Continuo a trovare storielle brevi aliene che mi sono perso per strada durante gli anni. In questo caso si tratta di Aliens: Once in a Lifetime, scritta da Mark Schultz e Philip D. Amara, con i disegni di Rick Leonardi.
Apre il numero 140 (febbraio 1999) del mensile “Dark Horse Presents“.
La casa utilizza questa storiella per promuovere l’inizio della più importante Aliens: Apocalypse (1999), sempre di Schultz, quindi qui ci viene introdotto il dottor Tellurian (con tanto di civetta!) della compagnia Geholgold che affida alla giovane ricercatrice Natasha Pho il compito di raggiungere la dottoressa Kira Nix su Tirgu-Mires, un piccolo pianeta disabitato su cui sta portando avanti diversi esperimenti sui Linguafoeda acheronsis.
La voglia di usare questo nome latino, sia qui che in Apocalypse, spinge Schultz a piegare un po’ la cronologia aliena: LV-426 è stato ribattezzato Acheron solo nel 2157, quando cioè è stata impiantata la colonia di Hadley’s Hope (protagonista degli eventi del film Aliens), mentre Tellurian usa il latinismo acheronsis nel 2142, visto che gli eventi si svolgono dichiaratamente a vent’anni di distanza dall’incidente della Nostromo.
La data del 2157 come fondazione di Hadley’s Hope in realtà se l’è inventata come sempre S.D. Perry in quello scrigno di fantasie che è Alien: The Weyland-Yutani Report (2014), ma in Aliens (1986), che si svolge nel 2179, viene esplicitamente detto che la colonia umana si trova lì da più di vent’anni, quindi come tempistica è più che sicuro che al momento in cui Tellurian inizia i suoi esperimenti con gli alieni non esista alcun nome Acheron, quindi chiamarli acheronsis è stata una forzatura dell’autore.
Su Tirgu-Mires la dottoressa Pho scoprirà che gli xenomorfi sono regrediti ad una forma evolutiva molto più innocua e pacifica, adattandosi all’ambiente diverso: che il loro metabolismo sia adattivo e quindi quelli incontrati dagli umani siano solo delle derive estremamente violente? Siamo ad un passo da nuove grandi scoperte e idee, purtroppo tutte infrante da Apcalypse, molto al di sotto delle aspettative.
Sembra che la Dark Horse volesse iniziare un nuovo corso per gli alieni ma forse la risposta del pubblico non ha permesso di continuare su quella linea.

Una delle rarissime apparizioni del pulse rifle
Una storiella buona e un ottimo aperitivo alla più corposa saga, che però sarà più ambiziosa nelle intenzioni che nell’esecuzione. (Anche se Prometheus e Covenant hanno curiose similitudini da elementi di quella storia.)
L.
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Non l’avevi notata nel secondo volume Grandi Maestri della saldaPress?
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Il prezzo e la scelta dei testi mi ha sempre tenuto lontano dall’acquisto di quei due volumi: ora che sono riuscito a farmeli regalare sto pian piano colmando le lacune 😉
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Quante storie aliene interessanti (pur se magari, come nello specifico Apocalypse, non tutte altrettanto riuscite) si scoprono nel passato della DHC… e che magari avremmo già potuto scoprire ai tempi, se solo l’iniziativa editoriale della Phoenix a fine anni ’90 avesse avuto successo (non includo la Play Press di quello stesso periodo, troppo incentrata sui crossover DC) 😦
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Tanti ci hanno provato, non possiamo proprio rimproverare nulla alle case italiane, anzi: sono state fin troppo fiduciose con un universo che in Italia non sembra aver mai dato molte soddisfazioni.
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