Traduco l’articolo che la rivista “Starlog” (n. 162, gennaio 1991) dedica all’attore Kent McCord, divo del piccolo schermo che va ad arricchire il campionario dei personaggi di contorno di Predator 2 (1990), tutti purtroppo ben al di sotto delle loro potenzialità.
Police Record
di Marc Shapiro
da “Starlog”
n. 162 (gennaio 1991)
Anni dopo “Adam 12”, Kent McCord è ancora attivo per le strade di Los Angeles,
facendo fuori imbroglioni, teppisti e persino un “Predator 2”
Gli stereotipi sono duri a morire a Hollywood. Uno dei più grandi è caduto come una tonnellata di mattoni sul set di Predator 2, il giorno in cui la figlia di Kent McCord è uscita per visitare suo padre.
«Un membro della troupe si è avvicinato a lei, davvero emozionato», dice McCord, «e ha detto: “Ho appena sentito tuo padre imprecare sul set, l’altro giorno. Non potevo credere che Jim Reed l’avesse detto, che avesse usato quella parola”».
McCord si sta facendo una bella risata per quello stupore, nato dalla reputazione di lunga data dell’attore nei panni del bravo giovane poliziotto nella serie TV “Adam 12”, e nei panni del bravo amico di Ricky Nelson in “Ozzie and Harriet”. Ed è altrettanto irremovibile nel dire che questa uscita cinematografica attesa da tempo, il ruolo del capitano Pilgrim in Predator 2, ha lasciato stupito lui per primo.
«Questo è più vicino a dove vivo come attore di qualsiasi altra cosa che ho fatto in televisione», dice McCord. «In un certo senso, è un ruolo che ho interpretato centinaia di volte. Ma ha anche preso qualcosa a cui sono molto associato e le ha fatto fare un ulteriore passo in avanti».
McCord afferma che è sempre stato un mistero per lui il modo con cui gli attori ottengono i ruoli, ma il modo con cui lui ha ottenuto la parte in Predator 2, tuttavia, è stato per “motivi familiari”. «Mia figlia lavora per [il produttore esecutivo di Predator 2] Michael Levy e sapeva che stavano avendo problemi a trovare un attore per questo ruolo, quindi ha fatto il mio nome e loro hanno detto: “Fantastico!” Sono entrato e sono stato assunto su due piedi».
Good Cop
McCord afferma che aveva piacere di apparire in un film importante: dopo aver letto la sceneggiatura quel piacere si è trasformato in necessità.
«Dopo aver letto la sceneggiatura, sapevo che la parte di Pilgrim era qualcosa che volevo davvero. Ho guardato il modo in cui il personaggio era disegnato e sapevo che avrei potuto spaccare con questo ruolo. Il pubblico sa che ho già interpretato i poliziotti, quindi gli risulto familiare. Ma questo ha portato il ruolo di poliziotto molto più lontano di quanto io abbia mai avuto l’opportunità di fare: Pilgrim mi ha dato l’autorità che non avevo mai avuto prima».
La prima opinione di McCord su Pilgrim era che «è solo un poliziotto». Spiega: «Il personaggio che interpreto è un tipo molto umano, sono il legame umano con Danny Glover in mezzo a tutta la follia che sta succedendo: penso che sia attraverso i nostri dialoghi che esca fuori il lato umano di Danny».
L’unico rammarico dell’attore è che mentre il suo personaggio è parte integrante della lavorazione del film, non è proprio parte dell’avventura. «Non sono davvero coinvolto in un sacco di azione», si lamenta. «Vorrei essere stato là fuori a sparare con le pistole e ad inseguire quella cosa. Solo verso la fine del film sono più vicino ad essere coinvolto in un po’ d’azione, quando cioè mi imbatto in un vagone della metropolitana pieno di corpi che il Predator ha fatto a pezzi. Probabilmente la parte più pericolosa di questo film per me è stata la scena del funerale, dove ho dovuto allontanare Morton Downey jr. da Danny. Quando stavamo girando la scena, siamo entrambi scivolati sull’asfalto e siamo caduti col sedere su un bollitore per il tè, a terra. È stato davvero divertente».
