Dopo il primo ALIEN, questa è la migliore novelization della serie: A.C. Crispin – nota in Italia per alcuni suoi romanzi di Star Trek – compie un’eccezionale lavoro ampliando e migliorando la sceneggiatura del quarto film, rendendola appassionante.
La scheda:
Alien: la clonazione (Alien Resurrection, 1997) di A.C. [Ann Carol] Crispin [Sonzogno, gennaio 1998] Traduzione di Sergio Mancini
La trama:
Venti enormi “uova” aliene sono posate davanti a venti criounità, in ognuna delle quali giace un essere umano addormentato. A un impulso le venti “uova” si animano, si schiudono liberando l’orribile creatura che hanno all’interno. La cosa comincia a muoversi, allunga le sue mostruose antenne e colpisce senza pietà le prede.
Che cosa succede a bordo dell’Auriga, la nave spaziale che sta compiendo una missione top secret ai limiti dell’universo? Come mai Ripley è rinchiusa in una cella, legata e messa in condizioni di non poter nuocere?
Ma Ripley non era morta trecento anni fa? Si era infatti buttata in una fornace per distruggere se stessa e l’embrione alieno che portava in grembo.
Trecento anni dopo un gruppo di scienziati senza scrupoli è però riuscito a ritrovare e a salvare poche cellule di quella che una volta era un essere umano e a clonarla, innestandole anche il DNA alieno. Il loro scopo è farne la Madre di tutti gli Alieni, la loro Regina: sarà la capostipite di una nuova super razza dominante.
Ma questa nuova Ripley ricreata dal nulla, che gli scienziati credono scevra da qualsiasi emozione e ubbidiente a ogni loro volere, nasconde in sé un terribile segreto: non ha dimenticato. Lei sa che cosa era in un lontano passato: una combattente, un’eroina indomita, una cacciatrice di quei mostri che ora dovrebbe far nascere.
E in un ambiente ostile e claustrofobico, con l’insperato aiuto di pirati spaziali guidati da un’avvenente androide, Ripley si troverà ancora una volta costretta a lottare per la salvezza di quell’umanità per la quale ha già dato la vita e ad affrontare nuovi orrori, nuove catastrofi, prima che sia troppo tardi. Prima che Ripley venga, forse, definitivamente distrutta.
Quarto episodio della famosissima serie fantascientifica, Alien – La Clonazione punta il dito su questioni scottanti di questa fine millennio: la clonazione degli esseri umani e i nuovi limiti della genetica. E ci pone una domanda alla quale difficilmente sapremo dare la risposta: il DNA contiene anche un’anima? Possiede sentimenti?
L’incipit:
Ma quello è un alieno!
Vincent Distephano sobbalzò senza volerlo quando se ne rese conto. Come diavolo ha fatto a scendere fin qui a poppa, nella cabina di comando? Si costrinse a star fermo mentre esaminava sorpreso le fattezze grottesche della creatura.
Gli occhi dell’alieno apparivano enormi, del tutto sproporzionati rispetto al resto della testa allungata e deforme. Le sottili iridi a forma di ellissi sembravano incurvarsi attorno agli occhi, e ciò lo rendeva ancor meno umano, ancor meno terrestre. Sbatté le palpebre trasparenti con tale rapidità che Vinnie non avrebbe potuto dire se il movimento fosse cominciato dall’alto, dal basso o addirittura dai lati. In realtà, quando non si muovevano, le palpebre non erano affatto visibili. Le sbatté di nuovo, rapidamente, due, tre volte, poi voltò la testa.
Era consapevole della sua presenza?
Oh, merda!
Le mandibole della creatura si spalancarono minacciose, sottili fili di bava chiara e densa si formarono tra le labbra appena accennate, scivolando piano sui denti pericolosamente aguzzi. E quanti denti! Le labbra si ritrassero in un ringhio feroce ma silenzioso e la creatura si mosse adagio in avanti.
Vinnie si costrinse a rimanere immobile mentre le fauci della cosa si aprivano e chiudevano, lasciando colare una saliva appiccicosa e spessa.
L.
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Crispin creativa vs Bisson pedestre, adattamenti agli antipodi per un film che poteva benissimo essere concepito senza la minima necessità del terzo capitolo: quei due/trecento anni erano un margine di tempo più che accettabile perché si potesse sviluppare una storia diversa, capace comunque di trattare l’argomento di una Ripley clonata “ibrida” senza introdurre la sciagurata scelta di eliminare l’originale (e Newt e Hicks con lei) nel passato… scelta alla quale Whedon e Jeunet si sono dovuti adeguare ma, considerando che il danno ormai era stato fatto anni prima, con risultati che non ho trovato disprezzabili (anzi). Solo chissà cosa avrebbero potuto fare, avendo a disposizione un universo narrativo che fosse filiazione diretta SOLO di Alien ed Aliens…
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Ciao, sono ancora io. Anche nell’originale di questo viene usato il termine “Facehugger”. Come viene definito qui? Sarebbe interessante fare un elenco delle varie traduzioni italiane.
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Infatti sto proprio lavorando a questo elenco: invece di risponderti qui, dunque, ti chiedo un po’ di pazienza. La settimana prossima presenterò un post proprio sull’argomento 😉
Grazie ancora per la dritta
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