[1993-07] Aliens-Predator: The Deadliest of Species

Cover di John Bolton

Cover di John Bolton

Solamente un mese dopo l’assoluto capolavoro Aliens: Sacrifice, la Dark Horse Comics abbassa drasticamente la media con un prodotto pessimo. Non soddisfatta dei dodici confusi e confusionari numeri di Aliens: Colonial Marines, lancia un’altra serie di dodici numeri schizzati: Aliens/Predator: Deadliest of the Species, iniziata il luglio 1993.

Si badi che non è una storia del filone Aliens vs Predator, non c’è il “vs” ma uno slash, e cambia molto. È infatti una noia mortale…
Chris Claremont (che dopo si dedicherà al mondo di Star Wars per la Dark Horse) scrive una storia sconclusionata con i disegni di Jackson Guice (che invece nel 1992 aveva fatto un discreto lavoro in Terminator: End Game) che dopo tre numeri passa la palla ad Eduardo Barreto ma il discorso non cambia: una storia cialtronesca.

Cover di John Bolton

Cover di John Bolton

La saga esce in Italia dal numero 12 (aprile 1995) al 17 (ottobre 1995) della testata “Aliens” della PlayPress di Mario Ferri con la traduzione di Michele Camarda: il titolo italiano è Aliens contro Predator: il gioco mortale.
I dodici numeri originali si riducono a sei, visto che ogni albo italiano ne raccoglie due americani, le copertine sono strabellissime ma il risultato non cambia: è una storia assolutamente illeggibile.

Quella che riporto qua di lato è la splendida copertina di John Bolton per il numero 9 della serie – in Italia, è il numero 16 della testata. Io impazzisco per le donne calve, quindi questa è una delle illustrazioni aliene che più amo!

Durante la Fase 1 della pandemia del 2020 ne ho approfittato per affrontare per l’ennesima volta la lettura di questa storia indigesta, per venirne a capo e prendere appunti per i vari “studi alieni”. Ecco di seguito l’analisi più particolareggiata della saga, albo per albo.


1. L’èra del predicatore

Protagonista della vicenda è Caryn Delacroix, moglie di quel Lucien Delacrois socio anziano della Montcalm-Delacroix et Cie. che vive con la famiglia in un immenso incrociatore di classe Monarca: il cielo sembra essere il posto più sicuro, soprattutto in una vera e propria “città galleggiante”. Siamo nel pieno dei festeggiamenti per la liberazione della Terra dagli alieni (raccontata in Aliens: Earth War) ma questo non vuol dire che non siano rimasti xenomorfi in giro per il pianeta (come raccontato all’inizio del romanzo Aliens: Genocide). «Gli alieni hanno massacrato miliardi di persone, a noi non ci arrendiamo. È un’amara consolazione».

Caryn Delacroix è una moglie trofeo, una donna letteralmente nata per esserlo, «una creazione genetica basata su dei parametri biologici, fisiologici ed emotivi», spiega il dottor Johannes a Willem Delacrois, preoccupato che quella particolare “dotazione” della compagnia – cioè le mogli trofeo date ai dirigenti – sia fallata. Willem è figlio ed erede dell’impero Delacroix e non si dà pace al pensiero che una delle mogli trofeo abbia sviluppato una propria personalità così forte, come dimostra anche l’analisi del computer Nexus.

Il rapporto tra Willem e Caryn è problematico, il padre di lui ha lasciato la moglie per avere un “trofeo” più giovane e questo ha fatto molto soffrire il figlio, che però ora forse prova attrazione per la donna, infischiandosene di ferire i sentimenti della propria moglie trofeo, Shari, che ha più familiarità con la guardia del corpo potenziata Mitchell, ex Colonial Marine. Rimane però il mistero: perché Caryn è l’unica “mogie trofeo” ad avere incubi?

Intanto due addetti alla sicurezza, Maria DeMedici e Tomas “Tommy” Shirow, si aggirano per la “città tra le nuvole” seguendo il segnale di un Predator. La donna è una sensitiva ma le emanazioni del cacciatore spaziale sono troppo forti per gestirle ed è difficile rintracciarlo: Maria sa che è a bordo, pronto a cacciare le sue vittime.

Staccarsi una mano a una preda per colpirne un’altra: senza prezzo!


