Un mio lettore, Sam, la settimana scorsa ha sollevato una questione davvero spinosa: come si traduce in italiano il nome facehugger?
Sam mi ha fatto notare il tentativo fallimentare di alcune rese italiane, così subito ne è nata questa piccola ricerca.
Facehugger:
come si traduce?
La prima apparizione del facehugger è ovviamente nel primo film, Alien (1979), dove però non è mai nominato.
Quando Alan Dean Foster è chiamato a scrivere la novelization del film, si trova costretto a descrivere in qualche modo quell’esserino, così ecco il risultato dal quinto capitolo del romanzo, con la traduzione italiana di Pierluigi Cecioni (Sonzogno):
«All’interno dell’ovoide era chiaramente visibile un minuscolo orrore. Giaceva ordinatamente avvolto su se stesso, compatto e delicato, fatto tutto di carne gommosa filigranata. A Kane sembrò parte di un incubo da delirium tremens estratto da una mente per ricevere solidità e forma.
La cosa aveva essenzialmente la forma di una mano con molte dita, lunghe e ossute, ripiegate nel palmo. Assomigliava molto alla mano di uno scheletro, a parte le dita in più. Dal centro del palmo si estendeva qualcosa, un corto tubo di qualche genere. Sotto la base della mano era avvolta una coda muscolosa.
Quindi nel 1979 abbiamo un minuscolo orrore (tiny nightmare) con la forma di una mano (in the shape of a hand).
Quando però insieme al film esce il disco in 33 giri (LP) della colonna sonora firmata da Jerry Goldsmith, il titolo della seconda traccia fa quello che nessuno dei film della saga aliena ha il coraggio di fare: battezza l’essere “a forma di mano”: The Face Hugger. In pratica… il nome l’ha inventato Jerry Goldsmith!

Facehugger Attacks Ripley (da Production Stills / AVP Galaxy)
Arriva Aliens (1986) e nella base di Hadley’s Hope la nostra Ripley si chiede:
«So there would have to be a lot of these parasites. […] Each one of these things comes from an egg, right? So who’s laying these eggs?»
Al momento di doppiare il film, Sergio Jacquier adatta la frase alla perfezione:
«Ce ne dovrebbero essere tanti di questi parassiti. […] Ognuna di queste cose nasce da un uovo, vero? Ma chi depone le uova?»
Intanto, chino sulla scrivania a scrivere la novelization, il nostro Alan Dean Foster è “ispirato”: ha potuto leggere gli appunti di Cameron, dove il canadese “battezzava” tutto il battezzabile, dai mezzi militari alle varie creature? Oppure magari mentre scriveva aveva nello stereo la colonna sonora del primo film e gli è cascato l’occhio sul titolo della traccia 2? Comunque sia andata d’un tratto appare una parola mai pronunciata nel secondo film:
«These things, the parasitic facehugger form, come from eggs. So where are all the eggs coming from?»
Il romanzo arriva in Italia e Roberto C. Sonaglia lo traduce per Sonzogno: come rendere in italiano facehugger? Semplice: lo si ignora!
«Questi cosi, queste mostruose forme parassitarie, nascono da uova. Perciò dove sono le uova dalle quali provengono?»
Il traduttore italiano in generale preferisce “mostriciattoli” e come dargli torto? Sarebbe stato meglio “stringifaccia”?
Il terzo film fa tirare un sospiro di sollievo perché il “mostriciattolo” appare brevemente e Foster non ci pensa a citarlo per nome:
«More than any other terrestrial creature it resembled a horseshoe crab with a flexible tail.»
La traduttrice italiana della novelization, Sofia Mohamed Hagi Hassan, si sente particolarmente ispirata e così rende la frase:
«Più che a qualunque altra creatura terrestre somigliava ad uno xifosuro, una sorta di granchio antidiluviano con una coda flessibile.»