Gli altri ricordi di McCord sembrano confermare l’impressione di Predator 2 come una produzione solida. «Ho scoperto che il [regista] Stephen Hopkins ha una visione davvero buona, in termini di come dovrebbe essere realizzato questo film. Ha mantenuto le cose molto libere sul set, ma anche in movimento. Lavorare con Danny Glover è stata una gioia. Ho fatto di tutto per incontrarlo prima che iniziassimo le riprese, quindi non abbiamo avuto una di quelle situazioni imbarazzanti in cui ci si incontro sul set, e l’ho trovato un uomo molto aperto. E la prima volta che ho incontrato Kevin Peter Hall era una figura piuttosto sorprendente, senza il costume da Predator: con il costume addosso, era assolutamente imponente».
L’attore, sopravvissuto all’ultimo massacro di un Predator, vede questa epopea come qualcosa di più di un’avventura d’azione violenta con sfumature fantascientifiche. «C’è una morale in questa storia ed è che la violenza genera violenza: è fatto con molta sottigliezza, ma il discorso arriva. Mi piace molto il fatto che questo non sia solo un altro film violento che non dice nulla, ciò che attira il Predator è il calore emotivo e la violenza».
I sette anni di McCord nella serie “Adam 12” hanno reso l’attore l’esperto non ufficiale di questioni di polizia durante le riprese di questo seguito. «Probabilmente sono l’ultima persona che dovrebbe fare ricerche sulle procedure di polizia», ridacchia, «e poiché la maggior parte delle questioni poliziesche di questo film sono le stesse che abbiamo affrontato in “Adam 12”, la gente ha automaticamente pensato che avrei saputo se qualcosa fosse giusta o meno. Quindi durante le riprese Michael Levy continuava a venire da me e a dirmi: “È giusto?” o: “Lo stiamo facendo correttamente?”»
«Le differenze tra le procedure di polizia in questo film e “Adam 12” sono cose davvero sottili. L’unica grande differenza è l’attrezzatura: le pistole sono diverse e c’è un’enfasi sulla tecnologia laser in Predator 2 che ovviamente non avevamo in “Adam 12”, ma il lavoro della polizia non è cambiato molto negli ultimi cento anni. Abbiamo tolto i poliziotti da cavallo e li abbiamo caricati in macchina, ma stanno ancora dando la caccia ai cattivi».
Alien Hero
Il precedente ruolo da bravo ragazzo per McCord è stato Troy in “Galactica 1980″#, il seguito di breve durata di “Battlestar Galactica”. L’attore ricorda che la sua odissea in “Galactica” è iniziata poco prima dell’inizio della produzione della prima incarnazione della serie.
«Un giorno ho ricevuto una chiamata da Glen Larson che mi ha detto: “Voglio mostrarti qualcosa”. Mi ha portato alla Universal e mi ha mostrato gli oggetti di scena dello spettacolo e gli effetti speciali, mi ha spiegato l’idea di base e ha detto che voleva che vi partecipassi. Ho detto: “Fantastico!”»
Sfortunatamente, l’entusiasmo di McCord e Larson non è stato condiviso dalla ABC, e ciò che McCord descrive come «un battibecco tra la rete e lo studio in cui la rete ha vinto» ha portato l’attore a perdere l’incrociatore da battaglia. Ma quando “Battlestar Galactica” è caduta vittima di costi elevati e valutazioni basse, McCord ha avuto una seconda possibilità.
«Universal e ABC hanno ritenuto che fosse un’idea troppo buona per lasciarla andare, volevano davvero farla funzionare», riferisce McCord. «Ma avevano bisogno di un modo per risparmiare, perciò quando hanno avuto l’idea per “Galactica 1980”, hanno deciso di farci trovare la Terra in modo da non dover spendere molti soldi per i set. Glen mi ha chiamato di nuovo, ho ripetuto l’intero processo di audizione e per la seconda volta la rete mi ha rifiutato. Hanno assunto un’altra persona, ma hanno scoperto, dopo un giorno di riprese, che non erano contenti di lui. Glen mi ha chiamato il venerdì dopo che hanno iniziato a girare l’episodio pilota e mi ha detto che era stanco di litigare con la rete e che avrei fatto lo spettacolo, che le piacesse o meno. Mi ha detto di andare al guardaroba e che ci sarebbe stato il copione ad aspettarmi».
McCord ricorda che in teoria il secondo tentativo di “Galactica” aveva un gran potenziale. «L’idea di Glen era di fare qualcosa sulla falsariga di The Day the Earth Stood Still#, in cui Barry Van Dyke ed io eravamo questi operatori di pace che vengono sulla Terra con la conoscenza e i poteri per creare una situazione pacifica o bellicosa. Mi sentivo valesse davvero la pena fare uno spettacolo con quella premessa».