2. La caccia

A bordo dell’incrociatore Liberté, quartier generale terrestre della Montcalm-Delacroix et Cie., l’investigatore e capo della sicurezza della compagnia, la signorina Gisande Salazar, interroga Shirow e DeMedici per cercare di capire con Willem Delacroix cosa sia successo, chi abbia ucciso Mitchell e Shari e infine rapito Caryn: sicuramente c’è stata una falla nel sistema di sicurezza, che però potrebbe nascondere una faida interna alla compagnia. La situazione viene presa in mano da Lucien in persona, che ha scoperto come Shirow e DeMedici siano in realtà dei ranger della Strikeforce, personale altamente addestrato che non dovrebbe trovarsi a bordo di navi della compagnia: rischiano la radiazione o il confino… ma se aiuteranno a ritrovare Caryn si può chiudere un occhio.

Intanto Caryn si risveglia in una natura incontaminata, probabilmente sulla Terra, circondata dai trofei che il Predator ha crudelmente strappato ai corpi dei suoi amici. Si tira su, si veste con indumenti trovati vicino al fuoco – probabilmente appartenenti a precedenti vittime – e preso un pulse rifle a pieno carico si addentra nella vegetazione. Quando si rende conto di aver appena pulito, smontato e rimontato un fucile da militari addestrati, la donna comincia a chiedersi se non stia vivendo una qualche simulazione indotta dal computer Toy per permetterle di superare il problema degli incubi.

Da moglie trofeo a guerriera della palude silenziosa

Caryn vive con il Predator un’avventura simile all’ultima parte del film Predator (1987), con tanto di cascata e scoperta dell’invisibilità agli occhi alieni, forse per riassumere le regole base del personaggio. Poi, fuggendo in una grotta, la donna si ritrova all’interno di un alveare alieno, da cui fuggendo viene inseguita dagli xenomorfi.

Inizia uno scontro in cui Caryn e il Predator lottano insieme, e più la donna si rende conto di avere grandi capacità più si chiede quanto ci sia di vero in tutto quello. Il risultare l’unica vincitrice dello scontro fa pensare ad una realtà molto virtuale.


3. Realtà virtuale

Caryn continua ad affrontare il Predator in un gioco che non sembra reale ma neanche virtuale: cosa sta succedendo alla donna? Farsi amici Shirow e DeMedici non fa che confondere le acque, dato che li abbiamo visti salvarla ma anche perire sotto i colpi del Predator, in quella che poteva essere una delle tante fantasie della “moglie trofeo”.

Ogni aspetto della vita della donna sembra sospeso tra realtà e follia, e neanche dal computer Toy riesce ad ottenere risposte: forse è il momento di cercarle da sola.


4. La grande fuga

Caryn trova una maschera di Predator e capisce che è stato tutto vero: perché allora al vogliono convincere di star vivendo delle allucinazioni?

Intanto Willem e il mellifluo professor DeMatier, che non si sa chi diavolo sia, decidono che l’esemplare di Predator catturato in Centro America (Honduras, viene specificato), sconfitto da Caryn, può essere molto utile alla società. Soprattutto perché è un esemplare femmina in età fertile, malgrado non ci sia alcun tratto estetico che connoti questa sua natura.

Stanca di fare la vittima, Caryn inizia a reagire e, armata di pulse rifle, libera la creatura ed insieme partono su uno shuttle, sfuggendo per un soffio ai colpi di Salazar, Schirof e DeMedici.

È il momento di farsi nuovi amici


5. In viaggio

Caryn e la “Predatoressa” ferita riescono a sfuggire alle maglie dei Delacroix e si ritrovano a bordo di una navicella aliena, dove la donna ammira allibita la parete dei trofei: oltre al solito teschio di xenomorfo e di Regina vediamo teste DC e Marvel, come Batman e Cyclops, un divertito omaggio di un autore che ha viaggiato spesso in quegli universi.

Ormai il Predator ha trofei provenienti da tutti gli universi

Mentre il cacciatore sviene per le ferite, Caryn esplora la nave e capisce che è stata già abitata da un essere umano, una donna: quella Ash Parnall che continua a ritornare nei suoi incubi e di cui non era mai riuscita a capire la natura. Caryn scopre che sotto la sua “programmazione” da moglie trofeo c’è una guerriera e comincia ad allenarsi con la sua nuova amica “Predatoressa”. Ma sarà vero? O è un ricordo? O un sogno? Un ricordo di un sogno? O un sogno di un ricordo?