Xifosuro? Possibile non ci fosse un modo più semplice per tradurre horseshoe crab (“granchio a ferro di cavallo”)? Che so… solamente “granchio”…
Comunque nel frattempo l’Alien Universe si è ampliato e i fumetti sono esplosi, tanto che vengono chiamati vari autori a novellizzare le loro storie: purtroppo la trilogia di Verheiden non sembra citare i nostri “mostriciattoli”, né lo fa Steve Perry quando trasforma quelle sceneggiature in romanzi.
Per trovare un facehugger dobbiamo attendere Alien Harvest (1994) di Robert Sheckley, trasposizione romanzata del fumetto Aliens: Hive (1992) di Jerry Prosser.
«Larrimer tried to join them, but a long black arm came out of nowhere and caught him in midstride. He jerked around like a trout on a hook as the alien brought him close to his face. Then it released the facehugger, and Larrimer fell to the ground, moaning and twitching.»
In un raro momento di coraggio, “Urania” Mondadori porta il romanzo in Italia nell’ottobre 1996 – con il titolo Alien. Dentro l’alveare – e lo affida alla traduzione di Riccardo Valla:
«Larrimer cercò di unirsi a loro, ma un braccio nero e lungo, spuntato da chissà dove, lo afferrò non appena si mosse. L’uomo si agitò e si contorse come un pesce preso all’amo, quando l’alieno se lo portò davanti alla faccia. Un colpo dello spaccadenti e Larrimer finì a terra, sussultando e gemendo.»
Spaccadenti? Un attimo, ma non è che si sta confondendo la seconda bocca aliena con il facehugger? Boh…
«Meglio un proiettile in bocca che un morso di spaccadenti.
(He preferred a slug in the mouth to a facehugger.)»
Il 1997 è il turno di Alien Resurrection ma anche qui c’è il silenzio: per la quarta volta il cinema declina ogni responsabilità e tace il nome del facehugger, lasciandolo nelle mani dei romanzieri.
Non sembra disposto ad impantanarsi nel discorso Terry Bisson, che scrive l’Official Junior Novelization del film, giunta in Italia per Fanucci Editore con traduzione di Maurizio Nati:
«Qualcosa cominciò a scivolarne fuori [dalle uova], affamato…»
Molto più completa è invece l’ottima Ann Carol Crispin, che negli anni Ottanta scriveva novelization per “Star Trek” e “Visitors” e che al contrario di Foster non si limita a raccontarci per iscritto quello che si vede su schermo: scrive un vero e proprio romanzo su Alien Resurrection, ampliato rispetto alla sceneggiatura base e molto gustoso.
«Twenty face huggers embraced twenty human heads, their oxygen bladders generously pumping air into the humans, sustaining their lives.»
Quando la novelization arriva in Italia per RCS, diventa:
«Venti Alieni abbracciavano venti esseri umani, pompandovi aria dai loro generatori di ossigeno e mantenendoli in vita.»
Può sembrare che il traduttore Sergio Mancini voglia rimanere sul vago, ma il peggio deve ancora arrivare.
«Call found that the thought of losing Ripley, especially to one of those terrible face-huggers, was more than she could handle.»
Diventa:
«Scoprì che non riusciva a sopportare il pensiero di aver perso Ripley, specialmente per colpa di uno di quei terribili mangiafacce.»
Abbiamo un vincitore: “mangiafacce” le batte tutte!
La soluzione italiana migliore l’ha trovata la traduzione anonima del manuale di gioco di Aliens vs Predator 2 (Sierra 2001), in cui il primo livello del giocatore alieno è proprio nella forma di facehugger:
Un facehugger è mosso da due soli istinti: rimanere in vita e trovare un organismo ospite valido nel quale innestarsi. Per assalire in un bersaglio – “facehug” – prendi la mira e premi il tasto di balzo o quello di fuoco. Se colpisci il bersaglio al di sopra della vita riuscirai a completare il “facehug”.
A proposito di videogiochi, il mio lettore Lorenzo mi scrive
Per curiosità sono andato a rileggere il libretto di Alien Trilogy per PSX e lì è tradotto come “mostro incubatore” (non male, rende il concetto); in spagnolo è tradotto “se pega a la cara” (si attacca alla faccia), non male neanche questo 😀
Stuzzicato, sono corso a consultare la mia copia per PC di Alien Trilogy (Acclaim 1996) e scopro che, malgrado quanto ricordassi, all’interno c’è tanto di manuale con supplemento tecnico!
