Alien: Covenant (2017) Recensione nuclearizzata

Questa recensione esce in contemporanea anche sul mio blog Il Zinefilo: ebbene sì, Alien: Covenant merita di finire nel mio blog di filmacci…

«Io stabilisco la mia alleanza con voi», dice Dio nel Genesi (9,9) e la King James Version traduce in inglese «I establish my covenant with you»: qualcosa mi dice che la fase mistica del vecchio Ridley Scott è ancora in corso, anche se tenuta drasticamente sotto controllo grazie probabilmente a farmaci appositi. (Il crocifisso della protagonista di Prometheus qui viene sostituito direttamente da un chiodo della Croce, ma viene “mascherato” con una trovata di sceneggiatura da darsi schiaffi in faccia.)

«Dietro il secondo velo poi c’era una Tenda, detta Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza (ark of the covenant)» così leggiamo nella versione CEI di Ebrei (9,3-4), dove incontriamo la “custodia” delle Tavole della Legge, in pratica il simbolo dell’alleanza tra Dio e gli uomini, molto citata nella Bibbia (soprattutto nel Genesi).

E un giorno Ridley venne e mi diede le tavole delle 10 Parole che dovevo dire in questo film…

Con Prometheus (2012) il vecchio Ridley Scott ha dimostrato una fortissima fase religiosa (di grana grossa) che influisce pesantemente sulla sua opera, ma sembra che ora le premesse siano diverse: se nel 2012 la nave protagonista del film si chiamava come il dio greco che rubò la conoscenza agli dèi – a simbolo dei protagonisti che commettono l’atto sacrilego di disturbare la divinità stessa per averne conoscenza – nel 2017 la nave si chiama come il simbolo stesso dell’alleanza con Dio: basta sfide, basta dèi pagani, basta idoli glabri e bianchicci, basta alieni tentacolari che sembrano divinità di Cthulhu, basta mostri gigeriani nati dalla perturbante fusione di genitali umani con strutture meccaniche industriali – perfetto simbolo di un’epoca in cui il corpo umano si stava sempre più trasformando in tecnica. Basta con tutto questo, nel 2017 l’unica divinità è il cinema fan-service: solo che Scott odia i fan…

Allora, ragazzi, la parola d’ordine è: smerdiamo tutto lo smerdabile!

Appena uscito Aliens tutti andavano da Ridley a chiedergli: «Maestro: quando farai un nuovo Alien?» e lui sputava in faccia a tutti: si sarebbe fatto inseminare da un facehugger piuttosto che dirigere un nuovo Alien. Ricordo ancora quando iniziai a navigare in Internet – nel 1997, giusto in tempo per seguire l’uscita del quarto film alieno – e le rozze pagine web dell’epoca erano piene di fan alieni che invocavano il Maestro («Ridlè nun ce lascià») e lui che nelle interviste pisciava addosso a tutti.

Poi sono arrivati gli anni Duemila e il cinema è fallito di brutto, gli incassi miliardari di un tempo sono scomparsi e il “tocco dei Maestri” si è appannato: tutti i grandi hanno cominciato a vivere di rendita e da Ingegnere Ridley è diventato sintetico, costretto ad agitare bishoppamente il suo coltello registico nella speranza di azzeccare qualcosa. Ritrovatosi versione androide di se stesso, sentendosi fantasma dello Scott passato – in una recente intervista non ha saputo citare un proprio film se non I duellanti, a dimostrazione che i più di 20 titoli successivi non è che li porti proprio nel cuore – alla fine dunque la Regola aurea-capezzonica del Duemila («Tutto ciò che fino ai Novanta era no, ora è sì») ha spinto Ridley nel 2012 alla morte autoriale: quell’atto di sgradevole onanismo pubblico dal titolo Prometheus. (Che risponde alla annosa domanda: «Come sarebbe stato Alien nel 1979 se ci fossero stati i soldi a disposizione?» Un clamoroso flop, ci dicono i dati dei botteghini…)

Questa scena la voglio… Avete presente Prometheus? Be’, peggio!

Tutti venerano Ridley con la faccia sotto i suoi piedi, e può camminare quanto vuole, ma nel cinema contano solo gli incassi. E lì Ridley toppa di brutto. Il genio della truffa (2003), Le crociate (2005), Un’ottima annata (2006), American Gangster (2007), Nessuna verità (2008), Robin Hood (2010): tutti sonori flop al botteghino, segno che tutti quelli che a chiacchiere dicono di amare Scott poi non vanno a vedere i suoi film al cinema. Servono altri motivi per spiegare la scelta di Ridley di tornare ad uno dei suoi pochi successi storici?

