PlayPress di Mario Ferri. L’unica data riportata è il 1992, perché malgrado sia specificato che è un’uscita mensile… non c’è scritto il mese!
Ho ancora mie foto con questo albo in mano, e a giudicare dai vestiti era primavera: di più non saprei dire…

Lo scontro finale
La cosa curiosa è che nell’edizione italiana non c’è alcuna scritta che spieghi questa saga: subito dopo l’ultima vignetta di Predator: Big Game ci ritroviamo nella Los Angeles del futuro senza alcuna scritta, come se fosse una continuazione della storia!

«Sono cazzi, amico»
Vista la totale assenza di scritte sul volume italiano, non so specificare neanche il traduttore: forse è lo stesso Claudio Di Giambattista che ha tradotto Big Game.
L.
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[1989-06] Predator: Heat (Concrete Jungle)

Cover di Chris Warner
La Dark Horse Comics nel 1988 fa il botto acquistando il marchio “Aliens” e i fumetti inediti che presenta, con la firma del grande Mark Verheiden, conquistano subito i fan. Bisogna battere il ferro finché è caldo così la casa di Mike Richardson tenta di ripetere il successo acquistando anche il marchio “Predator” dalla Fox, e affidando il personaggio – che ha solo due anni di vita! – alle capaci mani di Mark Verheiden di nuovo.
Il risultato supera le aspettative: da trent’anni i fumetti di Predator sono amati da milioni di fan. E qualche briciola è caduta per sbaglio anche in Italia.
Nel settembre 1990 i quattro numeri di questa saga vengono raccolti in un volume TPB che decide di ribattezzare la storia Concrete Jungle.
Questa saga è apparsa in Italia a puntate in appendice alla testata “Aliens” della PlayPress di Mario Ferri, dal n. 2 (maggio 1991) al numero doppio 4/5 (luglio/agosto 1991), con la traduzione di Alessandro Bottero.

Primissimo Predator a fumetti, firmato Chris Warner
Nel giugno del 1989 Verheiden presenta la breve saga Heat, con gli strepitosi disegni di Chris Warner: il successo è tale che già nel settembre successivo la casa ristampa subito tutti i numeri!
Il soggetto è così semplice che verrà ricopiato da Jim e John Thomas per il film che uscirà nel novembre 1990: Predator 2. Dalla giungla… la caccia si sposta alla città!

Stephen Hopkins e Joel Silver (© 20th Century Fox)
Siamo in un futuro imprecisato ma non molto lontano, visto che fa caldo «più dell’estate del ’91». E in TV Charlie Manson dirige il programma “Charlie’s Devils” in diretta da San Quintino: per favore, qui scatta un applauso!
Hot town, summer in the city
Back of my neck getting dirty and gritty
Così cantavano i Lovin’ Spoonful in Summer in the City (1966).
Il caldo, si sa, fa impazzire la gente e gli omicidi aumentano sensibilmente di numero, tanto da dare doppio lavoro ai detective Rasche e Schaefer. Non è un’omonima, Schaefer è il fratello del Dutch protagonista di Predator, ed è disegnato proprio immaginando uno Schwarzenegger in giacca e cravatta.

Si capisce che è il fratello di Schwarzenegger?
Siamo a New York in piena guerra tra bande, e quando i rispettivi capi si incontrano per trattare una pace… qualcuno li massacra in pochi minuti.
Poco dopo un treno metropolitano pieno di rampanti “cowboy corporativi” (banchieri, broker e affaristi vari, tutti armati nella sana tradizione americana) viene aggredito e qualcuno massacra tutti i viaggiatori.
Insomma, qualcuno sta anticipando tutti i temi di Predator 2! Solo che l’incontro fra il Predator e il protagonista avviene molto prima…

Sferra il tuo colpo migliore!
Schaefer non è certo uno che si fa spaventare dalle dimensioni del proprio nemico, e imbastisce subito un bello scontro fisico con la creatura, senza neanche chiedersi chi sia mai. Ovviamente ha la peggio, e qui scatta una novità purtroppo non più utilizzata in seguito: il Predator “marchia” la sua vittima, la lascia cioè in vita ma con addosso un segnalatore così da poterla ritrovare in qualunque momento.