Purtroppo tutte le lingue del manuale traducono i vari nomi (come si vede nella foto qui sotto)… tranne quelli più intraducibili, come chestburster e facehugger. Il massimo che la versione italiana azzarda è prendere la versione originale separata (Face Hugger) e renderla una sola parola (Facehugger). Evidentemente il manuale della PSX citato dal mio lettore è più coraggioso…
L’universo alieno espanso arriva solo in minima parte in Italia, e raramente ci sono dei facehugger nella storia preferendo le forme adulte. Se vi siete imbattuti in altre traduzioni fantasiose del nome, fatemi sapere.
L.
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Xifosuro è bellissima (nel suo contesto), del resto già dal primo Alien si accenna alla primordialità di queste forme aliene.
“Spaccadenti ” in un primo momento mi ha lasciato spiazzato ma penso di aver capito, forse chi ha tradotto era un fan e ha fatto i compiti a casa concedendosi qualche libertà, infatti nel primo Alien il “mostriciattolo” spaccava la visiera di Kane e dimostra avere una forza inimmaginabile, possiamo dunque supporre che se volessi opporti alla sua penetrazione chiudendo la bocca, questo ti spaccherebbe i denti. Quindi invece di focalizzarsi sull’abbraccio della faccia si focalizza su un altro dettaglio plausibile, però non si è mai visto l’essere rompere i denti a nessuno nei 6 film alieni quindi capisco che possa lasciare un attimo spiazzati. Una libera interpretazione coraggiosa.
Mi piace quando Hudson in Aliens parla di granchiacci, ho sempre pensato si riferisse ai “facehugger”. Non apprezzo moltissimo il fatto che i fan italiani si siano arresi a nominarli all’inglese in mancanza di una traduzione ufficiale ma è una cosa comprensibile in questi ambiti. Eppure “mangia-facce” sarebbe stato un ottimo candidato.
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Poi con calma devo andare a rivedermi cosa dice in originale per “granchiacci”…
Comunque qualsiasi traduzione italiana temo perda fascino…
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Temo che si riferisse agli alieni (lo dice quando Ripley propone che qualcuno andasse a riallineare manualmente l’antenna) ma il mio pensiero va sempre alle mani stupratrici
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Sì, ricordo il brano ma mi serve il minutaggio preciso per andare a controllare il testo: probabilmente dice “bug”, il termine con cui sono sempre indicati gli alieni, ma vorrei sincerarmi 😉
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Sono quasi certo che fosse bugs, hai ragione.
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se proprio vogliamo cercare un’espressione omologa in italiano, adattando invece di tradurre pedissequamente (abbracciafaccia nun si po’ sentì…), mi viene in mente succhiafaccia o strizzafaccia 🙂
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Ecco, già mi sembrano ipotesi migliori. 😉
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Eccomi qua in trasferta 🙂
Anche secondo me “mangia-facce” non è poi male, rende abbastanza l’idea di un mostro da incubo infantile o da manuale di criptozoologia alla Borges!
Io ricordo però di aver letto da qualche parte uno “strizza-faccia” ma non so più esattamente dove. Se non si trattava di una battuta tipo “stringi-faccia”, era probabilmente contenuta in una rivista uscita all’epoca del film e con tante informazioni sul dietro le quinte, rivista che probabilmente ho ancora in casa da qualche parte.
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Ora ovviamente hai il dovere morale di recuperarla!!!! ^_^
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Eh sì, devo assolutamente.
Rivista bellissima tra l’altro, monografica a numero singolo, stracolma di foto e notizie, sulla falsariga delle stupende e avventurose riviste americane allora dedicate al cinema fantastico, tipo Starlog, Cinefantastique, Cinemagic ecc., il paradiso degli appassionati.
