«Io sono l’inizio e la fine, l’uno e il molteplice. Io sono i Borg.»
Star Trek: Primo contatto (1996)
Non so cosa mi abbia spinto ad iniziare la seconda stagione della serie “Picard“, avendo trovato immonda la prima (vista solo per studiarne i fanta-fucili), forse per semplice inerzia, ma sta di fatto che mi sono rovinato: sia perché finalmente l’ego smisurato di Patrick Stewart, a malapena contenuto dal nostro universo, è riuscito a lasciare spazio ad altri personaggi, cosa mai successa prima d’ora, sia perché… è tornata la Regina, e i suoi crudeli occhi vuoti mi hanno stregato.
È giunto dunque il momento di iniziare un viaggio, e andare spavaldamente là… dove la Alien Queen è diventata la Borg Queen.
Ogni drone è bello per la Regina sua
Il termine inglese drone indica due cose molto diverse: un oggetto meccanico volante telecomandato e il maschio dell’ape domestica, che in italiano invece chiamiamo “fuco”. Non so come mai la stessa parola sia finita ad indicare entrambi, ma è chiaro che quando c’è da creare una razza di creature aliene dal comportamento simile alle api, il termine prima o poi verrà usato.
«Hey, maybe it’s like an ant hive.»
A parte i fortunati collezionisti americani che nel 1991 potevano permettersi di acquistare il Laserdisc di Aliens con il film in versione estesa, solamente chi nel 1999 ha comprato l’edizione DVD del film di James Cameron ha potuto ascoltare il soldato Hudson sdoganare l’idea degli xenomorfi che si comportano come form…
«Bees, man. Bees have hives.»
Scusate, la grintosa Vasquez mi spiega che sono le api ad avere alveari, mentre le formiche hanno i formicai: non credevo che dei rudi Colonial Marines fossero così ferrati in biologia.
La scena inedita, per noi che abbiamo amato Aliens ben prima del Duemila, si chiude con Hudson che anticipa una delle portentose invenzioni del film:
«There’s, like, one female that runs the whole show.»
C’è una femmina che comanda tutto, e Bishop dice ciò che pensano tutti: «Yes, the Queen». Quel luglio 1986 è nata su schermo la Regina Aliena.
È nato anche il termine “xenomorfo” e l’abitudine di chiamare quelle creature bugs (termine che ha fatto impazzire i traduttori italiani) e nessuno li chiama droni, ma è ovvio che lo siano: se hanno un’Ape Regina e si comportano come api, allora i maschi sono droni. (Per comodità dimentichiamoci dell’italiano “fuchi”, tanto chi ci pensa mai all’italiano?)
Arriviamo al 1996 e il trentenne Brannon Braga è lì che freme. Sarà poi noto come creatore di serie, sceneggiatore e produttore, ma agli esordi è un trekie di quelli gagliardi, uno a cui è stato affidato l’episodio finale di “The Next Generation”, che ha sciolto i cuori di milioni di fan in tutto il mondo, tanto che nessuno si è accorto che qualche episodio prima (7×18, 26 febbraio 1994), Braga aveva plagiato smaccatamente Io sono Helen Driscoll (1958) di Richard Matheson – se non conoscete lo splendido romanzo, forse ricorderete il film Echi mortali (1999) con Kevin Bacon – affidando ovviamente a Deanna Troi il ruolo di medium: la trama del romanzo è ricopiata para para a bordo dell’Enterprise, perché solo i grandi rubano. E chi interpreta l’assassino, la cui vittima appare in visione alla medium? Mark Rolston, e non può essere un caso: il celebre ex Colonial Marine di Aliens (1986) sta lì a ricordarci quanta bava aliena ci sia nel cuore di Braga.
Il 1996 è il decennale di Aliens, già girano voci di un quarto film diretto da Danny Boyle (storia vera!) e Brannon Braga è in prima linea: per “Star Trek: Voyager” scriverà l’episodio 3×12 (11 dicembre 1996) in cui le citazioni smaccate si sprecano, e per l’occasione la capitana Janeway entra in modalità Ripley, con tanto di canotta sudata!
Intanto sta scrivendo la sceneggiatura di Star Trek: First Contact, che uscirà il 18 novembre 1996 in première yollywoodiana, e decide di fare la citazione definitiva. Michael Westmore, colui che fisicamente ha creato l’aspetto dei Borg, ci ha rivelato che l’idea originale li vedeva come una razza di insetti, cambiata poi in corsa in una razza di esseri cibernetici. E se usassimo quella loro origine insettoide per paragonarli agli xenomorfi… dando loro una Regina?
Da poco (1995) la britannica BoxTree aveva pubblicato l’oggi ben noto Colonial Marines Technical Manual, cioè pura finzione – scritta da Lee Brimmicombe-Wood – spacciata per “manualistica”, e qui è chiara la distinzione nella “società xenomorfa” fra Queen e worker drone. Mi diverte pensare Braga che consulti questo manuale in una notte buia e tempestosa, poi mentre il fragore di un fulmine illumina la notte, prende la decisione di fare la cripto-citazione più irresistibile di tutte. Chiamare i Borg “droni”, come non erano mai stati chiamati in “The Next Generation” sin dalla loro nascita nel 1989, e consequenzialmente dar loro una Regina. Dopo l’Alien Queen, la Borg Queen. Un ultimo fulmine suggella il proposito. Si. Può. Fare.
Stando al saggio The Making of Star Trek: First Contact (dicembre 1996) di Lou Anders, tra il febbraio e il marzo del 1995 il produttore Rick Berman fa sapere ai suoi autori preferiti, Brannon Braga e Ronald D. Moore, di voler fare un ottavo film di Star Trek incentrato sul viaggi nel tempo, mentre i due autori vorrebbero parlare dei Borg: «semplicemente abbiamo sposato le due idee». Nel raccontare la nascita del soggetto, ecco le parole di Moore:
«Una delle difficoltà di scrivere storie con i Borg è gestire una razza drammaticamente decentrata, non c’è nessuno su cui focalizzarsi, nessun personaggio da esaltare. All’inizio [io e Brannon] abbiamo provato a gestire la Collettività come tale e a non individuare alcun singolo cattivo, una sorta di Aliens, ma anche in quel film alla fine devono trovare la Big Mama. Così siamo arrivati alla conclusione che avevamo bisogno di qualcuno che personificasse i Borg per noi, qualcuno da odiare, qualcuno con cui parlare, qualcuno che desse l’idea di dove stessero andando i Borg. Inoltre, volevamo un modo per coinvolgere Data, il cui percorso alla scoperta dell’umanità forniva un’occasione perfetta. Abbiamo così iniziato a pensare a una sorta di condottiero dei Borg, e fra di noi l’abbiamo chiamata Borg Queen.»
Cos’altro serve a dimostrare che entrambe le regine aliene sono fatte della stessa pasta?

«Hail to the Queen, baby» (semi-cit.)
«Vide il volto di una donna, bianco pallido ma allo stesso tempo ammaliante, il cui penetrante sguardo di ghiaccio evocava memorie antiche.»
dal romanzo-novelization di J.M. Dillard
(continua)
L.
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