Sfortunatamente, la ABC aveva altre idee, vale a dire un 7 p.m. fascia oraria. «La ABC è tornata indietro e ha iniziato a chiedere di inserire i bambini nello spettacolo in modo da poter attirare un pubblico giovane. Ho detto a chiunque volesse ascoltare che avevamo realizzato “Adam 12” in modo tale che i bambini lo hanno capito senza dover fare cose particolari, ma la rete non ha ascoltato: quando siamo arrivati al punto in cui abbiamo visto bambini alieni giocare a baseball, ho capito che gran parte della premessa originale della serie ci era stata portata via».
Al danno si è aggiunta la beffa, per via della propensione di Larson per i dialoghi pomposi. «Glen voleva aggiungere un senso di ultraterreno ai personaggi e quindi ci hanno dato molti dialoghi artificiosi, quasi shakespeariani. Continuavo a dire a Glen che mi suonava terribilmente falso, ma era lui al comando e io mi limitavo ad eseguire».
McCord racconta che “Galactica 1980” è stato un incubo logistico. L’episodio pilota, originariamente della durata di due ore, è stato improvvisamente ampliato a tre: l’idea era che la serie avrebbe partecipato alla corsa agli ascolti nel palinsesto autunnale. «Ma la rete si è presentata da Glen un paio di settimane dopo il completamento del pilota e gli ha detto che lo volevano come episodio di metà stagione. Ciò significava che dovevamo affrettare tutto, e la lavorazione è diventata folle a tal punto che a un certo punto stavamo girando tre episodi diversi in contemporanea».
«C’è stato un giorno semplicemente pazzesco. Stavamo girando in un teatro di posa con circa cinquanta comparse, loro sono venuti a mezzogiorno con otto pagine di dialoghi e ci hanno detto che dovevamo imparare tutto per essere in un altro teatro di posa alle quattro, così da girare scene di un altro episodio che non avevano nulla a che fare con le scene che stavamo girando in quel momento. È stato tutto un casino».
McCord ha avuto un’esperienza molto più serena nell’episodio di “Monsters” intitolato Rain Dance, in cui l’attore ha interpretato un imbroglione, un mercante di manufatti indiani, che si scontra con un gargoyle. «”Monsters” è stato divertente da fare, e sono rimasto sorpreso, dato il budget limitato e il programma di riprese, di quanto bene l’episodio sia venuto fuori. È stato particolarmente impegnativo per me perché non mi capita spesso di fare il cattivo, e quel programma me ne ha dato l’opportunità», dice.
McCord ha avuto la sua quota di successi sul piccolo schermo, a cominciare da un periodo di quattro anni in “Ozzie and Harriet” nel 1961 e sette anni come ufficiale Jim Reed in “Adam 12”. Come attore sotto contratto con la Universal Kent McCord è apparso anche in numerosi film per la TV, ma è abbastanza schietto da ammettere che apparire in Predator 2 è per lui una grande occasione. «Per quanto riguarda la carriera, questo film mi aprirà sicuramente delle porte. Fare “Adam 12” per sette anni mi ha dato la possibilità di scegliere quello che volevo fare ma, col senno di poi, avrei dovuto regolarmi in modo diverso. Ero sotto contratto alla Universal quindi è stata un’esperienza meravigliosa per me, e ho pochi rimpianti. Ma forse senza quella sicurezza avrei avuto altre possibilità».
«Comunque Ma non ho davvero lamentele», dice l’attore. «Ho avuto una buona carriera fino a questo punto, e per quanto mi riguarda, può solo migliorare».
L.
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A conti fatti, non credo che al buon Kent “Predator 2” abbia aperto più porte di quanto già NON gliene avesse aperte la seconda fallimentare stagione di “Galactica” (tant’è che ha abbandonato la recitazione da parecchi anni, ormai)…
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Giustamente qui si mostra speranzoso e ottimista, visto che sta partecipando a un grande progetto Fox con lecite aspiarzioni da filmone dell’anno, ma temo che già all’uscita di “Predator 2” e relativo tonfo al botteghino sia stata chiara l’assenza di qualsiasi “ri-lancio”, visto poi che qui l’attore si vede davvero un paio di minuti.
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