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Ricordo quelle riviste, le presi in fumetteria all’epoca di Alien 3, ma erano in inglese. Non ho mai visto i corrispettivi italiani…
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No infatti, quelle riviste non sono mai state tradotte in italiano, mentre quella specifica su Aliens che ricordo io era di sicuro la versione adattata di una qualche uscita americana monografica sul film di Cameron, che aveva avuto un successo clamoroso.
Tra l’altro la mitica Starlog è ormai liberamente consultabile in rete, e naturalmente il numero del ’79 con l’articolo dedicato a un certo “new SF thriller” è lì in bella vista (n. 23).
https://archive.org/details/starlogmagazine
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Sì, ho già fatto man bassa, e pian piano mi riprometto di tradurre i vari articoli alieni di Starlog, a rimpinzare la categoria “Riviste” del blog!
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Ah grande!
La butto lì: essendo un appassionato di lunghissima data, come avrai capito, ed essendomi occupato per anni di effetti visivi sia ottici (film amatoriali realizzati da ragazzino) e digitali (attività professionale su spot, video, film,…), se dovesse servirti una mano nella traduzione di articoli magari più tecnici, più che lieto di collaborare.
Tra l’altro ho anche lavorato per un breve periodo come adattatore di serie tv su canali tematici, quindi anche su quel versante me la cavo abbastanza.
Il tutto compatibilmente con i soliti impegni lavorativi reciproci, che manco a dirlo incombono sempre! 😀
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Uau, sai che così ti stai incastrando? 😛
Scherzi a parte, sarebbe un piacere intervistarti per il mio blog di cinema, “Il Zinefilo”, sia per i tuoi effetti speciali che per l’adattamento televisivo.
Se ti va, la mia mail è lucius.etruscus@gmail.com
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Ahah, ma infatti ho messo le mani avanti con gli impegni lavorativi a evitare incastri drammatici.
No scherzo, dovesse servirti una mano su qualche passaggio più tecnico – ammesso che ti capiti – ci sto.
Sull’intervista… boh 😀 di solito agisco più dietro le quinte che sotto i riflettori.. Ci sentiamo via mail comunque.
E a proposito, la rivista di cui parlavo era la versione italiana di questa qui:
http://avp.wikia.com/wiki/Aliens:_The_Official_Movie_Magazine
pubblicata proprio da Starlog Press.
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Confermo anch’io che Starlog -a parte gli speciali di Aliens e Terminator: Il giorno del giudizio- non venne mai tradotto dalle nostre parti ma, per breve tempo (fino al ’97, se la memoria non mi inganna), avemmo la fortuna di vedere pubblicata la versione nostrana della rivista britannica SFX, che in madrepatria è ancora ben viva e vegeta. Noi, ovviamente, non potevamo resistere alla tentazione di sputtanare quel coraggioso esperimento con delle motivazioni ridicole e pretestuose (dovute esclusivamente alla “brillante” sboronaggine pseudo-intellettualoide della redazione italiana): siccome si era preteso di aver preso atto di quanto tutto il cinema fosse fantastico -in quanto finzione, quale geniale intuito!- da Méliès in poi, allora quale senso poteva ancora avere parlare di quel genere “fantastico” al quale la rivista era dedicata? Ovviamente aveva ancora tutto il senso di questo mondo, ma non per quella combriccola di “nuovi cinefili” ormai lanciata nell’abbattimento dei vetusti steccati fra generi adatti solo ad a appassionati (a loro dire) old style… per dire, ne L’Esercito delle Dodici scimmie di Terry Gilliam e in Capitan Conan di Bertrand Tavernier ci sarebbe stata nientemeno che una evidente “coincidenza di segno e di senso” data dalla presenza della Prima guerra mondiale: ecco, magari nel primo si trattava solo di una parte riguardante un salto temporale sbagliato mentre nel secondo ERA la sostanza stessa di un film drammatico e per nulla sci-fi, ma suvvia, che ingenue distinzioni da vecchi dinosauri osavamo fare! Peccato che poi il radicale cambio di prospettiva finì praticamente per coincidere con la fine dell’avventura editoriale mentre l’originale controparte britannica, giustamente del tutto estranea a queste patetiche e incredibili stronzate, continuò tranquillamente per la sua strada…
Per tentare di farmi passare l’amaro di questi ricordi, cercherò di concentrarmi su quel TITShugger piazzato a chiusura del tuo post 😉
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Questo è il bello dell’italian style: riesce sempre a stupirmi… in peggio!