Donne guerriere di specie diverse

Intanto dalla Stazione spaziale Gateway parte l’incrociatore Appleseed con a bordo Salazar, Schirow e DeMedici, mentre Willem teme che i piani del folle DeMatier prevedano una sua inseminazione.


6. Bruschi risvegli

Attraccata alla stazione spaziale Samara (non si sa come ci sia arrivata), Caryn esce a fare una passeggiata tanto per rendere ancora più nebulosa la sceneggiatura, e viene rapita da due ladruncoli, Kira e Nagel, che capiscono subito di aver trovato una moglie trofeo da poter vendere al mercato nero. Cercano di cancellarle la memoria ma l’essenza di Caryn – cioè la concretizzazione della sua memoria – si ribella, aggredita però dalla versione Predator di Caryn. Ma quanta erba si fumava Claremont? Siamo al sesto numero: arriverà una scena con un minimo di senso logico?

Interviene la squadra d’emerngeza (formata da Bart, Homer, Sidney, Genna e Sadiq) che entra nella navicella di Caryn risvegliando il Predator e lanciando un mitico segnale d’allarme:

«È grosso, è zozzo ed è brutto come il peccato»
(It’s big an’ it’s mean, and it’s ugly as sin)

La nostra amica Predatoressa, rifocillata e riposata, inizia a fare un massacro della squadra d’emergenza e già che c’è afferra un pulse rifle e lo usa tranquillamente, segno che è addestrata in ogni tipo d’arma.

Un Predator con un pulse rifle: spettacolo puro!


7. Nuovi inizi

Diventa sempre più difficile capire quale sia la trama del racconto in mezzo a pagine e pagine di scene oniriche frutto delle droghe pesanti assunte da Claremont, ma dimentichiamoci della Predatoressa e dell’invasione aliena che sembrava chiudere il numero precedente: ora Caryn è pelata e fugge per la Stazione Samara a bordo di una Mustang del ’64, che è un tipo d’auto facile da trovare nello spazio.

Ormai più niente ha senso in questa storia

Intanto sulla Appleseed continua il viaggio dei tre della sicurezza di Delacroix verso Samara per catturare Caryn, in un viaggio immotivatamente lungo passato a giocare alla guerra in infinite simulazioni, che non si capisce se siano vere o meno. Un incidente (forse causato da Willem Delacroix) fa crollare la nave sulla stazione spaziale proprio davanti all’auto di Caryn. Malgrado lei sia ora pelata, perché riprogrammata (?), tutti la riconoscono e saltano in auto con lei per salvarsi. Ma non erano arrivati per catturarla?


8. Sacrificio

Schiantata con la sua Mustang del ’64 in un nido alieno (mi vergogno solo a scriverle, ’ste stupidate!), Caryn pelata raccoglie un pulse rifle: vuoi mettere un nido alieno senza armi lasciate in giro? Tranquilli, si riparte con gli effluvi di alcol e droga che generano sceneggiature deliranti.

Prima è pelata, poi è di nuovo con i capelli, poi è nuda, poi è vestita, poi finalmente la scena onirica finisce e nel nido piomba Genna, della squadra di sicurezza della stazione, con uno smart gun che prima non aveva.

Ce lo vogliamo mettere uno smart gun?

Tutti i personaggi si ritrovano sotto il fuoco dei Tecsek, robot costruiti per ripulire i nidi e che hanno l’abitudine di sparare agli xenomorfi: chi li ha programmati ora per sparare agli umani? Comunque l’unico modo per salvarsi è raggiungere l’astronave del Predator.

Intanto Caryn pelata cade nei corridoi del nido e si ritrova davanti ai resti di un uomo imbozzolato, e ricorda il suo passato prima di essere la moglie trofeo di Delacroix: ricorda che amava un militare, Stephan Madrigal, che però l’ha tradita e lei – vestita da Predator, con tanto di armi – l’ha lasciato a marcire imbozzolato. Tutte memorie che non sembrano avere alcuna importanza nella narrazione.