Diamogli un ricordino…
Deciso ad indagare su qualcosa che invece le autorità vogliono mettere a tacere, Dutch riesce a parlare con il generale Phillips – disegnato proprio come l’attore R.G. Armstrong del primo film – ma da questi ottiene solo altro mistero: suo fratello Dutch ha trovato qualcosa che non doveva trovare, eviti di fare anche lui questo errore.
Schaefer è deciso più che mai: prende e parte per il Sud America, e se ne va a Rosucio in Colombia. Dove nella giungla trova un cratere: cioè i resti dell’esplosione che chiude il film Predator.

Pronto per il secondo round?
Anche lo scontro nella giungla è cruento, ma stavolta il “colpo fortunato” è dalla parte di Schaefer e riesce ad uccidere la creatura. Scoprendo che nulla finora era avvenuto per caso: il generale Phillips lo aveva seguito da vicino e si aspettava di vederlo cadavere… invece ora dovrà ricredersi!
Qualcosa di losco sta avvenendo, ma quel che è sicuro è che «la merda sta per arrivare in città». (Splendida ed efficace traduzione italiana di un originale meno potente, «The shit’s about to hit the van».)

«Hot Town, Summer in the City…»
Scahef finisce dalla padella alla brace: da preda di un cacciatore alieno si ritrova preda dei servizi segreti americani, che stanno compiendo strani esperimenti in Colombia per cercare di trovare un equilibrio con i Predator: loro cacciano un po’, quando fa particolarmente caldo, e il Governo cancella le tracce e insabbia tutto. Così si limitano i danni.
Schaefer è arrivato a scuotere questo “equilibrio del terrore” ed ora i Predator sono leggermente incacchiati, e non c’è Governo che tenga!

A New York ci sbarcano proprio tutti…
Lo scontro finale è per le strade di New York, dove le astronavi dei Predator cominciano a far sentire la loro presenza. Ma ciò che i cacciatori spaziali ignorano è che le gang della Grande Mela non sono seconde a nessuno, in quanto a violenza.
Contro l’invisibilità delle creature i celebri idranti di New York – messi in funzione ad ogni estate, stando almeno a quanto vediamo al cinema – saranno perfetti: la battaglia campale può iniziare!

Neanche i Predator possono nulla contro i newyorkesi!
Come possono i poliziotti cittadini, qualche soldato di un corpo deviato del Governo, dei teppisti e Schaefer battere i più valenti cacciatori della galassia? Alla fine non ce ne sarà bisogno, perché la fine arriverà… con la fine dell’estate!
D’improvviso tutti i Predator si fermano e tornano sulle navi: la stagione della caccia all’umano è ufficialmente chiusa. E Schaefer li saluta sprezzate: «Ci vediamo l’anno prossimo.»

E anche quest’estate è andata…
Riletta a quasi trent’anni di distanza ritrovo tutta la passione che provai all’epoca, malgrado la lettura fu impegnativa visto che usciva a brevi puntate. L’ho dovuta rileggere più volte per apprezzarla in pieno, ma da allora mi è rimasta nel cuore.
Malgrado non sia ufficialmente riconosciuto, è impossibile che Jim e John Thomas non conoscessero questa storia quando nel giugno del 1990 hanno depositato la sceneggiatura di Predator 2, perché davvero gli elementi ci sono tutti e il film si limita a cucinarli in modo diverso.

Giusto una “leggera” ispirazione…
Questo rimane il fumetto che apre le porte a trent’anni di narrativa “predatoria”, quindi va ancora oggi ringraziato e apprezzato.
Aggiungo che il 14 giugno 2017 è uscito un volume pregiato per i trent’anni del primo film: il primo numero della serie “Predator: The Original Comics Series” contiene proprio la ristampa di questa storia, che appare con il titolo Concrete Jungle, che ha sin dalla prima ristampa del settembre 1990.
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Chris Warner
- Cover di Chris Warner
- Cover di Chris Warner
- Cover di Chris Warner
- Cover di Den Beauvais
- Cover di Den Beauvais
- Cover di Den Beauvais
- Cover di Chris Warner
- Spot da Saldapress n. 15 (giugno 2018)
L.
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Cover di Dan Jurgens
Ormai i “versus” alieni non si riesce più a contenerli, e mentre procede il lungo scontro con i Predator (Duel e War) sempre nel 1995 la Dark Horse Comics collabora con la Distinta Concorrenza (come la chiama Cassidy!), cioè la DC Comics, perché uno dei suoi storici personaggi – anzi, a ben vedere IL supereroe per eccellenza! – si cimenti con il celebre xenomorfo.
Nel luglio del 1995 appare uno dei “versus” più incredibili, tanto che lo omettono lasciando solo i nomi dei due contendenti: Superman Aliens, ristampato poi in volume TPB nel giugno 1996.
L’ingordo Dan Jurgens – prolifico autore DC che però ha lavorato anche un po’ per la Marvel – cura sia i testi che i disegni, con l’aiuto di Kevin Nowlan.