Una volta mi crucciavo per i prodotti che non arrivavano da noi, ora ne sono contento: per favore, state lontani dall’Italia, che qui ci sono palate di letame pronte per voi! (Sul forum di Alien stanno stilando una top ten dei fumetti inediti che vorrebbero fossero ristampati dalla saldaPress, e per la prima volta nella mia vita mi sono ritrovato a sperare che rimangano tutti inediti, perché ormai odio così tanto l’editoria italiana che sono sicuro – nel fantascientifico e impossibile caso in cui davvero arrivino – che sarebbero tutti trattati male. Magari con facehugger tradotto “abbracciafaccia”!)
Quando mi sono appassionato al “cinema attuale”, nei primissimi anni Novanta, la TV e le (poche) riviste erano piene di babbioni che parlavano solo di Fellini, intervistavano gli amici di Gillo Pontecorvo e la notte degli Oscar era “tradotta” da Claudio Bisio. Insomma, era scusato un naturale desiderio di bruciare la vecchia guardia per avere accesso a qualcosa di un po’ più attuale. L’unica era la netta separazione dei generi, così da poterli studiare invece di inventarsi assurde congiunzioni come quella che hai citato, che mi fa tremare le vene ai polsi.
Ormai anche i miei sono discorsi da babbione, visto che i generi sono morti insieme al cinema che li conteneva. Oggi si analizzano i filmucoli girati al volo e dimenticati cinque minuti dopo come se fossero Fellini, quindi siamo tornati al babbionismo, anche se attuale.
Aveva ragione quel critico che nei primi ’90 osò dire l’indicibile, che cioè l’avvento di Tarantino era il simbolo della «barbarie incipiente». Oggi Quentin è Dio e il cinema è devastato, barbarizzato: non è certo colpa sua, ma è chiaro che le avvisaglie c’erano di quanto stesse cambiando l’andazzo.
Per fortuna parlando di cinema si parla di un cadavere, quindi non durerà molto… Magari la prossima reincarnazione sarà migliore ^_^
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Questo commento è di importanza storica e culturale. Adesso voglio una copia di quella rivista così da possedere una testimonianza stampata del pseudo-intellettualismo italico!
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Tramite eBay tempo fa recuperai dei numeri di riviste strettamente di genere e meravigliose, tipo Fangoria: quella sì che era roba buona! Grazie ad un’intervista a Stivaletti replicai coi Lego la mano robotica di Terminator 😀
E poi era l’unica rivista che parlava di Stephen King quando erano tutte troppo intellettuali per farlo…
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Evit, dovresti orientare la tua ricerca verso quello che fu presumibilmente l’ultimo numero di quella rivista -se poi ne uscì un altro non so dirlo: io, di certo, non ne volli più sapere niente- perché è principalmente lì che si concentrano le vaccate suddette, riassunte in un pietoso redazionale accompagnato da tanto di foto del responsabile in posa tipo “intellettuale anni ’70” con maglione rigorosamente scuro, barba di due giorni e sigaro alla mano (con uno sguardo che presumo volesse essere profondo)… In pratica, come rovinare qualcosa che nella sua corta vita editoriale almeno fino a quel momento era stato capace di funzionare discretamente, a parte le ovvie differenze rispetto alla più specializzata rivista madre.
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Confesso che mi mancava questo pezzo di storia dell’editoria fantascientifica nostrana ma del resto ricordo il piglio delle riviste italiane di settore degli anni ’70 e ’80 – Robot e soprattutto Aliens, anticipazione di Cameron! – solitamente edite da Armenia, dai toni pesanti, paludati. Pagine intrise di considerazioni socio-politiche noiosissime per il ragazzino che ero allora.
