[1985] Creature (Titan Find)

creature

Aggiorno questo post dopo aver recensito il film in modo più approfondito, in occasione del ciclo “Dead Calm 1962-2022“.


Prologo

Siamo agli inizi del 1978 in una fiera della fantascienza di Los Angeles. Un 25enne del Michigan si sente in paradiso, essendo un appassionato del genere, e in uno spazio espositivo vede che un libraio ha esposto un’edizione davvero particolare: un libro che arriva direttamente dalla Francia e si intitola Necronomicon. Sfogliandolo là sul banco, il giovane capisce che quell’autore – tale H.R. Giger – ha idee niente male e così si compra il libro, passando i giorni successivi a studiarlo e divertendosi a ricreare qualche figura. Di lì a poco scopre che un certo Ridley Scott sta girando un film fanta-horror il cui mostro è tratto proprio da quel Necronomicon.

Il giovane si chiama William Malone, da anni lavora nel campo degli effetti speciali come aiutante disegnatore di mostri: sta per disegnare e costruire la strana maschera che indosserà l’assassino di un piccolo film di quell’anno, intitolato qualcosa come Halloween (1978) di un certo John Carpenter. Malone dunque studia il libro e decide che c’è solo un essere che la produzione possa aver scelto come mostro di un film: a sua detta, ci ha azzeccato nell’identificare lo xenomorfo già prima di vedere il film.

Creature biomeccaniche con sesso perturbante da Necronomicon (1977)
Palesi antenati di (da sinistra) Space Jokey, xenomorfo e chestburster

Tutto questo lo racconta Malone stesso alla rivista “Rue Morgue” (n. 149) che nell’ottobre 2014 dedica un ampio speciale a Giger. Fra gli intervistati c’è Malone perché il suo rapporto con l’universo alieno sarà sotto-traccia, sotto-pelle, ma sarà sempre lì.


Una vita per l’horror

Quando da bambino ha indossato per la prima volta gli occhialini 3D per vedere Il mostro della laguna nera (1954), William Malone è rimasto marchiato a fuoco dall’horror, che lo accompagnerà per tutta la carriera, iniziata con la propria cinepresa Super-8 a ricreare in casa Il dottor Jekyll e Mr. Hyde.

Dopo aver lavorato per anni nel campo degli effetti speciali, ad un certo punto decide di fare il salto di qualità: venduta l’auto e ipotecata la casa, Malone racimola gli 80 mila dollari che gli servono per girare Scared to Death (1980), il suo esordio alla regia e sceneggiatura. Un prodotto grezzo, ovviamente, ma che lo mette sulla mappa degli artigiani dell’horror: al festival Imagi-Movies del 2011 Malone siede accanto a Roger Corman, e scusate se è poco.

William Malone alla destra del Padre, cioè Roger Corman, all’Imagi-Movies 2011

Questo però non vuol dire che il “successo” (con le dovute proporzioni) sia arrivato subito, e prima che Malone firmi Il mistero della casa sulla collina (1999), reinterpretazione (che io trovo abominevole ma a tanti piace) dello storico titolo di William Castle, ce ne vorrà di tempo. Per anni dopo Scared to Death ha continuato a lavorare nel cinema in ruoli tecnici, anche come operatore per il canale via cavo della Disney.

In questo periodo fa amicizia con Bill Dunn, un altro che come lui smania per lanciarsi nella produzione di film horror ma non riesce a trovare l’occasione giusta. L’occasione arriva quando ad una festa Dunn conosce Moshe Diamant, produttore israeliano con cui riesce a organizzare un incontro di lavoro. Moshe ha visto Scared to Death e gli è piaciuto, così ai due giovani aspiranti pone la domanda più esplosiva di tutte: saprebbero mica fare un piccolo film che scopiazzi Alien (1979)? Sfido chiunque a resistere a siffatta “proposta indecente”.

La neo-nata casa di Moshe Diamant pronta a conquistare l’universo

Come rapito da una maledizione voodoo Malone torna a casa in tranche, butta giù un soggetto dal titolo The Titan Find e passa la notte a disegnarne l’ipotetica locandina filmica: mostrata al produttore israeliano, l’entusiasmo esplode. «I’m goin’ to make you zoooo rich!» è il commento esplosivo e fortemente accentato di Moshe: promette ai due giovani di farli ricchi, con quel film. Ovviamente non sarà così, ma è pur sempre un modo per iniziare.

Nello spazio, nessuno può sentirti copiare Alien

Da dove arrivano queste informazioni su un film di cui non è mai fregato molto a nessuno? Facciamo un salto in avanti al 2021, quando la giovane casa editrice Encyclopocalypse Publications – applausi per il nome! – si lancia in un’iniziativa folle: presentare novelization moderne di film d’annata. Secondo voi io potevo resistere davanti al romanzo The Titan Find (2021), scritto da Christian Francis basandosi sulla sceneggiatura originale di Malone? Il regista stesso firma una ghiotta introduzione dove ci racconta la genesi del film.