Quanto posso stimare un regista che è sceso così in basso da mangiare con gusto nel piatto in cui ha sputato per vent’anni? Come faccio a vedere i suoi film alieni ignorando che sono diretti dallo stesso che per anni ha pisciato addosso ai fan come me che gli chiedevano un nuovo film alieno? Gli stessi fan che ora gli stanno pagando la pensione grazie al suo delirante piano di fare non si sa più quanti film alieni in rapida sequenza… lui che si sarebbe ucciso piuttosto che farne anche solo uno?
Serve stringere una nuova alleanza con Dio Scott: serve una nuova Covenant per accettare le sue nuove leggi capezzoniche…

Ora eseguirò un requiem per regista fallito.

«Àmbula!» Ecco, l’alleanza è già a rischio: dopo esattamente due minuti voglio abbandonare la sala.

Alle ore 13.35 di una torrida domenica romana sono da solo in un grande cinema del centro della Capitale: tutti vanno a vedere quel drammone pesantissimo e strappa-lacrime di Famiglia all’improvviso: credono sia una commedia, poveracci… L’enorme sala è tutta per me, arriveranno due o forse tre persone, in pratica è una visione privata.

Nel buio della sala nessuno può vederti arrossire per il cumulo di cazzate che vengono sparate fra Weyland (di nuovo il totalmente inutile Guy Pearce) e Daniel (Michael Fassbender). La solita roba dozzinale del riccone che considera tutto inutile se non trova la risposta alla domanda più banale e inflazionata del mondo: chi ci ha creati? Al che risponde l’arguto androide: «Se tu hai creato me, chi ha creato te? E se la mucca fa mu, perché il merlo non fa me?» E questo è il miglior dialogo del film!

Poi d’un tratto Weyland vuole testare le capacità motorie di David, e gli dice «Cammina!» No, troppo semplicistico. «Alzati e cammina!» No, troppo biblico. Ah, aspetta, ci sono: «Àmbula!» E lì la mascella mi casca per terra: a due minuti di film voglio già scappare via urlando nella notte…

David ambulà, Weyland ambulì

Una bieca e discutibile operazione di marketing selvaggio ha fatto sì che tutte le clip viste su YouTube… non sono presenti nel film!

Giustamente in questi tempi social tutti sono più che informati, quindi diamo loro in pasto alcune clip girate apposta così che non si rovinino dei brani di film. Ma metti che qualcuno non le ha viste? Non saprebbe che la missione è costituita da sole coppie per ripopolare un nuovo pianeta, visto che non viene mai detto (anche se è intuibile). E magari si chiederebbe perché hanno chiamato James Franco a fare lo stesso ruolo che fu di Kevin Costner ne Il grande freddo (1983)… cioè a fare il morto!

Il film è iniziato da cinque minuti e già voglio picchiare Scott con un giornale arrotolato…

In verità vi dico: nessuno vedrà questa scena nel film!

La trama è inutile: avete presente il primo Alien? Ecco, questa è la parodia!

Qual è uno degli elementi più presi in giro dei film horror? Che quando c’è un mostro in giro… la ragazza va a fare la doccia: ce l’ha ricordato anche Allen (2012) di Leo Ortolani! Be’, Scott vuole fare le cose in grande, quindi… manda ben due sue donne a farsi la doccia! Aspetta che lo ripeto: con un mostro che sta massacrando tutti… due personaggi femminili in due momenti topici vanno a farsi la doccia! Secondo voi… che fine fanno questi personaggi?

Quanto sono stato ottimista a giudicare stupide molte trovate di Prometheus: non sapevo ancora quanto potesse cadere in basso Scott…

Ma se non faccio la doccia mentre c’è un mostro in giro, quando mai la devo fare?

Nel cinema horror c’è sempre un Momento Idiota, una trovata non propriamente intelligente che però mette in moto la trama. Potremmo stare a parlare a lungo su quanto sia stato furbo Kane a mettere la faccia sopra un uovo alieno, nel film del 1979, comunque ha messo in moto la trama, che è una logica e strutturata conseguenza di quel Momento.

Purtroppo però ci sono anche i Momentini, trovate ridicole e stupide che servono a guidare la trama quando sceneggiatori incapaci – guidati da registi pigri o folli – non sanno come farla andare avanti. Prendere un fucilone, sparare diecimila proiettili a casaccio e quando poi finalmente hai il mostro nel mirino… click… finite le munizioni…. Ecco, questo è un ridicolo Momentino che serve agli autori che non sanno come andare avanti.

Alien: Covenant è un unico, lungo, imbarazzante Momento Idiota inframmezzato da Momentini idioti a pioggia. Non esiste un solo passaggio causale nella storia: come se Scott avesse rubato il Motore ad Improbabilità Infinita di Douglas Adams, nella trama avviene solo ed esclusivamente tutto ciò che è altamente improbabile che avvenga. E quando succede, come conseguenza accade solo ciò che è più improbabile.
È come se lanciassi una monetina per decidere ma quella si incastrasse sul soffitto, e come conseguenza crolla tutto il soffitto perché mancava un’ultima bottarella per cedere: questo è lo stile di questo film.