Ricordo anche le uscite di Cinefex, poi ribattezzato Cinesvfx, versione italica della prestigiosissima Cinefex americana, tuttora il riferimento nelle riviste di settore dedicate agli effetti visivi. Iniziativa bella ma fallata da traduzioni a volte desolanti, considerando l’altissimo tasso tecnico di quegli articoli.
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Pure Cinefex è uscito in italiano? Ma dove usciva ‘sta roba, che mi sono perso tutto? 😀 Per fortuna il numero del ’92 con “Alien 3” lo trovai (americano) in fumetteria. (L’ho schedato nel blog, nella categoria “Rvisite”)
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Uscirono pochissimi numeri che erano un frullato di articoli presi da vari numeri dell’originale americano. Vedo addirittura che ancora esistono i ruderi del sito della Imago che lo pubblicava:
http://www.imagonet.it/cinevfx/cine_vfx.htm
Ricordo in particolare quello con lo stupendo articolone su 2001:Odissea nello Spazio, con degli svarioni di traduzione abbastanza orrendi (per dire, traduceva lo “stop” nel senso dell’esposizione fotografica come “arresto”, roba da ridere).
Sicuramente lo saprai già ma dal sito Cinefex puoi ordinare un qualsiasi numero arretrato della rivista originale, che da qualche anno esce anche in edizione elettronica solo per iPad.
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Mi interesserebbero solo i numeri che parlassero dell’universo alieno: magari un giorno li cercherò 😉
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Ah, io adoravo Robot… tralasciando tutte quelle considerazioni socio-politiche che avrei iniziato a considerare (e non sempre a condividere) solo ad una rilettura più avanti negli anni. La cosa più detestabile a riguardo, per me, è sempre stata la pretestuosa polemica portata avanti “a puntate” da Remo Guerrini sul rapporto fra science-fiction e politica…
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Comunque riguardo i numeri di Cinefex dedicati all’universo alieno, c’è questo bel numerone speciale che raccoglie in un unico volume gli articoli sui primi tre film della saga pubblicati all’epoca:
https://www.amazon.co.uk/Aliens-Special-Effects-Don-Shay/dp/1852866950/ref=sr_1_4?s=books&ie=UTF8&qid=1493936094&sr=1-4
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Sei un diavolo tentatore! ^_^ Già sto comprando l’impossibile, su eBay e Amazon, e ora mi tocca aggiungere anche questo al carrello 😛
Mi fa piacere notare la fantasia nelle copertine, visto che hanno usato la stessa del numero del 1992!
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Su wikipedia ultimamente è stato tradotto in “Stringifaccia” perchè a quanto pare nel manuale italiano di un videogioco è così chiamato. Io però penso che sia più giusto chiamarlo col nome originale.
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Grazie della dritta, mi informerò sul manuale. L’unico gioco che ho in italiano è AVP della Sierra 2001, ma capisco che è roba da archeologi 😛
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Dice che è quello del videogioco “Alien Resurrection”. Il gioco lo avevo, se riesco a trovare dove l’ho messo controllo e ti faccio sapere.
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All’epoca della Playstation traducevano i libretti dei giochi? Sarà stato un caso limite assolutamente isolato, ma Wikipedia è famosa per prendere le eccezioni e trasformarle in regole…
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per curiosità sono andato a rileggere il libretto di Alien Trilogy per PSX e lì è tradotto come “mostro incubatore” (non male, rende il concetto); in spagnolo è tradotto “se pega a la cara” (si attacca alla faccia), non male neanche questo 😀
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Ottimo! Così aggiorno il post 😉
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Ho appena aggiornato il post con la tua dritta 😉
Purtroppo il mio manuale del videogioco (per PC) non traduce Facehugger…
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come sempre se serve la scansione basta un fischio…
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Allora fischio forte e chiaro, perché di nuovo hai una super-chicca nella tua collezione, che comincio seriamente ad invidiarti 😛
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LOL, può essere che nelle prime edizioni ci siano spesso questi errori e stramberie 🙂
ok per le scansioni
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