Mi è sembrato di sentire un sibilo…
Clark Kent e Lois Lane vengono chiamati dalla dottoressa Kimble della Lexcorp perché, da giornalisti, testimonino il più grande evento dell’umanità: è arrivato sulla Terra un messaggio alieno e la Kimble sta partendo per andargli incontro.
Ascoltato il messaggio e capito che proviene da Kripton, Superman – ops, lo sapevate che Clark Kent è in realtà Superman? – distanzia gli altri e scatta in avanti: possibile sia ancora vivo qualcuno del suo pianeta di origine? Il messaggio è in realtà una boa stellare che emana coordinate e “pensieri”: siamo in pericolo, venite a salvarci.
La Lexcorp mette a disposizione di Superman un’astronave – ma… è Superman, cribbio, che cacchio ci fa con un’astronave? – così il supereroe comincia a viaggiare nello spazio per raggiungere le coordinate: cioè una città di Kripton che sta viaggiando nello spazio.
Vi sembra troppa roba? Siamo solo a pagina 10!

Super-uomo contro super-alieno in una super-storia super-esagerata
In realtà mi fermo qui perché la ponsosità di Superman e la valanga di informazioni che vengono racchiuse in quest’albo è da mal di testa: in soli tre numeri c’è materiale per una saga di almeno dieci.
In poche parole, Superman scopre che Argo City prima dell’esplosione di Kripton si era blindata e si è ritrovata a vagare nello spazio, mentre tutti continuavano la loro vita come se nulla fosse. Poi è arrivata un’astronave vagante piena di uova aliene ed è successo l’immaginabile: ora di tutta la città è rimasta solo Kara, kriptoniana che si ritrova ad aiutare il povero supereroe che prende sberle da tutti i pizzi.

Botte super-aliene
Potrà pure essere Superman, ma il sangue acido alieno lo rende momentaneamente cieco, e finisce pure imbozzolato e “inseminato”: riuscirà l’uomo d’acciaio a “digerire” un chestbuster? Sì, e lo farà… con un rutto!
Un mare di chiacchiere accompagna la coppia Superman e Kara mentre fanno finta di essere normali personaggi di una storia fantascientifica e cercano di sopravvivere agli alieni di Argo per abbandonare la città volante. Il fatto che Superman si ritrovi ad indossare una tuta spaziale lo trovo quanto meno grottesco: ripeto, è Superman, cribbio!
Ho un ottimo ricordo della prima volta che ho letto questa storia, ma ogni volta che sono andato a rileggerla mi ha molto deluso, piena com’è di riferimenti noiosi alla storia di Superman: è come se in ogni storia aliena ricostruissero le vicende della Nostromo…
In realtà quella prima lettura è stata bella per un altro motivo. Avevo cambiato vita e avevo detto addio ai fumetti alieni, ma dopo qualche anno succede una cosa strana. Nell’edicola sotto l’ufficio mi casca l’occhio su un fumetto colorato: è il febbraio del 1998, e dopo cinque anni rivedo un Alien in copertina… maledizione, devo comprarlo…
Questo numero 4 della PlayPress Presenta – con la traduzione di Andrea Voglino – è l’inizio del ritorno di “febbre aliena”, da cui non riesco ancora a guarire…
La storia viene ristampata nell’agosto 2016 all’interno del ciclo di antologie “Dark Horse Comics / DC Comics – Crossovers“.
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Dan Jurgens
- Cover di Dan Jurgens
- Cover di Dan Jurgens
- Cover di Dan Jurgens
- Cover di John Bagdanove
L.
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