Il più brutto alieno della storia del cinema…

La resa visiva è perfetta, indiscutibile. Nei titoli di coda – che ho visto dal primo all’ultimo – ci sono eserciti di centinaia di nomi di tecnici bravissimi che hanno creato un prodotto stupendo: è stato un piacere vedere l’esteriorità del film su grande schermo, ma la storia è così scritta male e i personaggi cosi ridicoli e superficiali che è stato un piacere amaro.

Perché introdurre quello stupido robottino per poi dimenticarlo per strada?

Una preghiera colma di tristezza va al personaggio dell’Ingegnere, che con crudele determinazione – come solo un padre malvagio può avere – Scott ha spazzato via dall’universo, così: per pura cattiveria cieca.

Nel 2012 Ridley aveva spazzato via trent’anni di universo espanso alieno inventandosi un personaggio stupido, che non parlava perché non si sapeva che cacchio fargli dire. Resosi conto di aver commesso un errore madornale – e accortosi che la Dark Horse aveva sviluppato un’ottima lunga saga a fumetti con quel personaggio – visto che Ridley odia i fan ha deciso di spazzare via l’Ingegnere nel momento in cui i fan cominciavano ad abituarsi a quel delirio. (Beffa delle beffe, all’entrata in sala il cinema ti regala un fumetto in italiano che ora è bellamente contraddetto dal film stesso!)
Scott ha trascinato suo figlio Ingegnere sulla montagna e l’ha sgozzato senza battere ciglio. Ancora mi chiedete di stringere un’Alleanza con un Dio così crudele e inutilmente malvagio?

Ridley Scott dà, Ridley Scott toglie…

Un picchio sul tavolo, un monitor con quadrati mobili: marchette sparse per far contenti i fan del primo film. (Non è chiaro perché  una nave super-mega-tecnologica, mille volte più sofisticata della Nostromo che la seguirà, debba avere dei quadrati che si muovono su uno schermo: sarà uno screensaver?)

Sto ancora girando Assassin’s Creed o sono già sul set di Alien: Covenant?

Inutile infine girarci attorno: Michael Fassbender è l’attore strappamutande del momento: gli articoli delle riviste – curiosamente a scrivere della saga aliena chiamano sempre donne! – testimoniano la voglia di vedere l’attore innegabilmente bello, e Scott lo sa. Ritaglia per lui il 70% della trama, fatta di inutili pipponi sbadigliosi e di scene in cui Michael si suona il piffero. (Sarà una sottile metafora?) La grande perizia tecnica si raggiunge quando Fassbender combatte contro se stesso: uau, che trovata geniale e innovativa! Peccato che già lo facesse Jet Li in The One (2001) e prima ancora Van Damme in Double Impact (1992).
La tecnica di Scott è eccellente, ma sono le idee ad essere drammaticamente vecchie, quando non stupide.

Come? Devo recitare? Ma non sono solo una comparsa?

Katherine Waterston è in primo piano nelle foto di scena ed è stata l’unica intervistata dai giornalisti: in realtà il suo ruolo è drammaticamente secondario. Come dicevo, il film si regge sui Momenti Idioti, non sui personaggi: questa inutile Ripley dei poveri non fa una mazza e mai, in alcun punto, crea un legame con lo spettatore: se il suo personaggio venisse cancellato da un montaggio alternativo – tipo la povera Shaw di Noomi Rapace, distrutta e umiliata da Scott – nessuno se ne accorgerebbe. Perché la scena è tutta per il doppio Fassbender e il suo piffero…

Dai titoli di testa sembra di capire ci siano altri attori: io però non li ho visti…

A Scotte, e facce recita’ pure a noi!

Alien: Covenant è la Fiera dei Tocconi: quando scendi su un pianeta alieno, a miliardi di anni luce da tutto, cos’è che fai? Tocchi tutto, annusi i fiori alieni e ti vai a fumare una bella sigaretta seduto sul letame alieno: vuoi mettere come si sente una Marlboro a miliardi di anni luce dalla Terra?

Come faccio a immedesimarmi con ridicoli personaggi buttati sullo schermo a cacchio? Come faccio a cadere in tranelli di sceneggiatura che possono convincere solo un bambino che non ha mai visto un film horror? Quello finale sarebbe un colpo di scena? Una poveracciata ovvia, palese da mezz’ora, sarebbe il grande finale? E questo sarebbe il grande Ridley Scott? Che cerca di comprarsi i fan con una tamarrata che dovrebbe richiamare il mitico Powerloader del secondo film?

Camerooooon! Scendi giù, pure in vestaglia: ‘sto regista perde colpi!

Va be’, in questo pianeta deserto e morto che è il cinema, con in giro un essere alieno che ha le sembianze di Ridley Scott, io faccio quello che fa qualsiasi personaggio di un film horror: voi rimanete uniti, che io vado un attimo in quella grotta buia… che come Rat-Man mi scappa la caccona!

L.

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