Finalmente la Dark Horse Comics torna a presentare storie complete, invece dei soliti poco soddisfacenti one shot, e il 1999 si apre con una delle rare saghe aliene giunte in Italia, finita l’epoca PlayPress: Aliens: Apocalypse – The Destroying Angels.
Per la storia chiamano un grande Mark Schultz (autore che per la DHC ha firmato Star Wars, Predator e Tarzan, e che ritroveremo nel mitico Aliens vs Predator vs Terminator), mentre i disegni – che onestamente non mi fanno impazzire ma non sono male – sono affidati a Doug Wheatley, che esordisce alla DHC con questa storia per poi passare a Star Wars e Conan: recentemente lo abbiamo gustato nelle copertine di Predator: Hunters (2017).
La storia si svolge vent’anni dopo la “contaminazione” della Nostromo. (Per chi avesse passato gli ultimi trent’anni in coma, mi riferisco agli eventi del film Alien di Ridley Scott.) E quindi circa cinque anni dopo gli eventi di Alien: Isolation (2014).
Mentre la Weyland-Yutani ha passato questo tempo a studiare gli xenomorfi per farne armi – finendo sempre con i propri scienziati smangiucchiati – il consulente Lucien Keitel vede più lontano: vede al di là delle stelle. Fonda la Geholgod e studia i dati astronomici trovati nel Relitto, riuscendo ad identificare nel Sistema Shambleau un’altra astronave simile a quella trovata anni prima nel Sistema Reticuli Zeta 2.
Un anno dopo parte con la sua navicella sperimentale Savannah, in grado di piegare lo spazio-tempo così da coprire lunghe distanze, raggiunge il relitto e scopre anche qui lo stesso identico Pilota “fossilizzato”. (Siamo ancora lontani dalla stupida trovata del film Prometheus di distruggere questa razza trasformandola… in tute spaziali!)
Manda sulla Terra rapporti regolari, che però con il tempo si fanno sempre più discontinui: al momento attuale, quando inizia questa storia, da un anno e mezzo la squadra del dottor Keitel non dà più notizie di sé.
La Geholgod vuole indietro il dottore ma soprattutto le informazioni che ha acquisito, così ingaggia la Throop Rescue and Recovery: team privato di recupero guidato dalla grintosa Alecto, una squadra indipendente che non fa domande e quindi è perfetta per operazioni da non pubblicizzare in giro.
Il dottor Keitel è un grande uomo, ma i grandi uomini sono spesso imprevedibili. E alla grandezza si giunge sempre al prezzo di grandi sacrifici.
Cosa sta facendo Keitel a bordo del nuovo Relitto alieno? Cosa ha scoperto che non vuole condividere con la sua stessa compagnia? Questo dovrà scoprire Alecto e la sua squadra, che parte a bordo della Rachel alla volta del Sistema Shambleau.
Come da copione, appena entrati nel relitto trovano solo cadaveri ed un alieno particolarmente agguerrito, che inizierà a seminare vittime tra i membri del team.
Ripartiti dal Relitto, i superstiti atterrano sul pianeta alla ricerca del dottor Keitel per avere spiegazioni. Scopriamo così che l’uomo sta portando avanti ricerche sulla razza aliena partendo dal presupposto che è già stata sulla Terra, milioni di anni fa, facendo estinguere quasi del tutto la vita sul pianeta.
Un risultato delle sue ricerche è il vaccino Rhodes, una sostanza che permette di camminare in mezzo agli alieni senza problemi: un eau de xenomomorph dagli innegabili vantaggi!
La storia di Schultz è molto affascinante e decisamente più complessa della media delle storie aliene, con una visione molto ampia e per certi versi “cinematografica”: non è un caso che il film Prometheus abbia rubacchiato alcuni elementi di questa saga.
Senza svelare i vari colpi di scena, posso dire che il monito è: dopo milioni di anni gli alieni – che Keitel chiama “angeli della distruzione” – torneranno a riportare l’equilibrio nell’universo, colpendo la razza dominante… cioè quella umana! Siete pronti?
Grande merito va alla Gazzetta dello Sport e Panini Comics che nel 2006 portano in italiano la saga – Apocalisse. Gli angeli della distruzione, con la traduzione di Andrea Toscani – per il numero 8 della collana da edicola “Dark Side. Il lato oscuro dei fumetti”, volume che contiene anche Aliens: Alchemy (1997).
Recuperate il volumone, perché ne vale davvero la pena.
Chiudo con la cover gallery:
- Cover di Mark Schultz
- Cover di Mark Schultz
- Cover di Mark Schultz
- Cover di Mark Schultz
- Cover di Mark Schultz
- Pubblicità del dicembre 1999
L.
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Le copertina di Mark Schultz sono bellissime, lui è sempre stato bravo a disegnare belle ragazze e mostri minacciosi, non poteva non cimentarsi anche con Alien 😉 Cheers
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In fondo l’universo alieno si basa proprio su donne e mostri 😉
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Esatto sembra fatto dal sarto per Schultz, che è un gran talento, peccato lavori poco, anche perché specialmente come disegnatore è certosino, quindi abbastanza lento. Cheers
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Era stata un’iniziativa niente male davvero quella della Gazzetta/Panini, purtroppo rimasta isolata e per di più sfuggita a non pochi fan all’epoca, credo: i tempi non erano ancora maturi per riproporre l’universo alieno in edicola. E spero con tutte le mie forze che oggi, finalmente, lo siano…
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Facciamo tutti il tifo per questo, anche se il peso dell’universo alieno nella cultura popolare mi sembra sempre più leggero…
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Se posso darti un consiglio, di Mark Schultz dai un’occhiata a Xenozoic Tales. Secondo me è una chicca e lui è davvero molto bravo.
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Me l’hanno consigliato anche altri e prima o poi lo leggerò di sicuro, grazie 😉
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