«A quel punto avrei fatto di tutto. Tornai a casa e buttai giù un soggetto per un film spaziale con mostro che intitolai Titan Find, liberamente tratto da Terrore nello spazio di Mario Bava.»

Malone la butta là così, questa informazione che non riesco a interpretare. Che Alien sia fortemente debitore di Mario Bava è cosa nota dal 1979 – ne ho già parlato – quindi invece di scopiazzare la copia Malone ha preferito andare “alla fonte”? Oppure si è voluto divertire a fondere originale e copia, creando un film che fosse a metà strada fra i due? Propendo per la seconda ipotesi.

Quello che conta, in realtà, è quello che Malone non scrive in quella introduzione, anche se ne parlerà in altre sedi (come vedremo). Ciò che conta è la domanda: cosa succede se Alien… incontra Dead Calm?


Tutti su Titano!

Nell’«estate più calda della storia recente», a detta di Malone, quel 1984 un gruppo di cineasti con tanta passione esaudisce il proprio sogno: un film ambientato nello spazio con tanto di mostro. I sogni si pagano, così lavorando 14 ore al giorno nel pieno dell’estate Malone afferma di aver perso quasi dieci chili. Che girare film in ristrettezze finanziarie sia la dieta definitiva?

«Siamo stati tutti su Titano ed è un posto oscuro e spaventoso.»

Presentato in Belgio al Brussels International Fantastic Film Festival, nel marzo 1985 (dice IMDb), alla sua uscita il film Titan Find – subito ribattezzato con il più efficace Creature – «è stato un gran successo», dice Malone, «con recensioni iniziali contrastanti ma è arrivato all’ottavo posto nella classifica nazionale, proiettato in duemila cinema». Piano, Malone, piano: il “Daily Variety” del 13 febbraio 1985 parla di 400 sale mentre il “The Hollywood Reporter” del 29 aprile 1985 parla di 300 sale: mi sa che “duemila” è un ricordo un po’ falsato.

Di sicuro essere ben distribuito garantisce notorietà al film e incassi più alti di un qualsiasi altro prodotto di serie Z lasciato a vegetare in circuiti più piccoli, ma temo che non ci siano recensioni “contrastanti”, in quanto erano tutti d’accordo sul non certo alto valore dell’opera in sé, essendo semplicemente una scopiazzata aliena. «Ci sono molte più risate che spaventi», scrive l’autorevole Alan Jones sulla britannica “Starburst” (n. 83, luglio 1985), «ma suppongo che non importi: dopotutto, nello spazio nessuno può sentirti lamentare».

recensione da “Starburst” n. 83 (luglio 1985)

Distribuito dalla neonata TWE (Trans World Entertainment) del citato Moshe Diamant, che di lì a poco crollerà in uno scandalo finanziario e sarà assorbita dalla MGM, il film non vede neanche da lontano le sale italiane e finisce direttamente in VHS Multivision nel gennaio 1990, ma ha l’onore di finire addirittura su Rai2, nella terza serata di lunedì 31 agosto 1992, giusto per dire quanto Mamma RAI credeva nel film.


Titano: calma piatta

Titano, la più grande delle lune di Saturno. I soliti personaggi “tocconi” stanno raccogliendo degli strani contenitori antichi di migliaia di anni quando a forza di toccare un mostrone al loro interno si sveglia. Dei due “tocconi” solo uno riuscirà a tornare in volo alla stazione Concorde in orbita lunare, ma sarà così ferito e fuori di sé da andarci addosso e distruggere tutto.

Giusto qualche vago accenno a 2001 (1968) di Kubrick

La NTI Corporation più che dispiaciuta per le perdite umane è desiderosa di recuperare le meraviglie trovate su Titano, quindi manda al volo una spedizione per recuperare ciò che i due “tocconi” hanno lasciato sul posto: il tempo è essenziale, perché la compagnia concorrente Richter Dynamics ha già mandato una spedizione per accaparrarsi le scoperte di Titano. Sbarcando sul pianeta, quelli della NTI scoprono che la Richter li ha battuti, ma visto che l’atterraggio ha guastato la nave ora sono costretti a chiedere aiuto ai rivali.

Una scenografia leggermente ispirata al film di Ridley Scott

Lo spazio è decisamente più vasto dell’oceano, eppure due navi si incontrano e condividono lo stesso pericolo. Al momento di scrivere il romanzo-novelization Christian Francis non resiste a mettere in bocca a uno dei personaggi «We’re all in the same boat», siamo tutti sulla stessa barca. «You mean “ship”», viene corretto: questa è una storia di barche trasformate in navi. Le due barche di Dead Calm trasformate in astronavi su Titano.