Claremont, ogni tanto mettici del tabacco in quelle sigarette!

Visto che tutti i suoi amici sono stati fatti prigionieri e rischiano di essere inseminati dalla Super Regina – quella inventata da Mark Verheien in Aliens: Earth War (1990) – Caryn decide di auto-infettarsi con un facehugger di Regina, così da diventare preziosa e salvare tutti.


9. Senza titolo

Ora Caryn è nuda e fosforescente: sarà perché porta un embrione alieno in sé? Tutti combattono ’sti cacchio di robot che d’un tratto sono diventati protagonisti della saga, chiaro segno che Claremont ha finito la droga e non sa più che inventarsi.

Ora Caryn vola nello spazio, poi entra in scena vestita da Predator: Claremont ha ritrovato la sua droga!


10. Scacco alla Regina

Vestita alla fine del primo numero, ora Caryn è con le chiappe all’aria e di nuovo coi capelli biondi, quando invece era calva. Tutti i personaggi umani si ritrovano in salvo nella nave del Predator e cominciano a fare e dire cose a caso.

Gli uomini si addestrano tutti per essere bravi quanto la Predatoressa – che ora tutti chiamano Mammona (Big Mama) – in vista di una missione che non si sa che è.

Intanto Caryn comincia a ricordare il passato, di quando il suo amato Madrigal la voleva vendere a DeMatier per diventare moglie trofeo e poi, fuggita, l’ha riacchiappata lasciandola crocifissa sul pianeta di Predator. Lo spacciatore di Claremont ormai fa gli straordinari.

Ormai siamo ai deliri psicotici a sfondo religioso


11. Giocattolandia

Forse Claremont, che ha perso i contatti con la realtà ed è preda di visioni oppiacee, vuole fare un omaggio al Westworld di Michael Crichton, perché d’un tratto siamo nel Far West con i personaggi vestiti da Predator che poi affrontano gli alieni come se fossero Moschettieri… Mio Dio…

Mio Dio… Mio Dio…


12. Rinnegata!

Fra mille pernacchie deliranti, follie scatenate da droghe varie – fra cui intravediamo pure un Predalien ante litteram – si chiude questa imbarazzante porcata, senza il minimo senso logico, senza alcuna trama, senza sceneggiatura, ma piena solo dei peti emessi da un autore che non mi stupisce essere famoso per le sue storie Marvel.

E Ash Parnall, il nome invocato per dodici numeri senza mai spiegazione? E la sua nave, dall’intrigante nome Ellen Ripley? Nell’ultima vignetta ci vorrebbero far capire che è materiale lasciato in sospeso per un eventuale seguito, che per fortuna non è mai stato scritto: c’è già tanto letame al mondo, non ne serve altro dall’orifizio mentale di Claremont.


Elenco dei personaggi

Delacroix, Caryn – protagonista, “moglie trofeo” creata geneticamente

Delacrois, Lucien – socio anziano della ricchissima compagnia Montcalm-Delacroix et Cie.

Delacrois, Willem – figlio di Lucien, ed erede del suo impero

DeMedici, Maria, colonnello – ranger della Strikeforce insieme all’inseparabile Tommy Shirow, ma è anche sensitiva capace di intuire la presenza di un Predator

Johannes, dottor Erik – psichiatra della compagnia di Delacroix

Mitchell – ex Colonial Marine, guardia del corpo potenziata di Shari: per proteggerla affronta un Predator con un coltello

Salazar, Gisande – investigatore e capo della sicurezza della Montcalm-Delacroix et Cie.

Shari – “moglie trofeo” di Willem Delacroix

Shirow, Tomas “Tommy”, maggiore – ranger della Strikeforce insieme all’inseparabile compagna Maria DeMedici


L.

