Nuova puntata del ciclo dedicato alla storia, raccontata per la prima volta con dovizia di particolari, dei due italiani che girarono il loro seguito di Alien (1979).
Alien 2 sulla Terra
La dovizia di particolari con cui Ciro Ippolito nella sua autobiografia ha raccontato la frizzante lavorazione di Alien 2 sulla Terra si infrange contro il silenzio totale sulla sua distribuzione italiana, assolutamente carente. (E non mi sento di fargliene una colpa, vista la qualità improponibile del prodotto.)
Dopo l’uscita «in anteprima nazionale» al torinese Ambrosio del 19 aprile 1980, non si hanno molte altre notizie del film: diciamo che è uno dei tanti prodotti nati morti, e conosciuti molto meglio all’estero, dove hanno invece visto una distribuzione migliore.

da “Stampa Sera” del 18 aprile 1980
Aprire il film con una serie di immagini rubacchiate in giro mette subito in chiaro la qualità del prodotto. Curiosamente è l’unico momento che mi è rimasto impresso dalla mia visione, risalente ormai a una trentina d’anni fa.
Mi preme specificare che l’ottima edizione DVD Minerva Pictures 2014 ha fatto un incredibile lavoro di pulizia dell’immagine e rimasterizzazione, tanto che sembra quasi un film vero! La VHS General Video 1987 che ho noleggiato io nel 1990 o giù di lì si vedeva nella nebbia ed era qualitativamente inferiore a qualsiasi altra videocassetta dell’epoca, anche pirata.
Vediamo Thelma (Belinda Mayne) che partecipa ad una trasmissione televisiva in cui si parla di speleologia, mentre in un altro studio si sta gestendo la diretta su degli astronauti che stanno tornando sulla Terra, con il mondo ancora ignaro dell’“ospite” che forse questi portano. (Anche se non è spiegato niente ed è tutto lasciato alla libera creatività dello spettatore.)
Un momento… la vicenda quindi inizia con agitate scene di studi televisivi, un’ecatombe imminente e una donna alle prese con tecnici e telecamere… ma niente niente fosse una citazione da Zombi (1978) di George A. Romero?
Le scene girate a San Diego senza chiedere il permesso a nessuno, e quindi senza pagare niente, riempiono i primi venti minuti di un film che ne dura solo ottanta, con scene totalmente inutili di gente che gioca a bowling, macchine per strada, paesaggi, quanto è bello ’stu cielo, quanto è bello ’stu mare, tutt’attuorno me pare ch’è turnata ’a giuventù (per dirla con Sergio Bruni) e amenità varie. Finalmente scoccato il 19° minuto vediamo un “qualcosa” sulla spiaggia che aggredisce una bambina, la piccola Lucy, che viene trasformata… in un etto di trippa!
Altre lunghissime scene di viaggi in auto per le strade della California, con i nostri baldi protagonisti che vanno al bar, vanno in bagno, parlottano del più e del meno e infine si vestono da speleologi, così da perdere altro tempo in lungaggini inutili: solo a un terzo del film si entra finalmente nelle grotte pugliesi, e che chèzzo!
Tra una scena di nudismo immotivato, una foto con la Polaroid bene in primo piano, un frizzo e un lazzo, d’un tratto una delle speleologhe si accorge che la pietra blu pulsa. Curiosamente i nostri eroi sono circondati da rocce ma quella pietra “pulsona” non è autoctona: mentre urinava, uno del gruppo l’ha trovata per strada e l’ha regalata a una compagna speleologa. Che fra i giovani è usanza nota regalarsi sassi trovati per terra mentre si urina. Come abbia fatto poi l’Alien a passare dalla spiaggia di San Diego alla strada desertica non ci è dato di sapere.
Ormai è chiaro che non esiste sceneggiatura, e la storia fin qui raccontata dimostra che sarebbe assurdo anche solo cercarla. Semplicemente c’è una pietra che pulsa così come pulsa tutto il film.
Qualcosa qualcoseggia senza sentirsi legata ad una trama o a processi logici, assenti ingiustificati del film, quindi l’Alien fa robe a caso non meglio identificate. Ma è curioso notare che una delle sue vittime finisce a testa in giù… e lentamente la sua testa inizia a staccarsi per via della gravità.
Mi stupisce profondamente come Ippolito non si sia professato anticipatore de La Cosa (1982) di John Carpenter.
L’Alien lascia dei pezzi di carne pulsante in giro, per ragioni estranee alla logica terrestre, mentre i nostri eroi corrono di qua e di là, persi nelle grotte pugliesi. Ma soprattutto, persi in una trama in cui nessuno può sentirti urlare.
A proposito, la protagonista ha poteri misteriosi, in linea con il mistero che avvolge la pseudo-sceneggiatura e ce la rende totalmente incomprensibile, e qui scatta la domanda: come mai Ippolito non ha spacciato la vedenza della sua Thelma come omaggio alla luccicanza del coetaneo Shining (1980) di Stanley Kubrick?
Per ragioni note solo a Ippolito gli Alien d’un tratto assumono la forma delle persone che infettano, probabilmente in un rigurgito di idee rubate a Terrore dallo spazio profondo (1978), ma curiosamente la nostra Thelma c’ha la potenza nella sua vedenza e concentrandosi forte forte ma proprio forte… fa saltare la testa all’Alien sotto copertura. Quindi ha anche poteri da scanner, la nostra eroina, e come mai Ippolito non si è intestato questa incredibile anticipazione dello Scanners (1981) di David Cronenberg?
Persi nelle grotte millenarie, trovare un’uscita in quel labirinto è impossib… fatto, i nostri eroi escono in due secondi. Be’, non era poi così difficile. Fuori però trovano un mondo arido, abitato solo dall’auto dell’agente Joe Maggio, quello che cantava canzoni napoletane nel deserto dell’Arizona.
Gli ultimi dieci minuti di film se ne passano con i nostri eroi che vagano per la Terra disabitata, perché l’Alien tripposo s’è mangiato tutta la popolazione umana nel giro di un paio d’ore.
Posso capire come gli americani apprezzino produzioni demenziali come questa, loro sono convinti che gli europei facciano solo filmacci-spazzatura che imitino malamente le grandi produzioni a stelle e strisce – e purtroppo spesso hanno ragione – non a caso chiamano “Euro Trash” sia la serie A che quella Z. E di certo robaccia come Alien 2 non fa che sedimentare questa percezione.
Commentare ’sta roba non ha senso, sono contento che Ciro si sia sparato tutti i soldi dei fantomatici “Vinzi & Pane” ma a me non ha pagato nessuno per vedere ’sta bojata inutile: visto che il mostro è fatto di trippa, preferisco a rivolgermi a veri professionisti del settore:
L.
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