[1997-12] Aliens: Kidnapped – L’uovo infetto

Cover di John Bolton

Sul finire degli anni Novanta c’è ancora una casa coraggiosa che non vuole arrendersi all’evidenza, cioè al fatto che l’Italia non è un paese per i fumetti di Aliens.
Ormai la PlayPress ha tirato i remi in barca – immagino perché non si siano raggiunte le vendite sperate – e così arriva la Phoenix di Daniele Brolli.
In un’altra occasione, e in un altro blog, vi parlerò di quanto è geniale Daniele Brolli e di quanto io lo stimi: qui mi limito a dire che, sebbene non ci conosciamo, condividere con lui anche la passione “aliena” è un grande motivo di vanto per me.
Purtroppo le cose non vanno come sperato, presenta due Alien Comics e ne annuncia un terzo che non uscirà mai: l’esperimento è concluso…

Dopo Aliens: Labyrinth dell’aprile 1999, nell’ottobre dello stesso anno è la volta di Aliens: Kidnapped, presentato con l’aggiunta del titolo L’uovo infetto e la traduzione di Margherita Galetti.
La storia risale al dicembre del 1997 e ai testi c’è la coppia di americani Jim WoodringJustin Green, mentre ai disegni troviamo il bonaerense Francisco Solano López.

Grande Giove…

Il traffico di uova aliene è ormai pratica comune nello spazio, e se gli onesti dottori illegali non le vogliono… qualche barista nei peggiori locali di Caracas se le prenderà.
Con un numero impressionante di personaggi messi in scena, tutti ritratti con pochissimi gesti, gli autori raccontano l’incredibile viaggio di un “uovo infetto” – cioè un uovo alieno dal colore rosa, dovuto probabilmente a qualche strana malattia – che passa di mano in mano, di pianeta in pianeta fino ad arrivare ad un “pianeta vacanze” per ricchi, un paradiso artificiale per pochi eletti. Pochi ricconi che si ritroveranno senza difese con un alieno affamato e malato in mezzo a loro.

Ecco come neutralizzare un chestburster!

Devo essere onesto, non ricordavo una sola virgola della prima lettura, e rileggere questo albo per il blog non è che mi abbia convinto. L’idea è bella ma era perfetta per una delle storielle di Dark Horse Presents”, non per un volume cartonato di più di 80 pagine! (Ricordo che l’edizione italiana si rifà all’edizione TPB del febbraio 1999, quindi “stava sul pezzo”.)
I disegni sono belli e tutto quanto, ma è una storiellina indegna dell’universo xenomorfo: che tristezza al pensiero che è una delle ultime storie apparse in italiano per molti anni a venire…

Chiudo con la cover gallery:

L.

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