– Ultimi scontri a fumetti:

  • [2020-11] Aliens saldaPress 42 - Conclusione dell'inutile Alien vs Predator: Thicker Than Blood (2019), ribattezzata in italiano Più forte del sangue: ultima produzione della pessima Dark Horse prima che finalmente le venga strappato il marchio che sta insozzando da anni.
  • [2020-10] Aliens saldaPress 41 - Prime due puntate dell'inutile Alien vs Predator: Thicker Than Blood (2019), ribattezzata in italiano Più forte del sangue: la saga morta a metà dovrebbe apparire completa a novembre, farà in tempo la saldaPress a tradurla al volo per l'Italia?
  • [2007-05] Aliens vs Predator: Omnibus 1 - Primo di una serie di volumi antologici che raccolgono in ordine gli scontri dei due alieni spaziali.
    In questo numero:
  • [1999-09] Aliens vs Predator: The Web - Breve storia apparsa in due numeri del mensile "Dark Horse Presents".
    Persi nello spazio, dei viaggiatori finiscono su un pianeta-ragnatela creato da un ricco industriale come trappola per i Predator, a mo' di vendetta per il suo terribile passato di vittima.
  • [1999-07] Aliens vs Predator: Annual - Volumetto speciale di 48 pagine con cinque storie brevissime ma succulente.
    Hell-Bent (Una soldatessa e un Predator, entrambi spacciati, lottano fino alla fine); Pursuit (Torna la ginoide Eloise e vuole essere lasciata in pace nel suo nuovo pianeta!); Lefty's Revenge (una mercenaria offre a un Predator una morte onorevole: l'accetterà?); Chained to Life and Death (l'ultima caccia di un nobile Predator, più amara del previsto); Old Secrets (sicuri che sia stato un drago quello affrontato da San Giorgio?).
  • [2020-07] Aliens vs Predator: The Original Comics Series HC - Volumone cartonato che ristampa la mitica saga Aliens vs Predator (1990) del decano Randy Stradley nel trentennale della sua uscita, e in più la prima parte del suo seguito Aliens vs Predator: War (1995), sempre di Stradley.
  • [2019-12] Alien vs Predator: Thicker Than Blood - La nave da crociera di lusso USSC Double Down viene abbordata da un gruppo di Predator intenzionati a fare un massacro dei ricchi oziosi in vacanza: la giovane Maria e suo fratello sintetico Tyler dovranno cercare di scappare dalla trappola mortale.
  • [2019-10] Aliens vs Predator: The Essential Comics 1 - Il 16 ottobre 2019 la Dark Horse Comics presenta il primo volume di quello che immagino sarà una serie antologica: l'ennesima ristampa delle gloriose storie di alieni e cacciatori... quando la casa sapeva ancora scrivere storie!
  • [2019-08] Aliens saldaPress 29 - Con sempre la grafica "AVP", la testata completa la storica saga Aliens vs Predator: Three World War (gennaio 2010) di Randy Stradley, che per l'occasione diventa in italiano AVP: La guerra dei tre mondi.
  • [2019-07] Aliens saldaPress 28 - La testata assume la grafica "AVP" in omaggio alla mitica storia Aliens vs Predator: Three World War (gennaio 2010), che per l'occasione diventa in italiano AVP: La guerra dei tre mondi.

13 pensieri su “[1993-07] Aliens-Predator: The Deadliest of Species

  1. Chris Claremont è molto bravo, ma la sua trama media richiede dai 12 ai 14 numeri per essere sviluppata, penso sia il migliore scrittore del mondo a sviluppare trame lunghe se non lunghissime, infatti il suo lavoro sugli X-Men è stato ottimo. Finché la Marvel non ha detto, “Ah sei un autore? Bene prendi la tua roba e sgombera la scrivania” 😉

    Affidargli una storia singola, mi sembra un suicidio artistico, non ho dubbi che il fumetto risulti una palla incomprensibile. Cheers!

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    • È pieno di personaggi strani e sequenze quasi oniriche, è proprio al di fuori dei miei gusti. Visto che anche Colonial Marines mi ha stufato ogni volta che ho provato a leggerlo, temo che sia proprio la saga di Aliens a rendere male in storie troppo lunghe…

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      • Io penso che il grosso del problema, più che la lunghezza in sé, consista nell’affidarle ad un unico autore che in questo modo lavora senza nessuna “valvola di sicurezza” (leggasi collega al fianco capace di smussarne l’eccesso di ambizione individuale): Claremont, stando così le cose, non ha avuto freni nel voler dire e metterci dentro parecchie cose, alcune anche molto affascinanti se sviluppate in altri contesti ma non così necessarie né indispensabili a questo universo narrativo, il che -come già ti dissi- qualche problema ai tempi lo causò pure a me…

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