Nello spazio ce n’è tanta, di calma piatta

È solamente una mia idea, non esistono prove che Malone avesse letto il romanzo di Charles Williams, eppure nello scrivere una storia dichiaratamente scopiazzona di Alien aggiunge qualcosa di estraneo a quel canone: i protagonisti salvano un naufrago dell’altra nave che non la racconta giusta. Un naufrago con la faccia poco rassicurante di Klaus Kinski.

Il perfetto naufrago di cui non fidarsi

Ad Andrew J. Rausch, per un’intervista raccolta nel saggio Fifty filmmakers (2008), Malone racconta che il primo giorno di riprese, nella prima occasione in cui incontra Kinski sul set, questi lo circonda con un braccio e… lo accusa di avergli stuprato la figlia Nastassja, all’epoca ventenne.
Non è chiaro cosa voglia dire questo aneddoto, se Kiski stesse giocando (in modo discutibile) o se stesse vivendo un momento di follia, credendo sul serio che lo sconosciuto Malone gli avesse stuprato la figlia, fatto sta che secondo Malone le cose poi sono solamente peggiorate, anche se non scende in particolari.

Che gran mattacchione, il caro vecchio Klaus, pazzo come pochi

Kinski qui interpreta Hans Rudy Hofner della spedizione tedesca targata Richter Dynamics, e sarà lui ad illuminarci sulla natura di ciò che è stato trovato su Titano: è una sorta di collezione di esseri viventi provenienti da ogni angolo della galassia, qualcosa creato duecento mila anni fa da non si sa chi e poi lì dimenticato, o forse – ipotizzo io – la razza degli Ingegneri è stata vittima di uno dei mostri in collezione.

Ecco cosa succede alle vittime del “mostrone succhione”!

Però occhio, che la “creatura” protagonista non è solo un chiaro scopiazzo dallo xenomorfo, è un “Mostrone succhione” che per di più impianta creaturine nelle proprie vittime per prenderne il controllo. I motivi sono vaghi e fumosi, nella trama, ma ciò che ha spinto Malone mi sembra abbastanza chiaro: far capire che lui ha studiato e conosce molto bene gli “antenati” di Alien

Attenti al “mostrone succione”!

Come visto, nella sua introduzione del 2021 Malone afferma che il suo soggetto era ispirato al Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava, dove appunto gli alieni nel relitto sono forme incorporee che cercano ospiti umani, un’idea di “virus mentali” che qui in Creature è ripresa, anche se in forma un po’ claudicante. Ma noi sappiamo che visivamente il facehugger ha curiose rassomiglianze con i “mostroni succhioni” di Fiend Without a Face (1958) di Arthur Crabtree, guarda caso anch’essi posizionati nella stessa identica porzione di collo e intenzionato a comandare le sue vittime.

Un facehugger che ha sbagliato mira

Non basta? E allora Beth Sladen (Wendy Schaal) – che dovrebbe essere la Ripley di turno, ma in realtà fa ben poco nella vicenda – propone una soluzione per liberarsi dal mostro… vista una volta in un film! Perché non portarlo in un punto in cui il pavimento è elettrificato? Non è comune che in un horror un personaggio proponga di adottare una soluzione presa da un altro horror, comunque do per scontato che Malone stia citando Il mostro dell’astronave (It! The Terror from Beyond Space, 1958) di Edward L. Cahn, un altro dei film scopiazzati a piene mani da Dan O’Bannon.

Roba che Giger è svenuto tre volte di fila, quando l’ha visto!

Mi sembra dunque chiaro che Malone sia del tutto concentrato su Alien, eppure le licenze che si è preso sulla “storia base” mi ricordano troppo Dead Calm perché sia un caso: due navi in mezzo al nulla, con sopra dei personaggi in corsa contro il tempo per risolvere i problemi, e un naufrago che non la racconta giusta… Ecco, manca la donna forte, che peraltro aveva doppio motivo per esserci, omaggiando Ripley, invece Malone ci priva di questo personaggio ma… ci regala un’ultima grande citazione.

Cosa legge la Ripley dei poveri?

La Ripley di questo film all’inizio della vicenda la vediamo intenta a leggere e rileggere l’unico libro presente sull’astronave, libro che torna nell’ultima scena del film. Ma che libro sarà, ad essere ancora cartaceo nel lontano futuro? L’ultima inquadratura ci dà un’idea: Scared to Death, il primo film del regista!

Incredibile…

Non ho trovato tracce di una novelization di quel film di William Malone, anche perché all’epoca parliamo di una distribuzione talmente di basso livello che dubito ci fossero soldi per pagare un romanziere, ma tranquilli: la citata Encyclopocalypse Publications lo scorso febbraio 2022 ha colmato questa lacuna, quindi dopo essere apparso per finta… ora quel libro esiste sul serio, scritto da Matt Serafini.

L.

– Ultimi scopiazzi alieni:

3 pensieri su “[1985] Creature (Titan Find)

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